Una protesta contro la minera di Gallok. Greta Thunberg è in prima fila (Foto: Facebook)

La Svezia, i Sami e quella miniera di ferro e ipocrisia

Martedì 22 marzo il governo svedese ha autorizzato un’impresa britannica a scavare una miniera di ferro a cielo aperto a Gállok, su un territorio degli indigeni Sami. Ambientalisti e attivisti dei diritti umani, tra cui Greta Thunberg, denunciano il razzismo e l’ipocrisia di un Paese, la Svezia, molto abile nel dare di sé un’immagine edulcorata ed inclusiva

Ha un nome che richiama l’omonimo poema arcaico, uno dei primi testi scritti in inglese antico, ma di cavalieri coraggiosi, re, dame e regine, nella società mineraria londinese Beowulf non c’è traccia. Ne è convinta Greta Thunberg che, senza mezzi termini, com’è nel suo stile, ha definito la decisione del governo svedese, che martedì 22 marzo ha autorizzato l’impresa britannica a scavare una miniera di ferro a cielo aperto a Gállok, nel bel mezzo del paese scandinavo, frutto di un «atteggiamento razzista, coloniale, miope e ostile alla natura».

 

 

Il sito di Gállok, infatti, a 30 miglia dalla città di Jokkmokk nella zona del Sápmi, sorge su un terreno appartenente al popolo indigeno dei Sami, ossia i Lapponi. Come riportato dal Guardian, la Beowulf Mining, combatte da circa un decennio contro la dura opposizione di Sami e ambientalisti per ottenere l’approvazione della miniera.

Per questo il sito è divenuto un simbolo dello squilibrio tra affari e governo e lo status protetto della cultura Sami.

Un simbolo di ipocrisia, secondo Thunberg e il mondo ambientalista: quella di una nazione, e di un governo socialdemocratico (guidato a Magdalena Andersson dal novembre 2021), che ama dare di sé un’immagine edulcorata, civile, inclusiva e attenta all’ambiente, ma che nei fatti dimostra spesso un’attitudine del tutto opposta. Specialmente nei confronti dei Lapponi, vittime da sempre di discriminazione.

«La Svezia finge di essere paese leader per l’ambiente e i diritti umani, ma in realtà sul suo territorio i diritti degli indigeni sono continuamente violati così come la natura continua ad essere combattuta. Il mondo lo ricorderà», tuona la diciannovenne attivista e leader dei Fridays For Future.

Dello stesso parere Amnesty International Sweden, che si dichiara “profondamente dispiaciuta” per la decisione, rilevando che alla miniera si sono opposti non solo il parlamento del popolo Sami, ma, tra i tanti, anche esperti delle Nazioni Unite, dell’Unesco, della Chiesa di Svezia, dell’agenzia svedese per la protezione ambientale, del consiglio nazionale svedese per il patrimonio.

Così, mentre il Ministro per l’Economia Karl-Petter Thorwaldsson insiste nel sottolineare che la miniera è stata approvata nell’interesse pubblico (il progetto dovrebbe creare tra i 250 e i 300 nuovi posti di lavoro, ndr), e l’amministratore delegato di Beowulf, Kurt Budge, promette prevedibilmente che: «L’ambizione di Beowulf è costruire la miniera più sostenibile possibile. … l’azienda continua a impegnarsi a lavorare in modo costruttivo – e in buona fede – con tutte le parti interessate e ad impegnarsi in un dialogo significativo», il Parlamento Sami è sempre più preoccupato.

L’organo di rappresentanza per le persone di origine indigena in Svezia, infatti, teme che la miniera distruggerà le aree di pascolo e interromperà l’unica via migratoria praticabile per le renne seguita dalla comunità sami di Jåhkågasska, che si trasferisce a ovest con gli animali durante la primavera.

 

 

Condivide la preoccupazione Märta Stenevi, portavoce del partito dei Verdi svedese, che su Twitter ha definito la decisione di dare il via libera alla miniera di Gállok una «tragedia per i diritti dei Sami, la natura e le generazioni future… Il guadagno economico a breve termine è ora messo al primo posto, prima dei diritti dei Sami, degli animali e della natura. Incredibile».

Sempre secondo il Guardian, il ministro socialdemocratico Thorwaldsson avrebbe dichiarato recentemente che il suo partito “amava le miniere” e sperava di aprirne di più, proprio mentre alcuni organi di informazione svedesi asserivano che la Beowulf non aveva i fondi necessari per sviluppare la miniera e aveva collegamenti con un paradiso fiscale offshore.

Nel frattempo l’espropriazione della terra, il cui sottosuolo è ricco di minerali, è la conferma che i diritti dei Sami continuano a non essere pienamente riconosciuti

Insomma, se, tornando in clima di epica cavalleresca, ai tempi del Bardo c’era un olezzo di marcio in Danimarca, oggi, nella verde, progressista, socialdemocratica ed egualitaria Svezia del fu Olaf Palme non si respira un odore poi tanto migliore.

 

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Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

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