Galleria uffizi

L’arte degli Uffizi nel Kairos di TikTok

Lo scorso aprile la Galleria degli Uffizi di Firenze ha aperto un profilo sul social  TikTok raggiungendo in breve tempo alti consensi. Oggi conta circa 60 mila follower. Con l’iniziativa #imparacontiktok sta portando contestualmente la grande arte ai giovani e uno spirito giovanile e scanzonato alla grande arte

Chi conosce il cavaliere Pietro Secco Suardo? Forse solo gli addetti ai lavori, storici dell’arte e nicchie di amanti della ritrattistica cinquecentesca, visto che per oltre trecento anni il suo ritratto dipinto da Giovanni Battista Moroni, è rimasto senza nome. Nel Settecento gli era stata addirittura attribuita l’identità di Ignazio di Loyola, poi ritrattata poco dopo il suo trasferimento nella Galleria degli Uffizi a Firenze. Insomma il cavaliere sembra corrispondere al perfetto esempio di elegante comparsa, anonima e proprio per questo essenziale per cogliere un’epoca con le sue abitudini e la sua moda.

 

Festa in casa di Pietro Secco Suardo

È spettato a lui, il 28 aprile scorso, il primo passo di danza sul profilo TikTok della Galleria degli Uffizi in risposta alla sfida lanciata da Chiara Ferragni e Fedez #festaincasa. Durante la quarantena la coppia di influencer ha invitato i propri follower a postare short video con l’ashtag #festaincasa accompagnati dal brano Le Feste di Pablo. Così il cavaliere Suardo si è sgranchito le gambe ed ha risposto alla “challenge” vagando per le stanze vuote del grande museo in cerca di una festa. Lo ha seguito a stretto giro il duetto tra Maria Maddalena Penitente del Tiziano e Giuditta con la testa di Oloferne del fiorentino Cristoforo Allori. Le due donne chiacchierano sugli effetti collaterali della quarantena: «Giù, ciò dei capelli… non vado dal parrucchiere da febbraio!», si lamenta Maria Maddalena che effettivamente nell’opera del Tiziano è ricoperta di capelli dalla testa ai piedi. «Guarda proprio adesso stavo dando una spuntatina a Oloferne», le risponde Giuditta mentre stringe nel pugno una ciocca di capelli di Oloferne appena decapitato. E tra applausi e incitamenti la pagina social della Galleria sfiora oggi i 60 mila follower, mentre la Primavera del Botticelli sgrida le Tre Grazie che non rispettano le distanze, e la Madonna del Tondo Doni usa il bambino Gesù per fare ginnastica a casa.

 

@uffizigalleriesTxt talks ##LetsTalk ##lol ##communication ##texting ##comedy

♬ original sound – Kate Murdock

Capovolgendo i parametri

Se il periodo della quarantena ha imposto a tutti un cambio di vita e di abitudini, sicuramente il suddetto cavaliere Suardo non è il solo ad aver sfruttato l’onda del cambiamento per sperimentare nuovi punti di vista. Mentre le nonne chiedevano ai nipoti consigli a distanza su come installare webcam o microfoni e i professori brancolavano su piattaforme digitali tra alunni divertiti, è emerso con evidenza come i giovani avessero sviluppato delle abilità di sopravvivenza superiori a quelle degli adulti: erano possessori di un vocabolario essenziale per la comunicazione. In un momento carico d’incertezze e preoccupazioni solo le menti più spericolate e disposte a mettersi in discussione hanno compreso la potenzialità di questo capovolgimento di ruoli e con curiosità e umiltà si sono messe in ascolto di adolescenti e ventenni per imparare nuove strategie di comunicazione. Tra queste brillanti intelligenze spicca Eike Schmidt, il direttore delle Gallerie degli Uffizi di Firenze.

Nelle stanze di Eike

Ce lo possiamo immaginare vagare tra le stanze della sua quarantena ricordando le opere del grande museo, immaginandole quasi sorprese di non essere più quotidianamente osservate. Possiamo immaginare che nel soliloquio di una levitazione di coscienza abbia sentito la responsabilità di raccontare a ritroso a quadri e personaggi del mondo dell’arte ciò che stava accadendo nel presente. Insomma la necessità di capovolgere il rapporto con il tempo e animare il passato con la musica del presente. Per farlo non ha avuto timore di chiedere aiuto ai più giovani e mettere su una squadra capitanata dalla trentacinquenne Ilde Forgione che ha subito dichiarato di aver chiesto aiuto ai cugini ventenni per trovare il giusto vocabolario e arrivare ai giovani in modo leggero e scherzoso. Se da un lato l’apertura di un profilo ufficiale su TikTok è servita al museo ad ampliare il suo bacino d’utenza, questa scelta ha un altro potenziale, meno autoreferenziale e più sociale. Come ha sottolineato Schmidt l’obiettivo è quello di permettere a tutti di  “guardare le opere in modo diverso e scanzonato. In particolare, in un momento difficile come questo, è importante, ogni tanto, concedersi un sorriso e un po’ di autoironia. E se è possibile farlo grazie alla grande arte, ancora meglio”. Gli fa eco Rich Waterworth, il manager generale di TikTok in Europa, che sottolinea:

«Fin dal suo lancio, nel 2018, TikTok è rapidamente diventata una destinazione di riferimento per l’intrattenimento in video pillole brevi. Ora, il nostro obiettivo è costruire su questa eredità, riunendo sulla stessa piattaforma divertimento e apprendimento, offrendo così alla nostra community un ecosistema ricco e diversificato di contenuti».

Fuori dal tempo

L’ingresso su TikTok è l’ultimo step di una scelta di promozione sui social che vede la Galleria degli Uffizi presente su Twitter con oltre 45 mila follower, su Facebook con circa 69 mila e su Istagram con 558 mila, con contenuti attenti a dimostrare come l’arte del passato possa essere strumento di lettura del presente. Uno fra tutti il post del 1 marzo scorso con il Perseo di Bronzo di Benvenuto Cellini accompagnato da una riflessione sul tema della paura ragionata che ci aiuta a pre-vedere il rischio.

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La paura pietrifica, paralizza, immobilizza. Lo racconta il mito di Medusa. Nella tradizione greca Medusa era un mostro feroce con un’orrida testa tonda incorniciata da un groviglio di serpenti, con denti aguzzi come zanne. Medusa aveva il potere di pietrificare chiunque avesse incrociato il suo sguardo. Un mostro che seminava panico, delirio e follia. Ma comunque un essere mortale come gli uomini. Nella mitologia greca Perseo è l’eroe capace di sconfiggere Medusa. Non è tanto una prova di forza fisica alla maniera di Ercole, ma è una prova guidata dalla ragione. Perseo, per evitare lo sguardo terrificante del mostro, si serve di uno scudo lucente, capace di riflettere il suo sguardo in maniera indiretta. Lo scudo era un dono di Atena, la dea della ragione. L’espediente dello specchio che permette di guardarci dietro le spalle è il segno iconografico della Prudenza. La virtù che è pre-visione del rischio, paura ragionata. Il Perseo in bronzo di Benvenuto Cellini, sotto la #LoggiadeiLanzi, rappresenta il gesto eroico del giovane con la testa di Medusa tenuta per i capelli, appena decapitata con la spada. • ?E N G: Fear petrifies, paralyzes, immobilizes. The myth of Medusa tells about it. In the Greek tradition, Medusa was a fierce monster with a horrid round head framed by a tangle of snakes, with sharp teeth like tusks. Medusa had the power to petrify anyone who had met her gaze. A monster that sowed panic, delirium and madness. But still a mortal being like men. In Greek mythology Perseus is the hero capable of defeating Medusa. It is not so much a test of physical strength as Hercules’s was, but it is a test driven by reason. To avoid the terrifying gaze of the monster, Perseus uses a shining shield, through which he is able to deflect its gaze as in a mirror. The shield was a gift from Athena, the goddess of reason. The trick of the mirror that allows you to look behind is the iconographic sign of Prudence, the virtue that entails “fore-seeing”, rationalising fear. The bronze Perseus by Benvenuto Cellini, under the Loggia dei Lanzi, represents the heroic gesture of the young man who has just beheaded, with his sword, Medusa’s head and holds it by her hair.

Un post condiviso da Gallerie degli Uffizi (@uffizigalleries) in data:

Su TikTok il motivo si inverte. Non troviamo più didascalie che ci possano aiutare a comprendere meglio l’opera. Qui il tempo si capovolge ed è il nostro contemporaneo ad invadere il passato. Quale piattaforma migliore per sperimentarsi in questa inversione di marcia? Sul social cinese non esistono date e orari. Ogni post resta fuori dal tempo e non è possibile sapere quando un account sia stato aperto. Mentre altri social danno priorità all’aspetto cronologico e quindi ai contenuti caricati di recente, TikTok sembra uscire dalla progressione temporale e dare rilievo a ciò che più piace.

 

La rivincita del Kairos?

Il problema di questo stream continuo e fuori dal tempo è il principale fattore che ha portato TikTok all’indice dei social più pericolosi per chi soffre di video dipendenze. Non solo infatti i post non hanno date, ma anche l’orologio scompare quando si naviga. Potremmo dire che qui prevale il tempo cairologico su quello cronologico e dunque a una percezione sequenziale, misurabile e quantificabile, espressa dal Kronos, si contrappone una percezione qualitativa, un essere nel momento che prescinde dal susseguirsi di fatti e date.

Il pericolo è proprio essere risucchiati dal tempo Kairos ritrovandoci fuori dal tempo Kronos. Ma d’altra parte l’arte non nasce forse in un tempo Kairos?

Saperenetwork è...

Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

Sapereambiente

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