laura conti

Lungimirante, visionaria, attenta osservatrice della realtà. Laura Conti, a cento anni dalla sua nascita, è una figura di riferimento non solo per la cultura ambientalista italiana e europea, ma per tutte le donne e gli uomini che cercano, in questo momento storico di crisi e di incertezze, una strada per costruire una società solidale, all’insegna dell’amore per la vita di ogni essere vivente. Per aiutarci a comprendere meglio il pensiero della madre dell’ecologismo italiano, la giornalista Valeria Fieramonte ha scritto il libro La via di Laura Conti (Enciclopedia delle donne,2021). Un contributo prezioso per scandagliare il presente. Una analisi dei problemi che attanagliano la nostra società complessa e globalizzata attraverso il punto di vista di una intellettuale disperatamente attuale.

 

valeria fieramonte
La giornalista Valeria Fieramonte

 

Laura Conti come Rossana Rossanda ha lottato per avere una voce indipendente nel dibattito pubblico, e  particolarmente nell’area politica della sinistra italiana. Ma a differenza della “ragazza del secolo scorso”  non aderì al gruppo del “Manifesto”: restò nel Partito Comunista Italiano fino al suo scioglimento. Fino a  quando divenne cioè Pds.  E in quei giorni del 1989  si schierò contro quella svolta, perché avrebbe sancito il distacco definitivo del partito dalla classe operaia. Medico, studiosa e scrittrice – ventisei libri pubblicati e numerosi articoli e  saggi per riviste – Laura Conti è stata l’esempio di donna impegnata, lucida pensatrice che capì sin dai primi anni quaranta il legame stretto fra salute e ambiente. Da divulgatrice e attivista per la Lega per l’Ambiente (attuale Legambiente), poi,  affiancò alle sue battaglie ecologiste la  conoscenza scientifica sistemica, e allo stesso tempo denunciò i pericoli che si nascondevano dietro lo sviluppo tecnologico: la tendenza distruttrice dell’antropocentrismo, l’automazione delle fabbriche, la realizzazione di una società del controllo.

L’urgenza ecologica

Nel libro Il dominio sulla natura, pubblicato nel 1973, ad esempio, Conti rivolge ai lettori una domanda estremamente attuale: «Si potrà evitare che l’elettronica, coi suoi meravigliosi progressi, finisca col fare di ciascuno di noi un sorvegliato speciale?».  E così, mentre il mondo assisteva al tramonto del socialismo reale, la studiosa ambientalista denunciava i limiti dell’economia capitalista, e spiegava la necessità di cambiare modello economico per salvare il pianeta, senza però cedere a soluzioni ideologiche. Il disastro di Seveso fu l’occasione per dimostrare che era ormai in atto una crisi ambientale, e che c’era e c’è una relazione stretta fra economia, salute della Terra e della specie umana. Si legge in uno scritto del 1977 :

«Ci dobbiamo chiedere se è possibile salvare l’equilibrio vitale del pianeta, o almeno iniziare un’azione efficace il tale direzione, già all’interno del sistema capitalista, oppure se il sistema capitalista ci farà arrivare alla catastrofe…». Una questione ancora aperta, che si unisce a molte altre presenti nel volume di Valeria Fieramonte.

Tra amore, progresso e sviluppo

Il lettore rimarrà senza dubbio affascinato  dal legame costante in Laura Conti fra impegno politico e vicende private, spesso drammatiche. Due episodi condizionarono fortemente la sua storia: i giorni trascorsi nel campo di concentramento di Bolzano, dove si contavano due morti a settimana per efferati maltrattamenti, e la perdita di Armando Sacchetta, unico uomo che aveva veramente amato morto nei giorni della Liberazione, in seguito a una emorragia provocata da un intervento chirurgico fatto per arrestare un inizio di cancrena.

«Per tutta la vita conserverà le stampelle di lui: nessun legame è più forte di quello che si crea per la sopravvivenza in condizioni estreme. Nessun legame per la vita è più forte di quello che si crea nell’ardore della giovinezza», spiega Fieramonte.

Il fascismo è presente nei pensieri di Conti. E lo riconosce, in nuove forme,  nella società di massa, nella società del consumo senza limiti, in cui lo sviluppo si confonde con il progresso. Una tesi che  ricorda quella  di un altro intellettuale scomparso prematuramente: Pier Paolo Pasolini. Come il poeta, regista e scrittore, anche Laura Conti aveva visto nell’Italia del dopoguerra, quella del boom economico, la scomparsa della cultura popolare difesa dal Pci, al quale aveva deciso di iscriversi nel 1950, passando prima per il Psiup.

 

Pier Paolo Pasolini
Il regista, scrittore e poeta Pier Paolo Pasolini

 

L’ecologista, partigiana e politica, alla stregua di Pasolini, autore del celebre articolo sul vuoto del potere, presentato attraverso la metafora delle lucciole, e pubblicato sul Corriere della sera nel 1975, aveva colto il deterioramento del rapporto uomo-ambiente,  e le sfide etiche e culturali che l’Italia avrebbe dovuto affrontare. E lo fa dalle pagine dei quotidiani «l’Unità» e Rinascita,  con toni spesso polemici. Ricordiamo i suoi scritti sul movimento femminista e la legge 194.  In particolare, nel libro Il tormento e lo scudo scrive:

«Se non si afferma in modo chiaro e netto che la donna è l’unica a poter decidere se l’embrione è un uomo o no ( perché la scienza non può deciderlo e la società non deve), ne deriva qualcosa di ancora più grave: la subalternità della donna su un piano più generale, perché non può essere veramente libero chi non dispone liberamente del proprio corpo».

 

La politica e il disincanto

Il piglio critico accompagnerà Laura Conti  durante  la sua esperienza da parlamentare (fu eletta nel 1987), e  in occasione del referendum sul nucleare,  ma sarà la sua posizione sulla caccia nel 1990 ad avviare la rottura con il mondo ambientalista e con i Verdi. La sua delusione espressa nel libro Discorso sulla caccia è evidente: «Quello che mi stupì non fu il rozzo machiavellismo di politicanti di fresca nomina…ma piuttosto il fatto che le associazioni ambientaliste accettarono di farsene asservire , firmando annunci pagati dalle liste dei Verdi nei quali la proposta di legge veniva calunniata in perfetta malafede».  E conclude:

«Di due mondi opposti di vedere il mondo: i deputati Verdi, che avevano escogitato l’ostruzionismo, pensavano di imporre i propri principi etici con la furberia e con la violenza; sembrano persone miti e dolcissime, ma sono dei fanatici della Santa Inquisizione».

 

Guarda lo Spot Pubblicita WWF Referendum Contro Caccia e Pesticidi nel 1990

 

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Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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