Tre indigeni amazzonici di spalle mentre attraversano un fiume su una imbarcazione

Sono passati 50 e 30 anni dalle prime due conferenze Onu sull'ambiente. Oggi la situazione sembra in stallo. Nella foto, tre indigeni dell'Amazzonia, luogo simbolo della distruzione ambientale (Foto: Amazzonia, il popolo della grande selva, YouTube)

1972 – 1992. Anniversari di un ambientalismo sparito

Quest’anno cadono gli anniversari delle prime due conferenze Onu sul clima: Stoccolma, 1972 e Rio de Janeiro, 1992. Ma oggi le nazioni più ricche hanno iniziato una nuova corsa ai fossili, e forse al nucleare, con la scusa della guerra in Ucraina. Un excursus storico e una riflessione per capire a che punto siamo

Vorrei, a 50 e a 30 anni di distanza, testimoniare due eventi che sono la storia di un ambientalismo e di un ecologismo di cui si sono perse, a mio avviso, le tracce. Senza presunzione ma con grande umiltà partirei dal primo anniversario caduto proprio lo scorso giugno. È il 1972. L’Onu convoca a Stoccolma la prima conferenza su Ambiente e Sviluppo. Per avere chiaro il momento storico la popolazione mondiale è arrivata a 3 miliardi e mezzo. C’è la guerra in Vietnam e alla fine di quell’anno si scateneranno i bombardamenti massicci sul Nord di quel paese del Sudest asiatico, operazione definita dall’allora Presidente Richard Nixon “Christmas Bombing”.

 

        Guarda il video sulla conferenza Onu di Stoccolma 

 

Lavoravo come inviato da New York per Il Resto del Carlino di Bologna e La Nazione di Firenze. Da pochi anni giornalista professionista avevo avuto una possibilità per me importante: New York ma con lo stesso stipendio italiano e l’incarico sarebbe stato di un anno, eventualmente rinnovabile. Altri tempi, millenni fa. L’Onu, tanto per capire il momento, aveva organizzato voli speciali dagli Usa per i giornalisti, anche stranieri, che volessero partecipare alla conferenza. I giornali per cui lavoravo non mi autorizzarono ad andare, con mio disappunto. Seguii l’evento grazie ai media americani e così seppi che la parola “sostenibilità” era stata pronunciata più volte dagli studiosi presenti al convegno tra cui Lester Brown, Darrell Posey e Jared Diamond. Si accennò persino ai problemi climatici e fu deciso tra l’altro di aprire a Nairobi, in Kenya, l’Unep, il Programma dell’Onu sull’Ambiente, struttura che ancora funziona e di cui non si parla mai o quasi anche se sul sito è consultabile tutto quello che fa e produce come ricerche, informazioni, dati e papers in generale.

 

Un ritratto di Jared Diamond
Jared Diamond, antropologo, vincitore del Pulitzer per la saggistica. Nel 1972 era tra gli esperti che parteciparono alla conferenza Onu di Stoccolma

 

Inizia un lungo periodo in cui i media del mondo scoprono l’ecologia. Partono inchieste a tappeto sullo stato del pianeta Terra. Da qui in poi, per 16 anni, si scriverà e si parlerà molto di quello che ci aspetta in futuro. Si arriva così alla fine del 1988 quando il settimanale statunitense Time invece di dedicare la copertina di Natale all’uomo dell’anno, sbatte in prima pagina “La foresta amazzonica che brucia”: è il lancio mondiale del polmone verde del mondo.

 

La copertine di Time del 1988 sulla foresta amazzonica
La celebre e iconica copertina di Time del 1988 sul disastro della foresta Amazzonica

 

Ed è anche l’introduzione alla seconda conferenza dell’Onu su Ambiente e Sviluppo che si apre nell’estate del 1992 a Rio de Janeiro: un clamore impensabile allora accompagna l’evento che cade nel Cinquecentenario del viaggio di Cristoforo Colombo alle Indie, da tutti, tranne che dagli indios che l’abitano ancora, sintetizzato come scoperta dell’America. Il Brasile, appena uscito da una feroce dittatura militare, ha il dito puntato contro per la distruzione di parte della foresta amazzonica. Vengono forniti dati mai prima rivelati delle distruzioni delle foreste in Africa, Siberia, Sudest Asiatico, Canada, Usa, Australia. Quattro anni prima era stata decisa l’istituzione dell’Ipcc, il Panel dell’ONU sui cambiamenti climatici con sede a Ginevra. I climatologi venivano investiti di un compito importantissimo: capire cosa stia succedendo nella nostra atmosfera a causa dell’aumento esponenziale delle emissioni di Co2, misurate in Ppm, parti per milione.

La popolazione mondiale intanto superava i 5 miliardi e 400 milioni.

Allora lavoravo per il settimanale Panorama, ancora dell’editrice Mondadori e fui mandato a Rio. Era il mio quarto viaggio in Amazzonia. L’anno dopo, nel 1993, pubblicai I gironi infernali dell’Amazzonia un breve saggio che fu incluso come uno dei testi per l’esame Religioni dei popoli primitivi alla facoltà di Lettere dell’università La Sapienza di Roma.

 

         Guarda il video sulla conferenza di Rio de Janeiro 

 

Cinquanta e trenta anni fa. Di volta in volta, di conferenze delle parti (Cop) in conferenze delle parti, dopo risoluzioni e buoni propositi, da Kyoto a Parigi, e tutti disattesi, ci ritroviamo oggi a parlare di poco o niente. Ci stiamo avvicinando all’impensabile traguardo di 8 miliardi della popolazione di Homo sapiens sapiens. Pensate bene: il demografo americano Paul Ehlrich aveva previsto 30 anni fa che, intorno al 2020 avremmo superato la soglia dei 7 miliardi. Allora fu insultato e preso per pazzo. I grandi politici del mondo si scagliarono contro di lui (che aveva sbagliato in difetto la previsione). Tutti in coro a dire che la popolazione stava diminuendo e che non c’erano pericoli di disastri.

 

Paul Ehrlich
Paul Ehrlich, biologo, entomologo e ambientalista americano. Alla fine degli anni ’60 aveva previsto future e gravi crisi a causa della sovrappopolazione (Foto:Wikipedia)

 

Il finale della storia ci trova ora invischiati prima in una pandemia che aveva messo molta paura. «Non sarà più nulla come prima» e «Bisogna salvare il Pianeta». Così si era arrivati a formulare cifre da capogiro: riduzione delle emissioni di Co2 del 60% entro il 2030 in Usa (Joe Biden) e del 55% (Ursula von den Lynen) in Europa. Poi è arrivato il giorno della folle invasione dell’Ucraina da parte di Putin e della sua armata russa. Ora accantoniamo tutti i buoni propositi. Via libera a carbone, qualsiasi tipo di gas, gasolio e greggio. E forse uno spiraglio al nucleare.

 


 

Guerra

Resto immobile a guardare

dentro viscere e nervi e sangue e vene

rotte dall’urlo delle bombe.

Resto immobile perché non so cosa dire

lontano dal fumo acre

e dai morti innocenti.

Com’è facile parlare tra noi

e disquisire sulle ragioni e i torti

sui buoni e i cattivi che appaiono come fantasmi

e si muovono in luoghi di cui non riusciamo a pronunciare

neppure il nome.

Eppure sono lì poco più a nord

a portata di cannonate oscene.

 

Attrito di Fabrizio Carbone
“Attrito” di Fabrizio Carbone

 

Ambiente

Mi lascia atterrito il rumore di fondo delle parole

di un neo ambientalismo strapazzato

come fosse una frittata

venuta male.

Si pontifica senza conoscere cosa accade da 50 anni in qua.

Lasciamo tutto al caso e sballiamo numeri come vengono

per smentirli o ignorarli

the day after.

Mi affligge il cuore ascoltare attestati di sostenibilità

senza senso

da parte di cloni di personaggi che esaltano

“buiodiversità” orecchiata in giro.

Per fortuna disegno

ancora e ancora e ancora.

Immobile di Fabrizio Carbone
“Immobile” di Fabrizio Carbone

Saperenetwork è...

Fabrizio Carbone
Fabrizio Carbone
Giornalista professionista dal 1970, ha lavorato alla redazione romana de "Il Resto del Carlino" dal 1968 al 1972 (nel 1972 da New York), dal 1973 alla redazione romana de "La Stampa" fino al 1978 e alla redazione romana di "Panorama" dal novembre 1978 fino al 2002. All'inizio della sua attività si è interessato soprattutto di attualità, cronaca nera e giudiziaria. Dopo aver seguito inchieste giudiziarie, scandali politici e trame eversive (fino al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro) ha riversato il suo interesse, negli ultimi vent'anni di attività, per lo più sulle tematiche legate alla cultura, all'ambiente e alla protezione della natura. Per la casa editrice Iperborea ha scritto le introduzioni dei primi cinque libri di Arto Paasilinna pubblicati in Italia. A partire dalla metà degli anni ottanta ha prodotto e diretto, insieme a Riccardo Truffarelli (gruppo 6 aprile, Perugia) numerosi documentari in Amazzonia, Costa Rica, Norvegia, Finlandia, Inghilterra, Italia per i programmi culturali della Rai3, tra cui Geo, Geo&Geo, il Viaggiatore. Ha diretto 6 speciali, tra il 2004 e il 2007, per la trasmissione Stella del Sud (Rai 1) in Etiopia, Tanzania, Amazzonia, Groenlandia, Norvegia, Mauritania. Dipinge da oltre 50 anni. La ricerca pittorica, olio su tela e acquerello su carta, spazia tra l'astrattismo naturalistico e il verismo che si rifà alla wildlife art anglosassone: dipingere dal vero animali e ambienti. Ha esposto ed espone in mostre collettive e personali in Italia e all'estero. È socio onorario dell'Aipan (associazione italiana per l'arte naturalistica) ed è tra i fondatori del progetto Ars et Natura, insieme ad un gruppo di artisti fra cui Concetta Flore, Federico Gemma, Graziano Ottaviani e Marco Preziosi, Stefano maugeri e Ale Troisi. Coinvolto da sempre nella protezione e nella conservazione della natura è stato tra i soci fondatori del Wwf Italia, consigliere nazionale della stessa associazione, nel 2002, ma anche, nei primi anni ottanta, di Legambiente e Lipu. È direttore responsabile di Greenpeace News. È stato insignito dal Presidente della Repubblica finlandese, signora Tarja Halonen, dell'ordine di Cavaliere della Rosa Bianca di Finlandia. Vive tra Roma e Kuusamo, Finlandia del Nordest.

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