popolo Yanomami

Il popolo Yanomami ha visto il proprio territorio invaso e distrutto per decenni dai cercatori d’oro, dal 1992 illegali nell’area divenuta protetta

È incominciata l’8 febbraio l’operazione contro i ricercatori d’oro, i cosiddetti “garimpeiros”, che agiscono illegalmente nella riserva indigena Yanomami, in Amazzonia. Gli elicotteri militari “Black Hawak”, come riferisce il quotidiano Folha de Sao Paulo, sorvolano l’area. Il principale obiettivo dell’operazione dell’Agenzia di Protezione Ambientale Ibama, in collaborazione con il Dipartimento agli affari Indigeni Funai e le Forze nazionali di pubblica sicurezza, è la distruzione dei macchinari utilizzati nell’estrazione dei minerali nel territorio degli indigeni, situato nello Stato di Roraima nel nord del Brasile.

È il sostegno tanto atteso alle comunità indigene torturate.

 

 

Come ha rivelato il Rapporto della Hutukara Associação Yanomami l’estrazione illegale nella riserva degli Yanomami non si è fermata dal 2019. Più di 3.272 ettari devastati già nel dicembre 2021. I minatori hanno costruito aree illegali e siti estrattivi dannosi per l’ambiente. Lo scorso 5 dicembre, sorvolando Roraima, i membri di Greenpeace e dell’Istituto Socioambiental (ISA) hanno individuato una strada illegale all’interno della riserva, lunga già 150 chilometri, oltre a quattro escavatori idraulici nelle vicinanze. «Quella strada è la strada per il caos. Trasformerà la terra indigena Yanomami in un vero e proprio inferno», ha dichiarato Danicley de Aguiar, attivista della campagna per l’Amazzonia di Greenpeace Brasile.

Un ennesimo attacco alle comunità indigene, a chi cerca da oltre 50 anni di difendersi dagli invasori, dalle azioni illegali sostenute da Jair Bolsonaro.

L’attacco di Bolsonaro a indigeni e territori

Nel 2019 l’ex presidente brasiliano, infatti, si preoccupò di tagliare i finanziamenti alle agenzie federali responsabili della protezione ambientale e dei diritti degli indigeni, favorendo le occupazioni dei garimpeiros, circa 20.000 minatori illegali, con il supporto dei militari e della polizia. Secondo il Rapporto della Hutukara Associação Yanomami, 15.000 dei 27.000 Yanomami sono stati colpiti. Le comunità situate entro un raggio di 10 km dalle aree minerarie hanno subito violenze sessuali, stupri, omicidi. I giovani indigeni sono stati attratti dall’attività mineraria. E i bambini yanomami muoiono di malnutrizione a un ritmo 191 volte superiore alla media brasiliana.

 

Davi Kopenawa Yanomami
Davi Kopenawa Yanomami, presidente dell’organizzazione Yanomami Hutukara

 

«Sono stanco di sentire il pianto delle madri e dei padri Yanomami che hanno perduto i loro figli», ha detto Davi Kopenawa Yanomami, noto leader e presidente dell’organizzazione Yanomami Hutukara.

«La morte dei nostri bambini non è colpa degli Yanomami. Noi Yanomami siamo esseri umani, ma Bolsonaro ha distrutto la nostra salute e la nostra terra. Un crimine che si sta verificando nella mia ‘casa’. Oltre a urgenti cure sanitarie, la cosa di cui abbiamo più bisogno è la protezione permanente e totale della nostra terra, in particolare nelle aree di frontiera dove vivono i Moxihatetea. Ciò che è accaduto non deve ripetersi mai più».

Un segnale importante del nuovo governo

La pensa così anche il neopresidente Luiz Inácio Lula da Silva. Il presidente che ha istituito il Ministero per le popolazioni indigene diretto dall’attivista Sonia Guajajara. E da Lula, a pochi giorni dal suo insediamento, sono arrivate le dichiarazioni di solidarietà nei confronti di chi ha dovuto fare i conti con le politiche discriminatorie di governi conservatori e fascisti:

«Più che una crisi umanitaria, quello che ho visto in Roraima è stato un genocidio. Un crimine premeditato contro gli Yanomami, commesso da un governo insensibile alle sofferenze del popolo brasiliano».

 

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Anche Surivival international invita a proteggere la terra degli Yonomani seguendo un piano preciso: sfrattare i minatori, inviare squadre sanitarie, perseguire politici e uomini d’affari che hanno tratto profitto da questo genocidio, smantellare le violente bande criminali che ora operano nell’area e perseguire coloro che hanno attaccato e ucciso gli Yanomami, ripulire la filiera per garantire che chiunque acquisti oro brasiliano possa avere la certezza che sia stato estratto legalmente, garantire che questa tragedia non si ripeta più. Ha dichiarato Sarah Shenker, direttrice di Survival International Brasile:

«Questo disastro è stato in gran parte orchestrato dall’ex Presidente Bolsonaro. Ha incoraggiato l’invasione dei minatori e ha persino impedito alle equipe mediche di entrare nell’area quando la portata dell’emergenza sanitaria era già ben evidente».

 

 

E ha aggiunto:«Ora, oltre a espellere i minatori, serve un massicco intervento sanitario per contrastare la crisi. E per smantellare e consegnare alla giustizia le bande criminali che occupano l’area e hanno sparso il terrore nel territorio degli Yanomami, occorrerà una reale volontà politica. Questa operazione arriva appena in tempo. È vitale che le autorità caccino i minatori e li tengano fuori per sempre. Per troppo tempo hanno flagellato le vite degli Yanomami provocando miseria e distruzione indicibili. Anche se verranno espulsi e tenuti lontani, ci vorranno molti anni prima che gli Yanomami e la loro foresta si possano riprendere».

 

Saperenetwork è...

Michele D'Amico
Michele D'Amico
Sono nato nel 1982 in Molise. Cresciuto con un forte interesse per l’ambiente.Seguo con attenzione i movimenti sociali e la comunicazione politica. Credo che l’indifferenza faccia male almeno quanto la CO2. Giornalista. Ho collaborato con La Nuova Ecologia e blog ambientalisti. Attualmente sono anche un insegnante precario di Filosofia e Scienze umane. Leggo libri di ogni genere e soprattutto tante statistiche. Quando ero piccolo mi innamoravo davvero di tutto e continuo a farlo.

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