il giornalista e videomaker Brent Renaud, 51 anni, è stato ucciso ieri mentre stava realizzando un servizio sui corridoi umanitari in Ucraina

Brent Renaud, morte di un freelance in guerra

Si è spento a soli 51 anni il reporter americano, colpito al collo nei pressi di un checkpoint vicino Kiev. Stava documentando la fuga degli ucraini sfollati dalle loro case. Renaud era un giornalista di talento, vincitore di numerosi premi per i suoi documentari sul campo

È stato colpito  al collo nei pressi di un checkpoint a Irpin, sobborgo alle porte di Kiev, mentre stava filmando la fuga dei profughi ucraini. Il collega che era con lui, Juan Arredondo è rimasto ferito ma si è salvato dopo essere stato portato di corsa in ospedale, lui invece non ce l’ha fatta. Brent Renaud è morto sul colpo, a soli 51 anni, primo giornalista ucciso nella guerra russo-ucraina. Giornalista, documentarista, regista, Brent Renaud aveva collaborato con Hbo, Nbc e New York Times, da cui l’equivoco iniziale che lo voleva inviato proprio della celebre testata newyorkese. Invece era un free lance pluripremiato per i suoi lavori, che spesso raccontavano le vite degli ultimi di tutto il mondo.

 

 

 

A partire da quelli di “casa sua”: insieme a suo fratello Craig, avevo vinto il Peabody Award 2014 per Last Chance High, un interessantissimo documentario pubblicato su Vice in otto puntate sulla situazione difficile di studenti e insegnanti in una scuola pubblica di Chicago. Nel 2021 aveva vinto il Pont-Columbia Award per un progetto sui bambini di Haiti dopo il terremoto.

Ma in tutta la sua carriera, spesso insieme al fratello, Renaud aveva coperto le guerre in Iraq e in Afghanistan, la violenza dei cartelli della droga in Messico e la disperazione dei rifugiati centro americani.

Suo anche il toccante Dope Sick Love del 2005, che racconta la storia di alcune coppie di tossicodipendenti nelle strade di New York. Il New York Times, nel dare la notizia e ricordare il talento di Renaud, si è premurato di chiarire che «(…) Aveva un nostro vecchio badge, ma non era lì per noi». Come ha scritto Andrea Purgatori in un tweet, quello che sappiamo e vediamo, di questa come di tante altre guerre, lo dobbiamo ai tanti giornalisti precari che ce lo raccontano. Come ha fatto Brent Renaud, fino all’ultimo istante di vita.

 

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Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

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