Pettirossi di Fabrizio Carbone

Pettirossi, disegno di Fabrizio Carbone

Gioco al massacro

Presi dal “carognavirus”, quest’anno meno che mai ci accorgeremo dell’usuale strage di pettirossi. Creature di pochi grammi a cui, nel nostro “civile” Nord, si spezzano le gambe attraverso trappole illegali ma tollerate, per “condire” piatti come la polenta

Un ticchettio ritmato, leggero, canoro. All’arrivo del primo freddo autunnale nei giardini e nei parchi cittadini si sente cantare il pettirosso. Lo si vede poco, di sfuggita. Chi ne conosce le vocalizzazioni si ferma per sperare di osservarlo magari per pochi secondi.

Creature leggere

Il pettirosso pesa pochi grammi, comprese le ossa e le piume: un niente leggero che vola dovunque dalle Alpi alle isole più remote del Mediterraneo. Fa parte del mondo dei cosiddetti passeriformi, centinaia di specie anche più piccole del pettirosso come lo scricciolo, il regolo, il fiorrancino, il luì e altre. Racconto di questo mondo, e lo disegno da sempre, perché contro queste creature si perpetua un massacro che avveniva ai tempi del nonno di mio nonno e avviene ancora oggi. Ancora oggi lo ripeto.

 

 

Luì disegno di Fabrizio Carbone
Luì, disegno di Fabrizio Carbone

Le armi del massacro

Ci sono luoghi del nostro bel Paese (maiuscolo?) solitamente lungo i crinali boscosi delle Prealpi lombardo venete (tanto per precisarne una delle zone più in voga) dove vengono predisposte micidiali trappole a scatto, comunemente dette archetti, che spezzano le gambe di piccoli esseri colpevoli solo di esistere. Gli archetti spezzano le gambe ma non uccidono. Perché? Per dar modo a chi va a raccogliere le prede di trovarle ancora vive e quindi ben in carne (si fa per dire) per essere poi cucinate, le prede, con la polenta.

Una pratica atroce e illegale

La pratica, ripeto, va avanti da sempre e da sempre viene denunciata; da sempre vengono ritrovati frigoriferi stracolmi di passeriformi vari (i pettirossi sono i più ambiti); da sempre ci sono volontari coraggiosi che vanno a sequestrare gli archetti a migliaia di migliaia; da sempre ci sono galantuomini che minacciano, che sabotano le auto delle guardie venatorie o forestali. Da sempre va avanti questo massacro. Le specie sono vietate alla caccia e sono protette da leggi che valgono per tutta l’Europa comunitaria. Ucciderle è un reato penale. Usare queste trappole è una pratica atroce che dovrebbe far urlare di sdegno i miei concittadini qualunque sia il loro colore anche politico, la loro religione e i loro usi e consumi.

Disegnare per ricordare. E sdegnare

Eppure non è così. Quando racconto queste storie a chi non le conosce osservo un certo sbigottimento, perplessità e quasi un rifiuto: «No, non mi dire queste cose, con tutto quello che succede, sai non lo voglio sapere». Sono pochi quelli che, non sapendolo, reagiscono sdegnati. Ma tutto finisce in pochi istanti e tutto prosegue come è sempre stato. Così è proprio in questo periodo autunnale che mi metto a disegnare pettirossi e anche luì piccoli, o codibugnoli.

Ora che siamo anche tutti colpiti dalla pandemia da carognavirus mi viene strano pensare che ci siano persone che vadano in giro a predisporre trappole per spezzare le zampette di un uccellino di pochi grammi in barba alla legge, ma soprattutto in barba alla civiltà.  

Saperenetwork è...

Fabrizio Carbone
Fabrizio Carbone
Giornalista professionista dal 1970, ha lavorato alla redazione romana de "Il Resto del Carlino" dal 1968 al 1972 (nel 1972 da New York), dal 1973 alla redazione romana de "La Stampa" fino al 1978 e alla redazione romana di "Panorama" dal novembre 1978 fino al 2002. All'inizio della sua attività si è interessato soprattutto di attualità, cronaca nera e giudiziaria. Dopo aver seguito inchieste giudiziarie, scandali politici e trame eversive (fino al rapimento e all'uccisione di Aldo Moro) ha riversato il suo interesse, negli ultimi vent'anni di attività, per lo più sulle tematiche legate alla cultura, all'ambiente e alla protezione della natura. Per la casa editrice Iperborea ha scritto le introduzioni dei primi cinque libri di Arto Paasilinna pubblicati in Italia. A partire dalla metà degli anni ottanta ha prodotto e diretto, insieme a Riccardo Truffarelli (gruppo 6 aprile, Perugia) numerosi documentari in Amazzonia, Costa Rica, Norvegia, Finlandia, Inghilterra, Italia per i programmi culturali della Rai3, tra cui Geo, Geo&Geo, il Viaggiatore. Ha diretto 6 speciali, tra il 2004 e il 2007, per la trasmissione Stella del Sud (Rai 1) in Etiopia, Tanzania, Amazzonia, Groenlandia, Norvegia, Mauritania. Dipinge da oltre 50 anni. La ricerca pittorica, olio su tela e acquerello su carta, spazia tra l'astrattismo naturalistico e il verismo che si rifà alla wildlife art anglosassone: dipingere dal vero animali e ambienti. Ha esposto ed espone in mostre collettive e personali in Italia e all'estero. È socio onorario dell'Aipan (associazione italiana per l'arte naturalistica) ed è tra i fondatori del progetto Ars et Natura, insieme ad un gruppo di artisti fra cui Concetta Flore, Federico Gemma, Graziano Ottaviani e Marco Preziosi, Stefano maugeri e Ale Troisi. Coinvolto da sempre nella protezione e nella conservazione della natura è stato tra i soci fondatori del Wwf Italia, consigliere nazionale della stessa associazione, nel 2002, ma anche, nei primi anni ottanta, di Legambiente e Lipu. È direttore responsabile di Greenpeace News. È stato insignito dal Presidente della Repubblica finlandese, signora Tarja Halonen, dell'ordine di Cavaliere della Rosa Bianca di Finlandia. Vive tra Roma e Kuusamo, Finlandia del Nordest.

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