Pier Paolo Pasolini a Roma nella sua casa di Monteverde, 1962 Fotografia di Ezio Vitale © Salvatore Giansiracusa/ITALFOTO

Il corpo poetico, il corpo veggente, il corpo politico: sono tre le declinazioni di Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo, progetto capitolino ispirato alla celebre frase del saggio Chirone nel film Medea, del 1969, che si inscrive nei tanti omaggi all’intellettuale in occasione del centenario della sua nascita (avvenuta il 5 marzo 1922). Si parte con il Palazzo delle Esposizioni dal 19 ottobre 2022 al 26 febbraio 2023, si prosegue con le Gallerie Nazionali di Arte Antica, Palazzo Barberini, dove dal 28 ottobre 2022 al 12 febbraio viene allestita la parte dedicata al ruolo dell’artista nell’immaginario figurativo. Si termina al MAXXI, dal 16 novembre al 12 marzo 2023, con l’analisi della portata politica e sociale del suo agire.

Il corpo poetico, a cura di Giuseppe Garrera, Cesare Pietroiusti, Clara Tosi Pamphili e Olivier Saillard (co-curatore per la sezione dedicata ai costumi) è un percorso che indaga, attraverso materiali originali, come in Pasolini il corpo sia stato il luogo di incarnazione della parola.

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La mostra propone più di 700 pezzi: fotografie vintage, giornali dell’epoca, prime edizioni di libri, riviste sulle quali per la prima volta comparvero interviste, articoli, interventi, e poi costumi, dattiloscritti, ciclostilati, oltre a filmati, dischi, nastri. Sette le sezioni tematiche, che si snodano a partire dallo spazio circolare della Rotonda trasformato in una grande sala da lettura con numerose edizioni di libri su e di Pasolini, liberamente fruibili.

Visi, dileggio e processi

Un’occasione per il pubblico di ripercorrere trasversalmente la produzione artistica e gli aspetti più diversi della sua personalità. Dall’importanza del volto umano nella sua filmografia («Attribuisco una grande importanza ai visi, anche perché con essi è impossibile barare: la cinepresa rivela la loro realtà più intima», scriveva Pasolini ne Il sogno del centauro. Incontro con Jean Duflot), ai tanti ritratti a lui dedicati dai più grandi fotografi dell’epoca (Tazio Secchiaroli, Paolo Di Paoli, Mario Tursi, Angelo Novi, Ugo Mulas, solo per citarne alcuni). Non a caso, l’amico poeta Sandro Penna ebbe a dire di lui in un’intervista al Messaggero pochi giorni dopo la sua morte:

«Era buono, dolcissimo e bello. Ci sono certe sue foto, con il ditino in bocca, di un ermafroditismo bellissimo. I miei ragazzi lo guardavano e dicevano: ‘Sembra la luna’».

Pier Paolo Pasolini: il nuovo patrono della ‘Pro Civitate Christiana, copertina del “Borghese”, 1°ottobre 1964. Casa Editrice Pagine – Il Borghese

 

Bellezza e omosessualità, anticonformismo e spirito “corsaro” che gli causarono molto del dileggio dei suoi contemporanei oltre ai tanti procedimenti giudiziari a suo carico (di grande impatto la parete dedicata ai processi, dal 1949 e la segnalazione ai carabinieri per corruzione di minorenni, a Casarsa, fino al il 18 giugno 1977, data del dissequestro del film PSalò, vietato in primo grado dalla censura nel novembre del ’75, una settimana dopo la sua morte).

 

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I riferimenti femminili

Imprescindibile la sezione rivolta ad indagare il suo rapporto col femminile. Tante le donne che sono state fondamentali nella sua vita di uomo e di poeta, a partire da Susanna Colussi, sua madre di cui l’esposizione regala queste righe: «Stringo forte il braccio di mia madre e affondo la guancia nella povera pelliccia che essa indossa: in quella pelliccia sento il profumo della primavera, un miscuglio di gelo e di tepore, di fango odoroso e di fiori ancora inodori, di casa e di campagna. Questo odore della povera pelliccia di mia madre è l’odore della mia vita».

 

Pier Paolo Pasolini con la madre Susanna nella loro casa in Via Carini a Roma, 23 maggio 1962. Fotografia di Vittorio La Verde © GERARDO MARTORELLI

 

Si susseguono poi Maria Callas, Laura Betti, Giovanna Bemporad (splendido il piccolo ritratto della poeta conservato in una teca), Anna Magnani e Silvana Mangano. A lei è dedicato uno dei filmati presenti lungo il percorso espositivo, tratto da Edipo re del 1967, introdotto dalle pagine della sceneggiatura conservate nella Biblioteca Luigi Chiarini de Centro Sperimentale: «una donna bella come una regina, dagli occhi obliqui e lunghi, tartarici e pieni di una dolcezza crudele».

Particolarmente suggestivi, in queste sale, l’originale del Manifesto femminista e il testo di Carla Lonzi a lui dedicato, come “fratello proibito”.

E poi il segmento che ripercorre la partitella del Trullo, intesa come una visione del paradiso, quello dedicato alle voci, con incisioni discografiche di canti popolari, dialettali, dei lavoratori, rivoluzionari e di protesta. Al centro, Canzonette, il vinile realizzato da Bomba Dischi in collaborazione con Gucci, per omaggiare la musica scritta e amata da Pasolini.

 

Fabio Mauri, Intellettuale. “Il Vangelo secondo Matteo” di/su Pier Paolo Pasolini, 1975. Installazione. (Foto:di Antonio Masotti Courtesy Eredi Fabio Mauri e Hauser & Wirth © FABIO MAURI, by SIAE 2022)

 

Merita una segnalazione – e una sosta – l’installazione di Fabio Mauri, “Intellettuale, Il vangelo secondo Matteo di/su Pier Paolo Pasolini”, 1975, dove su una sedia “vestita” con una camicia e una giacca jeans, viene proiettato il Vangelo secondo Matteo, e alle pareti si inseguono le 15 fotografie di Antonio Masotti che avevano immortalato la performance del 1975, in occasione dell’inaugurazione della Galleria d’Arte Moderna di Bologna.

«Quella sera nell’atrio della Galleria Pasolini, seduto in rigida posa su una sedia, lasciò che gli fosse proiettata sul torace, coperto da una camicia bianca, la prima parte del suo Vangelo secondo Matteo»,

ricorda lo stesso Mauri nel volume Il diaframma di Pasolini. «Lo scrittore si prestò alla realizzazione della performance e divenne – attraverso il proprio corpo – un inconsueto supporto mediale, mezzo di trasmissione delle immagini, stabilendo con l’opera da lui stesso ideata un legame fisico, di suggestiva intimità».

Costumi di scena da consultare

Infine, last but not least, la parte sui costumi, curata con Olivier Saillard, già direttore del Palais Galliera, museo della moda di Parigi, a cui si deve Embodying Pasolini, performance artistica del giugno 2021 che aveva visto al Mattatoio di Roma Tilda Swinton incarnare le opere disegnate da Danilo Donati e realizzate dalla Sartoria Farani. Per la mostra “Pier Paolo Pasolini. Tutto è santo, il corpo poetico”, la sartoria e il Laboratorio Pieroni, a cui si devono invece i copricapo dei film, hanno di nuovo prestato molti dei pezzi di loro proprietà, presentate al visitatore come fossero dei testi da consultare. Di fronte, due manichini propongono invece i due abiti disegnati da Piero Tosi e realizzati (e prestati) dalla Sartoria Tirelli per la Medea.

 

 

A latere, Palazzo delle Esposizioni ospita la rassegna Pasolini prossimo nostro, che dal 20 ottobre all’8 dicembre permette di assistere alla proiezione in pellicola 35 mm e DCP di oltre 50 opere non solo di Pasolini, ma anche di molti dei cineasti che hanno proseguito la sua lezione, da Citti a Garrone fino ai fratelli Dardenne. La rassegna Pasolini Prossimo nostro è a ingresso libero con prenotazione.

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Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.

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