Dal filo di mare, umile scarto delle cozze, possono nascere intarsi usati anche dai brand d'alta moda

Giornata mondiale degli oceani, rinascita e green jobs dal filo di mare

Una tecnica antica che recupera gli scarti delle cozze, con cui detenute e vittime di violenza hanno imparato un nuovo mestiere, sostenibile e creativo. L’iniziativa della Fondazione Territorio Italia e Made in Carcere è stata realizzata con la collaborazione del Kyoto Club e della rete Green Heroes

In occasione della giornata internazionale degli oceani la Fondazione Territorio Italia in collaborazione con Made in Carcere, allarga il progetto Innovazioni Sartoriali con dei corsi di formazione dedicati alle donne delle carceri femminili di Lecce e Taranto, sartorie sociali di periferia e delle residenze protette sarde per la lavorazione del cordoncino, scarto delle cozze, riconvertito in filo di mare per produrre ricami, accessori, decorazioni e bottoni.

Le giornate di formazione sui green jobs con il tema Design di rinascita, si sono svolte dal 28 maggio al 5 giugno e hanno coinvolto donne detenute e in prossima uscita, donne inoccupate o disoccupate, donne vittime di violenza.

Nelle giornate dedicate ai corsi in green jobs le formatrici Monica Saba di Ovis Nigra Creazioni e Ambra Mediati, decoratrice professionista, hanno trasmesso alle partecipanti diverse tecniche di stampa ecoprint, o meglio dire eco-imprinting rinnovabili utilizzate per stampare su tessuto l’impronta delle foglie e dei fiori ma anche delle bucce di cipolla. Per questa lavorazione non vengono utilizzati coloranti ma, in una tecnica che è una sorta di stampante vegetale, forme ed effetti cromatici vengono impressi sul tessuto direttamente da terra e vegetali, recuperati e disposti in una armonica composizione.

 

 

Dal riutilizzo di rifiuti vegetali si sono apprese anche diverse tecniche di trasformazione in gioielli, accessori e arta sacra come i rosari. La tecnica più innovativa presentata durante i corsi è stata la lavorazione del filo di mare, ricavato dal filamento con cui la cozza si tiene attaccata alla roccia.

Il procedimento antico, della tradizione tarantina, città simbolo della cozza, che trasforma i filamenti di scarto in intarsio tessile e bottoni, si ispira e anche vuole essere omaggio a Chiara Vigo, unica maestra mondiale della lavorazione del bisso, le cui opere realizzate dalla lavorazione del bisso della Pinna Nobilis sono state riconosciute dall’Unesco come patrimonio dell’umanità. Nel caso della cozza però si tratta di un rifiuto che non è nobile, ma umile scarto recuperato dalle sbissatrici (macchinari che separano la cozza dal suo filamento) e messo a disposizione da Paolo Varrella e da Ama, associazione mediterranea acquacoltori.

Grazie a questi intrecci di collaborazioni e competenze quel rifiuto viene salvato dallo smaltimento e diventa filo prezioso, memoria di mare da intarsiare nei dettagli decorativi dei tessuti delle maison dell’alta moda, sempre più vicine all’economia circolare.

Attraverso un procedimento antico, della tradizione tarantina, città simbolo della cozza, si trasformano i filamenti di scarto delle cozze in intarsio tessile e bottoni

 

Altro importante supporto per partecipare al bando del Mise del Pnrr impresa donna con sostegno finanziario diretto alle imprese femminili esistenti e alle donne che vogliono creare impresa. Federica Caria, specializzata in strategia di impresa, agente di progetto ed esperta in project scouting, come tutor e guida per aiutare le donne destinatarie della formazione ad accedere al bando Pnrr per l’imprenditoria femminile e grazie alla stretta sinergia organizzativa con Caritas e Rotary.

 

 

 

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La realizzazione dei laboratori si deve anche alla importante collaborazione con la rete Green Heroes nata grazie al Kyoto Club diretto da Annalisa Corrado e testimoniata da Alessandro Gassmann. 

Daniela Ducato, Presidente della Fondazione Territorio Italia e di recente anche presidente nazionale Wwf, commenta: «Ancora una volta la cooperazione genera evoluzione, il recupero di una tradizione antica di Taranto diventa sapere artigianale contemporaneo, opportunità di lavori verdi sempre più richiesti dal mercato (green jobs). Nel design di rinascita Fondazione Territorio Italia, attraverso il trasferimento di saperi che ribaltano costantemente gli scarti in bellezza, aiuta a ritrovare dentro di sé quella stessa visione. Si allenano così autostima e talenti, perché anche nella disperazione si possa ritrovare il filo dell’innovazione e rinascere. Come fa, ancorata con il suo filo, tra terra e acqua l’instancabile cozza che ogni giorno depura e fa rinascere il mare».

 

Luciana Delle Donne è la fondatrice di Made in carcere (Foto: madeincarcere.it)
Luciana Delle Donne è la fondatrice di Made in carcere (Foto: madeincarcere.it)

 

Racconta Luciana delle Donne, fondatrice di Made in Carcere: «Una esperienza unica, indimenticabile. Una energia profusa su tutti i livelli. Le donne in stato di detenzione, per esempio, hanno subito portato vicino al viso il filo delle cozze e hanno annusato il profumo del mare, un’emozione veramente forte, con le lacrime agli occhi. Lo stupore poi del valore di una foglia che rimane impressa sul tessuto, ognuna di loro ha realizzato il suo rosario con i semi delle ciliegie.

Trasferire queste conoscenze a persone che stanno ricostruendo dignità e nuova identità ripaga di tutta la fatica quotidiana di remare contro corrente, laddove la fatica diventa un valore trasformativo e riparativo.

Abbiamo osservato anche il diverso approccio tra le risorse che in carcere lavorano da tempo e quelle che ancora non lavorano. Le prime cercavano uno sbocco lavorativo e quindi proponevano soluzioni, le altre felici di sopravvivere alla noia e al nulla di un carcere, in linea con la nostra ricerca scientifica in corso dell’impatto sociale generato che noi amiamo definire Bil, Benessere Interno Lordo». 

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Sapereambiente è una rivista d'informazione culturale per la sostenibilità. Direttore responsabile: Marco Fratoddi. In redazione: Valentina Gentile (caporedattrice), Sarah De Marchi, Roberta Sapio, Adriana Spera. È edita da Saperenetwork, società del gruppo Hub48 di Alba (Cn). Stay tuned 😉

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