L'European research institute monitora (e cerca di contenere) la presenza di micoplastiche sulle Alpi (Foto: Flickr)

Microplastiche, le sfide di Eri per la salvaguardia delle montagne

L’European Research Institute è da tempo attivo con iniziative di ricerca, informazione e sensibilizzazione, per monitorare e contenere l’inquinamento da plastica sulle Alpi. L’obiettivo è preservare un ecosistema che contribuisce in modo importante anche alla salute delle aree urbane circostanti

Sentiamo spesso parlare di microplastiche, ma siamo soliti associare la loro presenza per lo più agli ambienti marini. Eppure è stato dimostrato come queste viaggino anche in alta quota. L’European Research Institute ha ideato e realizzato nei mesi scorsi il progetto “A⅃ꟼ-Stop the ALPs becoming Plastic Mountains – Evitiamo che le Alpi diventino montagne di plastica”, con l’apporto scientifico del Dipartimento di Scienze Applicate e Tecnologia del Politecnico di Torino coordinato dalla professoressa Debora Fino e dall’ingegnera Camilla Galletti. Spiega Debora Fino, Resources Manager del Green Team del Politecnico di Torino:

«Questo progetto ha subito attirato la mia attenzione perché credo che una Università pubblica al servizio del paese si debba impegnare per proteggere e salvaguardare uno tra i beni più preziosi che abbiamo, le Alpi, che costituiscono un patrimonio culturale di grande valore e un insieme di ecosistemi naturali di rara bellezza».

 

Debora Fino, docente del Politecnico di Torino, è una dei coordinatori del progetto sulle microplastiche in alta montagna

 

Obiettivo del progetto: proteggere l’habitat di alta montagna dall’inquinamento da plastica e da azioni incoscienti e incivili che finiscono per colpire anche i territori più selvaggi che a prima vista si direbbero incontaminati. È per questa ragione che si è svolta una indagine sulla presenza di microplastiche, prelevando venti campionamenti di neve raccolta durante la stagione invernale 2020-2021 sulle alpi occidentali piemontesi all’interno di quattro aree: alta valle Orco, val d’Ala-valli di Lanzo, val Chisone, valle Gesso-Alpi Marittime.

Le analisi del materiale hanno consentito di eseguire un conteggio di particelle e fibre presenti nei campioni, riuscendo a identificare anche le tipologie di polimeri. È stato dedotto che una maggiore presenza di microplastiche nelle nevi sia causata dalla presenza umana nelle zone montane, soprattutto dovuta al turismo e alle attività sportive.

 

Hanno aderito alle varie iniziative del progetto quattro rifugi alpini ‘pilota’, otto scuole, 380 partecipanti a 19 eventi di formazione per professionisti della montagna e 238 volontari che, durante 23 escursioni, hanno ripulito 197 km di sentieri raccogliendo un totale di 98 kg di rifiuti di plastica.

«In questi ultimi 5 anni – spiega Franco Borgogno, Responsabile Progetti Ambientali di European Research Institute – abbiamo acquisito una grande esperienza sul tema dell’inquinamento da plastica: dall’Artico al Mediterraneo, dai fiumi alla neve. Attraverso un’azione ‘sistemica’ e strutturale sulle montagne, vogliamo valorizzare e proteggere le Alpi come fonte di benessere per le grandi aree urbane che le circondano, l’intero continente, e i rifugi alpini come elementi chiave della sostenibilità e della sensibilizzazione.

 

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Queste attività ci hanno permesso di coinvolgere un grande numero di persone e, grazie al successo che hanno riscosso, di poter proseguire il lavoro ampliando notevolmente l’area di intervento e il numero di iniziative». Le attività dell’Eri sono infatti già riprese e andranno avanti fino al luglio 2023 nell’ambito del progetto denominato CleanAlp, che continuerà ad analizzare i rifiuti presenti sulle nostre montagne per adeguare soluzioni pratiche e interventi educativi a tutela di questa preziosa risorsa naturale.

 

Franco Borgogno, Progetti Ambientali European Research Institute

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Anastasia Verrelli
Nata e cresciuta nella meravigliosa Ciociaria, sin da piccola sviluppa un amore smodato verso l'ambiente e il territorio. Durante gli anni di studi si avvicina sempre più al mondo del giornalismo, in particolare al giornalismo ambientale e culturale. Durante l'esperienza universitaria nel Dipartimento di Lettere dell'Università di Cassino contribuisce a far nascere la rivista Cassinogreen, oggi associazione con lo scopo principale di far avvicinare i giovani universitari e non solo al mondo green, di cui oggi è vicepresidente. Ha organizzato diversi webinar e seminari ospitando importanti esperti del settore. Nel 2020 inizia a collaborare come addetto stampa per l'ente territoriale del Gal Versante Laziale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Laureanda magistrale in lettere moderne e studentessa di un master in Digital Communication, spera di migliorare le sue capacità comunicative per trasmettere ai suoi lettori lo stesso interesse per la sostenibilità.

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