Lo schermo di un laptop e di un cellulare pronti per l'e-learning

Il multimediale con i bambini. Parte seconda

Ai tempi dei multimediali, si usava pubblicarli su dischi ottici, Cd e Dvd, e poi Blu-ray. E la disponibilità di masterizzatori e software a basso costo e di stampanti a colori di qualità per etichette e copertine, rendeva letteralmente possibile per chiunque la pubblicazione, in casa, a scuola, di prodotti praticamente identici, come aspetto, confezione, struttura interna, a quelli della grande industria, delle major discografiche e cinematografiche, delle grandi e prestigiose case editrici.

 

La cover di un progetto multimediale per bambini del 2003
Il multimediale, spesso usato nei progetti di educazione nelle scuole, ha avuto il suo periodo clou nei primi anni 2000

 

Insieme con i blog, potenziali veri e propri giornali on line che ci si può fare da soli, si tocca con mano il passaggio possibile di chiunque – magari non sempre individualmente, magari certe cose imparando a farle insieme – da consumatore a produttore di informazione, di musica, film, multimediali: opere finite, riproducibili, distribuibili.

Multimedia ad oggi. Un po’ di storia

Troppo bello, facile, e lontano dalla nostra immaginazione per essere vero? Non  a caso blog e dischi ottici sono da anni parimenti in crisi, in tempi di app che fanno, pensano e decidono per noi!

Quando Cd e Dvd come memorie di massa sono stati soppiantati da chiavette, schede e dischi Ssd, alcuni produttori hanno iniziato a togliere lettori e masterizzatori non solo dai computer portatili (meno peso), ma anche da quelli da tavolo, offrendo a tutti la “comoda” soluzione del cloud, con cui affidare i dati (i nostri!) in rete a qualcun altro, che li tiene e custodisce chissà dove.

Intanto, per l’appena nata editoria multimediale non si trovavano e nemmeno cercavano altri supporti, si smetteva di farla, tanto non la capiva nessuno. Restavano solo ebook uguali ai libri di carta e poi il Web dove – ci spiegano – l’utente medio si ferma sulle pagine solo pochi minuti.

 

Una bambina legge un libro da un e-book della Bookeen
L’editoria multimediale, fiorente nei primi anni 2000, è stata presto sostituita dagli e-book. Che però, proprio perché troppo uguali ai libri di carta e privi di una loro peculiarità, non hanno riscosso il successo sperato

 

L’utente medio e lo “spezzatino della Rete”

È come se si smettesse di pubblicare la Treccani perché l’utente medio preferisce i tweet! E anche prodotti più tradizionali per cui i dischi si usano ancora, come gli album di musica e i film – pensati dagli autori con un ordine e un senso, contenuti extra, confezione e grafica che pure fanno parte del prodotto – sempre più vengono ridotti a spezzatino della rete, da cui si scaricano, si ascoltano, si guardano in streaming le singole canzoni e i film. Ma non è propriamente la stessa cosa.

Intendiamoci, il cloud per certi lavori è utilissimo, ma così per la gran massa degli utenti diventa “superflua” una fondamentale competenza informatica – più importante che imparare nei corsi software, interfacce e procedure che con il tempo possono cambiare – cioè sapere dove stanno i nostri dati e da dove li possiamo recuperare.

L’archiviazione automatica per tutti, insieme con le app monouso e social network sempre più a prova di analfabeta in cui si dissolve l’idea stessa di Rete, rischiano di chiudere in senso piattamente consumistico ogni possibile partecipazione attiva dei cittadini alla società dell’informazione.

 

Due bambini di spalle, su una moquette grigia, mentre usano i loro laptop
App monouso, social network e archiviazione automatica hanno trasformato l’idea di Rete. Il rischio è che prevalga unicamente l’accezione consumistica, priva di ogni possibilità di partecipazione da parte degli utenti

Giocare è fare

Usiamo una tecnologia da fantascienza per ordinare la pizza e insultare e minacciare on line chi la pensa diversamente da noi, sempre più soli, infelici, disperati di poter agire davvero nel mondo, con pericolo crescente per la stessa democrazia. In quei multimediali i protagonisti erano i bambini, non il trend del mercato. Giocando, come con la palla o le bambole, con macchine e software potentissimi per conoscere, esprimersi, comunicare insieme, si rendono conto che possono in prima persona fare qualcosa di molto simile ai prodotti che consumano, alla televisione, ai videogiochi: «Allora, è così che fanno!».

È la frase magica, la consapevolezza istintiva che con i mezzi di oggi tutti possiamo passare dall’altra parte.

 

Un bambino e una bambina in mezzo a un prato, ognuno davanti ad un cavalletto con una macchina fotografica
Giocando con strumenti tecnologici e software, esattamente come fanno con pupazzi, macchinine, bambole, i bambini capiscono che possono “fare” e realizzare in prima persona

 

L’animazione e la parola ai bambini

E le esperienze in cui avevamo prodotto quei multimediali, una volta tutto il mondo le chiamava di animazione (teatrale, ma non solo, perché da lì si aprono infiniti mondi), in italiano, prima che da noi con quel termine ricco e ambiguo si indicasse quasi solo il suo contrario, in spiaggia o in discoteca e anche in educazione. Come non avessimo un storia nostra e incominciassimo a usare sempre più spesso mal comprese parole inglesi (flipped class come spending review e jobs act? E uno d’istinto sente odore di fregatura…).

 

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Il multimediale con i bambini, parte prima

 

Animazione è tirare fuori le risorse dei singoli e dei gruppi, dare la parola ai bambini che, liberati nelle loro potenzialità espressive, nel multimediale come nel teatro, «educano gli attenti educatori!». (Walter Benjamin, Programma per un teatro proletario di bambini, 1929).

 

Walter Benjamin ritratto in bianco e nero nel 1928
Water Benjamin in una foto del 1928. Il celebre filosofo, scrittore, critico letterario e traduttore tedesco nei suoi scritti si occupò spesso di infanzia. Riteneva infatti che i bambini potessero essere un esempio di fuga da quella che riteneva la “religione del capitalismo”

 

 

Saperenetwork è...

Paolo Beneventi
Paolo Beneventi
Laureato al Dams di Bologna nel 1980, lavora sulle aree di conoscenza ed espressione attraverso cui soprattutto i bambini (ma non solo) possono partecipare da protagonisti alla società dell'informazione: Animazione teatrale, Video e audio, Fotografia, Libri e storie, Pubblicità, Ambiente, Computer, Web.
Cura laboratori e progetti in collaborazione con scuole, biblioteche, enti pubblici e privati, associazioni culturali e sociali, manifestazioni e festival, in Italia e all’estero. È autore di di video e multimediali, e di libri sia legati alla propria attività che di letteratura per bambini.
Alcuni libri: I bambini e l’ambiente, 2009; Nuova guida di animazione teatrale (con David Conati), 2010; Technology and the New Generation of Active Citizens, 2018; I Pianeti Raccontati, 2019; Il bambino che diceva le bugie, 2020. Video: La Cruzada Teatral, 2007, Costruiamo insieme il Museo Virtuale dei Piccoli Animali, 2014; I film in tasca, 2017; Continuavano a chiamarlo Don Santino, film e backstage, 2018.

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