Ex Lavanderia installazione

Un momento della performance "That Foolish Empty Space" di Reiko

Diceva Franco Basaglia che per affrontare la malattia psichiatrica sarebbe stato importante incontrarla fuori dalle istituzioni, intendendo con ciò non solo fuori dall’istituzione psichiatrica, ma da ogni altra istituzione con la funzione di
«etichettare, codificare e fissare in luoghi congelati coloro che vi appartengono». Ecco, sembrerà assurdo, ma forse la pandemia da Covid-19 ci ha portato a sperimentare proprio questo.

 

Franco Basaglia
Franco Basaglia, psichiatra, fondatore di Psichiatria Democratica e ispiratore della Legge 180/1978

 

Comportamenti Doc

Ci è stato richiesto di assumere nuovi comportamenti che a ben vedere assomigliano molto ai comportamenti che gli psichiatri generalmente incoraggiano ad abbandonare. Dal lavarci le mani frequentemente, al tenere le distanze evitando il contatto fisico, fino a finire chiusi in casa sostituendo le relazioni umane con il mondo virtuale. Insomma per essere “normali” e quindi non “malati” (non tanto di corona virus, ma socialmente malati in quanto incapaci di conformarci al comportamento comune) ci è stato richiesto di fare nostri tutta una serie di comportamenti che fino a poco fa erano ritenuti sintomi di malattia. La germofobia, l’ipocondria, la misantropia e tutti i disturbi d’ansia sociale, fino alla recente sindrome di Hikikomori, hanno offerto le loro caratterizzazioni comportamentali per contenere il diffondersi della pandemia.

 

Hikkimori giapponese
Hikkimori, letteralmente “stare in disparte, isolarsi”, dalle parole hiku “tirare” e komoru “ritirarsi” è un termine giapponese usato per riferirsi a coloro che hanno scelto di ritirarsi dalla vita sociale

 

In pratica i comportamenti collegati a diversi Doc (disturbi ossessivi compulsivi) o a sindromi sono stati riscattati diventando l’unica vera arma di salvezza contro il virus. Il comportamento psicotico si è dunque mostrato esclusivamente comportamento, liberato dal giudizio medicalizzante a cui la psichiatria lo ha relegato, mostrando con chiarezza che non è il comportamento in sé a determinare la malattia, ma il giudizio della società sul comportamento stesso.

Il collettivo di Monte Mario

Questa riflessione è stata raccolta dal Collettivo degli Artisti di Monte Mario, una recente realtà nata intorno all’ex Manicomio del Santa Maria della Pietà di Roma nell’occasione delle Giornate Basagliane dell’anno scorso. Il gruppo formato da artisti visivi residenti principalmente nel quartiere di Monte Mario ha iniziato a incontrarsi negli spazi dell’Ex Lavanderia, padiglione 31 dell’ex Manicomio. Insieme hanno dato vita all’atelier condiviso Lavanderia delle Meraviglie, nato in risposta a una open call sui social e a un entusiastico passaparola. In meno di un anno il Collettivo ha creato 4 mostre (di cui tre negli spazi dell’ex lavanderia) e l’evento della Notte degli Artisti di Monte Mario in collaborazione con il XIV Municipio, una serata di street art a cui ha partecipato l’intero quartiere.

Atelier condiviso

L’atelier delle Meraviglie è nato ispirandosi alla storia di Alice in Wonderland dove la terribile Regina di Cuori continuava a gridare il suo: “Tagliategli la testa!” a tutti coloro che non erano disposti a sottostare alle bizzarre regole del suo gioco.

 

Guarda la Regina di cuori in Alice in Wonderland

 

 

Una lobotomia raccontata da Lewis Carrol che riporta alla mente reali lobotomie mediche effettuate non troppi anni fa tra i padiglioni del Santa Maria della Pietà.

Da qui è partita la ricerca del gruppo di artisti: recuperare storie che sapessero raccontare l’elemento di rottura contenuto in ogni Meraviglia, la capacità di mente e cuore di stupirsi davanti a ciò che è generalmente considerato ovvio. Dall’intuizione dello scienziato all’estro dello scrittore, dallo sguardo estatico del santo alla riflessione del filosofo, la Meraviglia è ciò che crea le note del musicista e i versi del poeta e si ostina a spingerci verso l’oltre.

I panni sporchi

Il 18 maggio dell’anno scorso, per celebrare le Giornate Basagliane, ha inaugurato la prima mostra degli artisti del Collettivo Artisti di Monte Mario (il cui lavoro è curato da chi scrive, ndr) riempiendo gli spazi dell’Ex Lavanderia, XXXI Padiglione, con una serata densa di contenuti, riflessioni incontri tra musica, arte e teatro. L’immagine della locandina, tratta dall’opera performativa That Foolish Empty Space di Reiko ha ispirato il titolo della mostra: I Panni Sporchi, un riferimento alla lavanderia del manicomio, uno spazio in cui erano stati lavati per anni i panni sporchi della grande città manicomiale. Panni che, secondo l’antico adagio, vanno lavati in famiglia, ossia in un luogo capace di nascondere, cancellando e sbiancando, i soprusi e le violenze.

 

Locandina lavanderia dei panni sporchi
La mostra Lavanderia dei panni sporchi che si è tenuta lo scorso anno

 

I panni che dai padiglioni entravano in lavanderia erano panni sporchi di sofferenze difficili da raccontare, quotidianamente sbiancati. Ogni traccia di sudore, lacrime e sangue, ogni sindone più o meno sacra, ogni impronta di sogni notturni e deliri diurni veniva puntualmente negata. I panni sporchi uscivano dalla lavanderia senza memoria, pronti a raccogliere gli stessi errori e le stesse sofferenze da cui erano stati puliti.

Anche quest’anno gli artisti di Monte Mario celebreranno la ricorrenza della Legge 180 con una mostra che stanno preparando da tempo attraverso incontri virtuali in un atelier condiviso di stampo concettuale. La mostra inaugurerà il 23 maggio con una diretta Facebook e un video e sarà reale e virtuale al tempo stesso, come il momento che stiamo vivendo.

 

Locandina evento Etichetta Doc
La locandina dell’evento Etichette Doc

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Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

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