«La guerra alimenta lo schema binario amico-nemico, buono-cattivo, armi-non armi e disegna un mondo senza possibilità di intesa. Abbiamo deciso di uscire da questo schema alla ricerca di pensieri e relazioni in cui l’intesa sia almeno augurabile» MEAN

A Kiev l’11 luglio, corteo nonviolento per dare nuove basi alla pace

Solidarietà, confronto e tonnellate di aiuti: proseguono le Carovane della pace dirette in Ucraina, mentre l’11 luglio è prevista un’azione di massa nonviolenta con cittadini da tutta Europa, per favorire la coesione tra le popolazioni e inviare un segnale ai leader europei

 

Una manifestazione a Kiev per chiedere il silenzio delle armi e il ritiro dell’aggressore, offrendo nel contempo una mano concreta ai più fragili e ai minori. È quella che si annuncia per lunedì 11 luglio, nel contesto delle azioni che vedono centinaia di associazioni portare supporto alla popolazione Ucraina e mantenere elevata l’attenzione sulla necessità di cessare il fuoco. Le prime iniziative ad essere avviate sono state le Carovane della pace della coalizione #StoptheWarNow. Dopo la prima, partita da Roma a inizio aprile, lo scorso 27 giugno un’altra Carovana della pace è arrivata a Odessa. Quindici mezzi e 50 partecipanti hanno portato 40 tonnellate di beni di prima di necessità per la popolazione colpita dalla guerra, raccolti negli scorsi mesi da 176 organizzazioni aderenti.

 

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Al suo arrivo, la Carovana, coordinata dall’associazione Comunità Papa Giovanni XXIII, ha incontrato gli alti prelati delle chiese ucraine, confrontandosi su pace, autodifesa, diritto di reagire e mediazione. Il 28 giugno la carovana si è spostata a Mykolaïv, città sotto i bombardamenti della Russia, in cui 250mila persone, la metà dei residenti, sono stati costretti a sfollare. Lo scopo era consegnare gli aiuti, comunicare vicinanza ai civili ucraini e ribadire l’urgenza di attivare tutti i canali diplomatici per arrivare a un cessate il fuoco. La prossima Carovana #StoptheWarNow partirà da Roma giovedì 14 luglio, con il coordinamento di AOI e Focsiv.

 

La conferenza stampa della carovana di Pace con i rappresentanti delle istituzioni di Odessa

 

Nel frattempo il Movimento europeo di azione nonviolenta, nato solo da pochi mesi, ha aggiunto la propria azione a quella delle altre reti pacifiste. Attraverso vari viaggi in Ucraina, con la collaborazione delle associazioni della società civile ucraina e con le istituzioni, ha organizzato il corteo nonviolento a Kiev lunedì 11 luglio Così si legge sul sito degli organizzatori:

«Obiettivo della marcia di pace è dare ai leader europei un segnale forte e chiaro per favorire la coesione tra i Paesi europei all’insegna della nonviolenza: solo con un immediato cessate il fuoco e l’avvio di incontri e negoziati è possibile porre fine al conflitto e lavorare per la creazione degli Stati Uniti d’Europa, con un proprio esercito difensivo e un corpo civile di pace».

 

 

Il settimo punto del decalogo della rete Mean

 

 

La proposta è quella di esercitare un pensiero lungimirante, creativo: incontrarsi, dialogare, da un contatto creare reti di contatti. «Andiamo a Kiev perché abbiamo deciso di non acconsentire alla guerra come evento e come pensiero totalitario che, come un veleno, conquista teste a cuori. La guerra alimenta lo schema binario amico-nemico, buono-cattivo, armi-non armi e man mano disegna un mondo senza possibilità di intesa. Abbiamo deciso di uscire da questo schema e da questa logica alla ricerca di pensieri e di relazioni in cui l’intesa sia almeno augurabile», riporta sempre il sito del Mean. Ha scritto inoltre Marianella Sclavi, una delle promotrici, sulla propria pagina Facebook:  «Invece di dividerci sulle divergenze (armi sì, armi no, negoziato prima o dopo la tregua, ecc…) abbiamo fede che nel cammino per raggiungere l’ obiettivo degli Stati Uniti d’Europa, le divergenze troveranno composizione».

 

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Forte di questa connessione nata dall’incontro fisico, la richiesta alle istituzioni europee perché assumano, con decisione, il ruolo di mediatore, sarà meno facilmente eludibile. Nel frattempo è iniziata una parallela azione umanitaria. Come ad esempio i Summer Camp, campi estivi di accoglienza in cui decine di famiglie ucraine saranno ospitate gratuitamente. Si tratta per lo più di orfani e vedove ucraine di caduti in guerra, individuati dall’assessorato alle politiche sociali del Comune di Kiev.

 

 

Per realizzare la marcia della pace, invece, è stato attivato un crowfunding e organizzata la logistica necessaria con partenze dai maggiori centri italiani. Ci si iscrive sul sito, dove il decalogo (già citato) spiega in modo efficace motivazioni e intenzioni. Questo l’ultimo punto: «Pensare la pace, oggi, significa prima di tutto avere un’idea di futuro desiderabile per l’umanità contro i tanti futuri distopici a cui narrazioni e rappresentazioni ci preparano da decenni. Mettere in atto nuove forme e nuove tecniche del dialogo non ha nulla a che vedere con la rappresentazione di pacifisti e nonviolenti come anime belle intente “a giocare alla pace” o a dichiararsi “neutralisti” mentre gli ucraini sono costretti a far volare i missili anticarro. Pensare la pace vuol dire prepararla con un’Europa dei cittadini, come diceva Altiero Spinelli, un’Europa dei popoli e non dei nazionalismi, come diceva Giorgio La Pira. È ora per noi di salire sulle spalle dei giganti.»

 

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Francesca Santoro
Francesca Santoro
Laurea in comunicazione, specializzazione in marketing e comunicazione nel Non Profit. Per 15 anni mi sono occupata di comunicazione e formazione nell’ambito del consumo critico e del commercio equo, trattando temi quali l'impatto delle filiere a livello locale e globale su persone, risorse, territori, temi su cui ho anche progettato e condotto interventi nelle scuole. Dal 2016 creo contenuti online per progetti, associazioni, professionisti.

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