A supplicare un po’ di attenzione umana verso i bambini in quarantena siamo stati in tanti. La settimana scorsa l’appello dei genitori di Firenze, poi quello dei genitori di Napoli, poi la petizione dei pediatri dell’autorevole rivista Uppa, poi la lettera aperta firmata da associazioni, pedagogisti, psicologi, educatori, giornalisti al Governo e i molteplici interventi dello psicoterapeuta Pellai. Su questa rivista ne aveva scritto anche Stefania Chinzari.

Persino la ministra per le Pari Opportunità, Elena Bonetti, si era espressa a favore di regole meno severe, per garantire il diritto d’aria anche ai bambini. D’altra parte l’organizzazione Mondiale della Sanità, ha sempre consigliato ai paesi in preda al Coronavirus di garantire almeno mezz’ora di attività fisica al giorno per gli adulti e un’ora per i bambini, passeggiate e giri in bicicletta a distanza di sicurezza. Perché è risaputo che l’aria aperta e il movimento rafforzano le difese immunitarie, migliorano l’umore e quindi anche la capacità di reagire alla malattia.

Eppure, i bambini da più di un mese sono chiusi in casa, senza scuola, senza amici, con meno diritti dei cani (a cui è sempre stata permessa la passeggiata). Non tutti i bambini vivono in case grandi, hanno villette e ampi giardini. Pensiamo ai bambini che vivono nelle periferie, circondati solo da cemento, nei condomini o nei grandi palazzoni popolari. Pensiamo ai bambini che hanno genitori depressi, violenti, genitori che si stanno separando, ai bambini iperattivi, disabili o autistici, psichiatrici. Anche gli anziani, d’altra parte, hanno diritto a muoversi, camminare, perché lo stare troppo fermi e magari davanti la tv (ansiogena com’è) non può che indebolirli, mentalmente e fisicamente, mettendoli ancora più a rischio.

Non sono stupide lamentele di ignoranti viziati, così come ci accusano gli hater sui social, sono esigenze primarie, diritti, questione di salute preventiva. È importante che uno stato tenga in considerazione tutti, a partire dagli esseri umani più fragili. Questo ce lo impone anche la Costituzione. Alberto Pellai, autorevole psicoterapeuta:

 

Lo psicoterapeuta Alberto Pellai
Lo psicoterapeuta Alberto Pellai

«Inizialmente i ragazzi in prospettiva di obbedienza stanno tranquilli, poi pian piano si spengono come la fiammella di una candela, ed ecco la deriva depressiva, l’apatia. Oppure la fiammella diventa un incendio e allora c’è l’incontenibilità, l’aggressività, l’iperattività».

E così, sollecitato dagli esperti, proprio ieri il Viminale con una circolare ha sottolineato la possibilità di fare una passeggiata per bambini, anziani, disabili, pur restando nell’isolato e pur mantenendo distanze di sicurezza.

D’altra parte, il lock down non è applicato ovunque così severamente come in Italia (probabilmente dipende da quanta importanza viene data, nella vita di tutti i giorni, ai diritti dei bambini e al movimento): in Svizzera il ministro della Salute consiglia ai genitori di portare i bambini a fare passeggiate in campagna o nei boschi, in bici o a piedi, di farli giocare solo con bambini del vicinato, ma evitando gruppi numerosi, senza genitori a fianco (i bambini svizzeri d’altra parte sono abituati a girare da soli fin dai 5 anni). Il tutto è poco controllato e affidato al buon senso, anche perché i poliziotti sono poco numerosi in Svizzera. Anche in molti altri paesi europei le passeggiate e il gioco all’aperto non sono state vietate. A New York bisogna stare a casa per la maggior parte del tempo, ma comunque le passeggiate al parco o per strada, mantenendo le distanze, sono permesse e consigliate.

Insomma, un po’ ovunque, pur applicando il lock down, ci si è resi conto che le norme più efficaci sono quelle ragionevoli, applicabili anche a lungo termine.

Le norme restrittive assolute hanno funzionato in Cina. Ma la Cina è una dittatura, dove le pene sono severissime e  la libertà di espressione è nulla. Manteniamo quindi buon senso, manteniamo le distanze ma concediamo un po’ d’aria, di sole, di movimento ai nostri bambini. Ne hanno diritto. E passata questa bufera (o meglio già da ora) ripensiamo a come rendere meno impattanti e più salutari i nostri stili di vita, per prevenire nuovi drammi ambientali e sanitari.

 

Saperenetwork è...

Linda Maggiori
Linda Maggiori
Sono nata a Recanati nel 1981, vivo con mio marito e i nostri quattro bambini a Faenza (Ra), dove da alcuni anni sperimentiamo uno stile di vita sostenibile: senz’auto e a rifiuti (quasi) zero. Fin da bambina ho sempre amato scrivere, disegnare e difendere la natura. Lavoro come educatrice, sono laureata in Scienze dell’Educazione e Servizio sociale. Alla nascita del mio primo bimbo, con alcune amiche ho fondato un’associazione di aiuto sull’allattamento e sull’uso dei pannolini lavabili (Gaaf). Sono volontaria in varie associazioni contro gli inceneritori e per la mobilità sostenibile. Faccio progetti di educazione ambientale nelle scuole. Ho pubblicato vari libri: Anita e Nico di Tempo dal Delta del Po alle Foreste Casentinesi e Anita e Nico dalle Foreste Casentinesi alla Vena del Gesso, di Tempo al Libro Editore, Salviamo il Mare di Giaconi Editore, Impatto Zero, Vademecum per famiglie a rifiuti zero di Dissensi edizioni e Occidoria e i Territori Ribelli. Storia Fantasy sulle ingiustizie Nord Sud del mondo di Dissensi edizioni, e l’ultimo “Vivo senza Auto” di MacroEdizioni. Sono blogger di famiglie-rifiutizero e di famigliesenzauto e animo i rispettivi gruppi Facebook. Inoltre collaboro come giornalista con AAMTerranuova e con il mensile Fiab BC.

Sapereambiente

Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!


Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella di posta per confermare l'iscrizione

 Privacy policy


Parliamone ;-)