Edificio del futuro, fienile, clima killer. A Berlino il museo non ancora nato è già nella bufera
Il Museum der Moderne in costruzione nella capitale tedesca, progettato da un prestigioso studio di archistar, è stato bocciato da esperti, ambientalisti, e dalla Corte dei Conti. Nel mirino, i costi esorbitanti e l’impatto ambientale ed energetico elevato. Che in piena recessione e crisi energetica conta più del solito
Nelle intenzioni doveva essere l’equivalente tedesco del Moma di New York e della Tate Modern di Londra. I detrattori lo hanno già soprannominato “fienile” o “tendone della birra”, per la sua forma dal tetto spiovente, per i progettisti è “l’edificio del futuro” e, stando al progetto, dovrebbe sorgere a Potsdamer Platz, a pochi passi dalla Neue Nationalgalerie per un costo stimato intorno ai 450 milioni di euro. La conclusione dei lavori è prevista per il 2026. Almeno così era prima delle polemiche che stanno infiammando Berlino. Il pomo della discordia è il Museum der Moderne, il museo d’arte del XX secolo della capitale tedesca progettato dal duo di archi star svizzere Herzog & de Meuron. Qual è il problema? L’edificio sembra non essere all’altezza degli standard, sia per i costi che per consumi e inquinamento. Come riporta il Guardian, la maggior parte delle critiche ruotano intorno al cemento, materiale principale con sui sarebbe costruito il museo, oltre che alla struttura interna aperta e trasparente, che richiederebbe un sistema di ventilazione complesso e costoso, in grado di mantenere la temperatura e l’umidità a livelli ottimali per non danneggiare le opere. Su Die Zeit l’esperto di conservazione Stefan Simon definisce l’edificio un “klimakiller”, molto meno efficiente energeticamente rispetto a strutture berlinesi più “anziane” come l’ottocentesco Altes Museum. Nikolaus Bernau, uno dei principali critici di architettura, ha definito l’edificio “un disastro“ sia dal punto di vista ecologico che economico.
Il Bundestag ha deciso di concedere altri 10 milioni per cercare di colmare le lacune, la Corte dei Conti tedesca ha definito il progetto “troppo caro e non ecologico” e la ministra della cultura Claudia Roth ha chiesto ufficialmente di rinnovare il design, utilizzando meno cemento e introducendo pannelli solari e una struttura per la raccolta dell’acqua piovana. Dal canto loro, Herzog & Meuron hanno detto poco sul progetto, se non che l’escalation dei costi ha molto a che fare con la necessità di scavare più a fondo nel terreno paludoso di Berlino per aumentare il volume dell’edificio dopo che la superficie del museo ha iniziato ad invadere troppo l’adiacente chiesa di San Matthäus. Sempre dalle pagine di Die Zeit, Tobias Timm, esperto d’arte, ha lanciato con un editoriale una provocazione agli attivisti per l’ambiente che negli ultimi mesi stanno protestando nei musei di mezza Europa, esortandoli a prestare attenzione al caso. E c’è da scommettere che nel bel mezzo della crisi economica ed energetica che sta divorando il Vecchio Continente scosso alle fondamenta dalla guerra in Ucraina, inclusa la pur solida Germania, la risposta non si farà attendere molto.
Saperenetwork è...
- Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.
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