Laura Conti

Laura Conti era nata a Udine nel 1921 ed è morta a Milano nel 1993 (Foto: mappeser.com)

A proposito di Laura Conti, madre dell’ecologismo italiano

Le lunghe discussioni sullo “stato stazionario” o sul rapporto fra causa ed effetto, l’idea di una scienza utile al cambiamento. Una maestra dell’ambientalismo scientifico raccontata da un maestro, anche lui, della riflessione epistemologica per la sostenibilità. Un dialogo che prosegue…

 LEGGI TUTTO IL DOSSIER Il mio omaggio visivo a Laura con un’opera inedita di FABRIZIO CARBONE /  Gli occhi di Laura. Uno sguardo scomodo sul presente di CHIARA CERTOMÀ / Laura torna in libreria. Intervista a Marco Martorelli di MARCO FRATODDI / Perché fu preziosa per noi di ERMETE REALACCI / A proposito di Laura Conti, madre dell’ecologismo italiano di MASSIMO SCALIA
 LE OPERE LETTERARIE Cecilia e le streghe, fra poesia e noir / Una lepre con la faccia di bambina di LOREDANA LUCARINI
 LA BIOGRAFIA Sulle tracce di Laura Conti, il volume di Valeria Fieramonte di MICHELE D’AMICO

«Quanto vapor acqueo produce nel mondo l’elettricità da nucleare?» insisteva con la sua vocina colei che Gianni (Gianni Mattioli, fisico e da sempre compagno di battaglie ambientaliste dell’autore, ndr) e io chiamavamo, tra noi due e con molto affetto, la “cara vegliarda”. Ahimè, molto più giovane allora di noi adesso. E Laura non si accontentava degli argomenti general-generici con i quali cercavamo di dissuaderla: il saldo nel confronto col termoelettrico tradizionale non era molto significativo e quindi non si poteva andare contro il nucleare per quella strada. Insomma, dovemmo fare i conti a parità di potenza e di utilizzo. Una faticaccia, e ovviamente erano solo delle stime, ma alla fine si convinse. La “cara vegliarda” era in realtà una persona ricca e complessa.

Partigiana a vent’anni nella “Curiel”, fortunosamente scampata ai lager dello sterminio nazista, medico e militante politica, la sua vita sentimentale connotata da difficoltà e sofferenze, almeno per come io la percepii.

 

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Nel mondo dell’ambientalismo scientifico lei, che era tra i più dotati di fantasia creativa – ricordate “Una lepre con la faccia da bambina”, appena ripubblicato da Fandango? – diffidava dei buoni sentimenti ambientalisti o di spiegazioni preminentemente qualitative. Quando uscì “Lo stato stazionario” di Herman Daly mi chiese come potesse essere «quantificato», al di là dei condivisibili criteri e delle ricette che proponeva. Insomma, benissimo cercare di costruire uno stato stazionario globale che tenesse insieme ecologia ed economia, ma su quale modello teorico si poteva basare? Il pur nobile tentativo di Georgescu-Rögen, padre scientifico di Daly, di sottomettere l’economia alle leggi della termodinamica non aveva convinto, non solo me.

E quindi introdussi Laura per i sentieri fisico-matematici di un modello che accoppiasse a ogni variabile economica una variabile ecologica.

L’elegante formalismo hamiltoniano alla base dell’idea affascinò Laura. Stavamo a Pacina, nello stupendo ex convento dove ci aveva ospitato Enzo Tiezzi in preparazione delle tesi congressuali della Lega per l’ambiente, nel Senese. Quarant’anni dopo, quei cenni sono divenuti un articolo pubblicato sulla prestigiosa “Ecological Economics”. Grazie Laura.

 

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Laura era, per quel che diceva e scriveva, impegnata nella battaglia contro la pretesa superiorità e oggettività della scienza, una scienza “quintessenza astratta delle forze produttive”. Seguendo Marcello Cini, la scienza e lo scienziato non hanno un ruolo al di sopra delle parti ma va invece dichiarato il contesto in cui ci si colloca, da che parte si sta: quella dell’ambiente e della salute. I “concerned scientists”, insomma. Tutto ciò che studiamo o divulghiamo non vive “al di sopra”, ma “dentro” quella preoccupazione. E come poteva non essere così per Laura, che da consigliera regionale in Lombardia si era prodigata senza risparmi nella drammatica vicenda di Seveso?

 

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La critica alla non neutralità della scienza, al riduzionismo e all’“inevitabilità” del progresso – fondamentale il ruolo della rivista “Sapere” e di Giulio Maccacaro –riconosceva che parte rilevante dei progressi del sapere scientifico, di tante applicazioni e tecnologie che hanno giovato al benessere dell’umanità ha le sue radici proprio nel riduzionismo. Ma non ammetteva quella pretesa di “pensiero unico” ancor oggi maggioritario, eppure non più unico, all’interno della comunità scientifica.

 

Laura Conti
Laura Conti in un’immagine del 1976 (Foto: segnalo.it in un testo di Paolo Ferrario)

A Laura era ben chiaro che la realtà è assai più ricca e complessa di “quanto non sappia la nostra filosofia”. Ne sono testimonianza gli articoli, tra gli altri, che scrisse per la vecchia edizione di “Quale Energia”.

La critica allo scientismo era anche funzionale alla battaglia culturale che Laura conduceva dentro il Pci. Il credo nelle “magnifiche sorti e progressive” e la base riduzionista su cui poggiava erano un luogo comune di successo. Era il manto nobile che ricopriva il piatto “sviluppismo”, industrialista e acritico fautore della crescita, così diffuso nella sinistra e nel sindacato. Laura, nell’affrontare questo nodo, sviluppava una sua peculiarità: proporre le cose in modo provocatorio. Così, aveva cominciato a sostenere che in fin dei conti Malthus aveva ragione nei confronti di Marx. Un pugno nello stomaco, ma per evocare la cultura del limite e cercare di fare breccia nelle “dure cervici” di molti importanti dirigenti del movimento operaio e della sinistra. E per affermare la nuova consapevolezza che aveva portato a “The Limits to Growth”, il rapporto sui limiti della crescita prodotto dal Mit e pubblicato nel 1972 dal Club di Roma. E altri pugni nello stomaco li distribuì, penso anche con qualche divertimento.

 

La centrale elettronucleare Garigliano
Laura Conti si schierò apertamente contro il nucleare. Qui sopra le centrale Garigliano, ferma dal 1978 (Foto: Wikipedia)

 

Quanti incontri, e quante battaglie insieme! Dov’era? Napoli, forse. Nell’ampia sala illuminata dal sole intervenimmo in coppia sul nucleare, a partire dai problemi della centrale del Garigliano, nel Casertano, chiusa da tempo. E Antonio Bassolino, per il quale era stato convocato l’affollato incontro, si schierò pubblicamente, primo dirigente nazionale del Pci, contro il nucleare.

 

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Nel dolce clima di Mondello – una bella “due giorni” – la discussione fu continua. Laura, da medico, era abituata al rapporto causa/effetto come base della diagnosi. In realtà quel rapporto, difficile da provarsi appena si esce dall’empireo della Meccanica Celeste, trionfo della fisica newtoniana ma su sistemi non complessi, la diagnosi lo può cogliere, quando non sbaglia, perché essa è una sorta di meta-epidemiologia fondata su ripetute esperienze e su caterve di letteratura scientifica.

Così, passammo due giorni con Laura che mi proponeva l’associazione causa-effetto nei più disparati campi dello scibile e io che dovevo trovare il contro esempio. Che fatica divertente!

Poi, la querelle sulla caccia. Da un lato il suo vezzo della contrapposizione, dall’altro l’angoscia dei dirigenti dell’allora Lega per l’ambiente che temevano, a ragione, la rottura col mondo dell’agricoltura. Uno scontro duro e Laura uscì dalla Lega per l’Ambiente, ma penso che con gli occhi dell’oggi quella vicenda vada riguardata con intelligente indulgenza.

 

Consulta il fondo Laura Conti nel sito web della Fondazione Micheletti

Fondazione MichelettiA ricordare pubblicamente Laura Conti e ciò che ha rappresentato, come non facemmo subito, fu, parecchie settimane dopo la sua morte, l’iniziativa di Loredana Lucarini. Forse per punirci della disattenzione Loredana scelse per la commemorazione una serata torrida di luglio a Palazzo Isimbardi, sede della Provincia di Milano, dove un nugolo di zanzare massacrò quella parte di noi che il caldo non aveva ancora liquefatto. Grazie a Marco Martorelli e a Giorgio Nebbia che ne fu uno dei maggiori fautori, l’opera omnia di Laura Conti è stata raccolta ed è disponibile presso la Fondazione Micheletti.

 

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Massimo Scalia
Massimo Scalia è fra i più noti esponenti del movimento ambientalista, fautore dell'approccio scientifico. Docente di Fisica Matematica all'Università “La Sapienza” di Roma, è stato leader del movimento antinucleare e attivo protagonista dei due referendum (1987, 2011) che hanno determinato la messa al bando in Italia dell'energia nucleare. Cofondatore di Legambiente e dei Verdi, è stato parlamentare alla Camera dei Deputati (1987 – 2001), dove ha promosso la legislazione su risparmio e fonti energetiche rinnovabili (Leggi 9 e 10 del 1991) e quella sul divieto di produzione e utilizzazione dell’amianto (1992). Per due legislature (1995 -2001) è stato presidente della Commissione parlamentare d’inchiesta sulle “ecomafie”. Dopo la ribellione di Scanzano Jonico, è stato indicato dalla Regione Basilicata come componente della commissione tecnico-scientifica per la sicurezza nucleare (2000 – 2006). Presidente della commissione tecnico-scientifica per il piano energetico della Regione Lazio (2007 - 2009), è stato copresidente del comitato scientifico della campagna Unesco 2005 –2014 per l’educazione allo sviluppo sostenibile.

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