In camper a Pian Grande di Castelluccio di Norcia, nel cuore dell'Umbria (Foto: Valeria Romani)

In camper a Pian Grande di Castelluccio di Norcia, nel cuore dell'Umbria (Foto: Valeria Romani)

Viaggiare in una bolla. In camper anche il turismo di prossimità diventa un’avventura

La pandemia ha provocato il boom del turismo in autonomia, a partire da quelle nelle case mobili le cui immatricolazioni hanno segnato un +7,4%. Ma le soluzioni outdoor sono molteplici, specialmente in zone d’alto pregio naturalistico. Scopriamole insieme

Testo di Valeria Romani

Esiste una vacanza che permetta di coniugare distanziamento sociale e voglia di viaggiare? Scoprire luoghi nuovi in libertà, evitando di condividere spazi e servizi? Sì, esiste e si chiama camper! Il camper sembra proprio essere l’uovo di colombo del turista in epoca Covid. Che sia un motorhome nuovo fiammante, un usato vintage o un mezzo a noleggio, è proprio il camper la soluzione per le vacanze alla quale molte persone sono ricorse durante l’ultimo anno.

 

Simone Niccolai presiede l’Associazione Produttori Caravan e Camper
Simone Niccolai presiede l’Associazione Produttori Caravan e Camper

 

«Il camper ha dimostrato di essere il mezzo ideale per le vacanze durante la pandemia, consentendo di andare in vacanza in una sorta di “bolla sanitaria”, in piena sicurezza, avendo tutto a disposizione in esclusiva: bagno, cucina, salotto e camera da letto» spiega Simone Niccolai, presidente dell’Associazione produttori caravan e camper.

Le immatricolazioni di camper nuovi dal 1 gennaio al 31 dicembre 2020 hanno segnato in effetti il +7,44% rispetto allo stesso periodo del 2019. E le prospettive per il 2021 appaiono positive tanto che per far fronte alla crescente domanda le aziende hanno assunto diverse centinaia di nuovi lavoratori: «La richiesta resterà alta e non solo per motivi di sicurezza sanitaria, ma anche perché il camper sta diventando uno stile di vita» conferma Niccolai.

Il crescente interesse per le vacanze on the road emerge anche dai social, con l’aumento di pagine e gruppi dedicati e i sempre più numerosi blog dove single, coppie o famiglie, si fanno ispiratori di un modello di vacanza sempre più desiderato:  «La pandemia ha contribuito a indirizzare le scelte dei camperisti su mete nazionali –  sostiene dal canto suo Roberto Ioannilli, animatore della pagina Facebook Camperisti Italiani, che con quasi 117.000 iscritti è una delle maggiori community nazionali – Anche chi in passato  sceglieva l’Europa, causa l’incertezza dovuta al Covid-19, ha preferito ripiegare su itinerari italiani. È emersa la predilezione per le aree interne della penisola e per le zone dell’Appennino: luoghi vicini, adatti anche a brevi soggiorni, meno battute dal turismo di massa, che garantiscono ampi spazi, tanto verde e la possibilità di svolgere vari tipi di attività outdoor».

 

 

Protagonista del “turismo di prossimità” su itinerari inediti si è rivelata essere la piccola e verde Umbria, che nell’estate 2020 ha visto il tutto esaurito e che anche ora, dopo le progressive aperture delle scorse settimane, sembra essere particolarmente apprezzata dai viaggiatori in camper, soprattutto italiani. Questo dato è confermato anche da Urat, il consorzio turistico del Trasimeno, che ha visto i propri campeggi mantenere il tutto esaurito a fronte di una diversa tipologia di turisti: tedeschi e olandesi che abitualmente affollano le rive del lago umbro, sono stati infatti sostituiti da camperisti italiani. Marzia Agnelli, amministratrice del gruppo Facebook Umbria in Camper e Libertà, aperto nel 2018, ha visto crescere in maniera esponenziale le iscrizioni e le interazioni proprio a partire dal giugno 2020.

«Gli utenti, per la maggior parte di fuori regione, chiedono informazioni non soltanto sui luoghi più conosciuti, come Assisi, le cascate delle Marmore e il Pian Grande di Castelluccio di Norcia, ma soprattutto su percorsi naturalistici. C’è inoltre un grande interesse per gli agricampeggi regionali».

 

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Aggiunge Letizia Casciari, referente per il settore turismo della Confederazione italiana agricoltura Umbria: «In questo ultimo anno abbiamo affiancato molti agriturismi che hanno deciso di investire in questa forma di differenziazione dell’attività agricola. Gli agriturismi intendono continuare ad offrire un’esperienza autentica a contatto con la natura e alla scoperta di prodotti tipici e genuini, garantendo al turista il massimo del distanziamento».

 

 

Mara Sciarma, proprietaria de La casa di campagna a Magione, ancora nei pressi del Trasimeno, un agriturismo con ristorante e fattoria didattica che da un anno fa parte del circuito Agricamper.it, si dice entusiasta: «Possiamo ospitare solo un camper alla volta, non offriamo servizi, ma una notte gratis e la possibilità di godere di un ambiente immerso nella campagna umbra. I turisti possono scegliere di mangiare presso di noi. Finora i camperisti si sono rivelati essere ospiti curiosi e educati, disponibili a conoscere il territorio e anche a spendere per acquistare prodotti tipici o fare esperienze in fattoria».

 

Guarda il video di Valeria e Matteo che animano la pagina “5 in camper”

L’agricampeggio è la formula scelta anche dall’agricola Brandimarte Maurizio di Norcia,  sempre in provincia di Perugia, che dopo aver perso il proprio caseificio nel terremoto del 2016, ha iniziato ad ospitare camperisti presso i terreni della nuova azienda e l’anno scorso ha inaugurato un’area camper dotata di tutti i servizi necessari.

L’apertura dell’area ha coinciso con l’arrivo della pandemia, ma l’investimento ha dato un ritorno superiore alle aspettative.

Per tutta l’estate 2020 l’area è stata sempre al completo e i turisti hanno anche salvato il fatturato invernale: nel periodo natalizio molti degli acquisti on-line, unico canale di vendita per l’azienda, dopo la cancellazione di tutte le fiere e mercati stagionali, sono arrivati proprio dai camperisti che avevano soggiornato presso l’azienda in estate. A conferma che il turismo in camper non è solo una buona idea per chi cerca una vacanza in sicurezza ma un’opportunità per il territorio.


L’articolo è stato realizzato nell’ambito del Corso di giornalismo ambientale e culturale di Sapereambiente. Workshop a cura di Gabriele Salari

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