Ghiacciai, confini e risorse idriche
Le alluvioni nostrane, improvvise e molteplici, non si fermano. Intanto la crisi climatica sta estinguendo i ghiacciai alpini. A tal punto da spingere a una revisione dei confini tra Svizzera e Italia. Ma il fenomeno minaccia soprattutto l’approvvigionamento idrico, come dimostra il progetto “Fino all’ultima goccia” di Greenpeace
Mentre mezza Italia del Nord, dall’Emilia Romagna di nuovo in pericolo, alla Liguria, è alle prese con le alluvioni e la Sicilia, dopo mesi e mesi di siccità, è letteralmente inondata per chilometri da piogge torrenziali, il Ghiacciaio del Cervino, al confine tra la Valle d’Aosta e il comune svizzero di Zermatt, che a causa del riscaldamento globale si sta sciogliendo, ridisegnando i confini nazionali sia di Svizzera che d’Italia.
Confini da rivedere
La revisione dei confini è stata discussa a lungo da una commissione mista tra Italia e Svizzera, con l’obiettivo di trovare un accordo che rispettasse gli interessi economici e territoriali di entrambe le nazioni, visto che sono al centro del contenzioso luoghi molto frequentati da turisti e appassionati di sport invernali.
Il confine, tradizionalmente tracciato lungo le linee di spartiacque dei ghiacciai e delle nevi perenni, sarà spostato in alcune aree di circa dieci metri.
Il rifugio delle Guide del Cervino, situato a margine del Plateau Rosa, rimarrà in territorio italiano, nel comune valdostano di Valtournenche, scongiurando il rischio di una divisione della struttura tra i due Paesi.
Geografie naturali e politiche e cambiamento climatico
La rettifica del confine tra Italia e Svizzera nella zona del Cervino è solo uno degli esempi di come il riscaldamento globale stia ridisegnando le geografie naturali e politiche. Se non si prenderanno misure drastiche per ridurre le emissioni di gas serra, il vero rischio, come si legge da un recente comunicato diramato da Greenpeace “è di perdere per sempre alcune delle meraviglie naturali che definiscono le Alpi e il loro ecosistema”. E infatti, secondo i dati diffusi dallo Swiss Glacier Monitoring Network a settembre 2024, i ghiacciai della zona hanno perso il 4% del loro volume nel 2023, la seconda perdita più grave mai registrata, superata solo dal record del 6% nel 2022. I ricercatori attribuiscono queste perdite alle estati particolarmente calde e alle scarse nevicate durante l’inverno 2022: se il trend dovesse proseguire, c’è il rischio concreto che lo scioglimento dei ghiacciai acceleri ulteriormente.
Il Ghiacciaio del Lys e il progetto “Fino all’ultima goccia”
Lo scioglimento rapido dei ghiacciai dovuto al cambiamento climatico è un problema molto grave per tutto l’arco alpino, ed è alla base del progetto di Greenpeace, Fino all’ultima goccia, partito l’11 ottobre e il 12 ottobre con una spedizione sul Monte Rosa insieme al Comitato Glaciologico Italiano e al Dipartimento di Scienze e Politiche Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. La spedizione intende studiare gli impatti del cambiamento climatico sul Ghiacciaio del Lys, uno dei testimoni più evidenti della crisi climatica, dato che da inizio ‘800 ha visto una riduzione di lunghezza di quasi 2 km e la lingua valliva si è separata dai bacini glaciali superiori, creando tre-quattro corpi glaciali senza più collegamento. Come spiega Luigi Perotti, segretario del Comitato glaciologico italiano:
«L’innalzamento delle temperature e la fusione dei ghiacciai, accelerati negli ultimi 30 anni principalmente a causa delle attività umane, stanno avendo e avranno ancor più in futuro grandi ripercussioni sulla disponibilità della risorsa idrica e sulla sua stagionalità»
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