Conseguenze dell’uragano Ian in Florida: tra queste stanno suscitando attenzione le muffe che interessano le abitazioni con pericoli per la salute (Foto: Wikimedia Commons)

Stravolgimenti climatici. In Florida, dopo Ian, il pericolo è la muffa

Lo stato americano colpito dall’uragano diventa un case study. Per gli esperti umidità, aumento delle temperature, piogge e inondazioni stimolano la formazione di spore tossiche nelle abitazioni. Non sempre facili da individuare, mettono a rischio soprattutto i ceti meno abbienti

Alvaro “Moe” Zuluaga è un uomo di mezza età dall’aria rassicurante. Scruta attento qualcosa da dietro gli occhiali da vista, chinato in avanti, in una camera da letto semi buia. Porta un gilet rifrangente come quasi tutti i componenti del suo team: nelle foto che campeggiano sul New York Times sollevano materassi, ispezionano divani, suole di scarpe spaiate, pareti di case. Hanno in mano cellulari, piccole torce, dispositivi termici.

Per un italiano, un europeo in generale, abituato a pensare alle muffe come a un problema minore, o addirittura ad associarle a penicillina e formaggi, il termine “bonificatore di muffa” non ha molto senso.

Ma è questo il lavoro di Alvaro Zuluaga e dei suoi colleghi a Naples, Florida del Sud. Si muovono in interni casalinghi come in una puntata di CSI o NCIS, in mezzo a “scene del crimine” conseguenza di Ian, l’ultimo uragano che ha lasciato, ad oggi, almeno 100 vittime nella sola Florida, dopo aver devastato Cuba e le Bahamas. Sono vent’anni che Zuluaga fa questo lavoro, ma negli ultimi tempi, racconta al NY Times, le cose sono peggiorate.

 

L’uragano Ian (Foto: National Oceanic and Atmospheric Administration)

 

Proprio la muffa potrebbe rappresentare uno dei costi più devastanti, a lungo termine e poco conosciuti, del clima sempre più umido e tempestoso degli Stati Uniti. E se è vero che, da sempre in Florida (come in altri stati americani) gli uragani sono un dato di fatto a cui la popolazione è in parte abituata, secondo i Centers for Disease Control and Prevention (agenzie federali e importanti organismi di controllo sulla sanità pubblica degli Stati Uniti), i cambiamenti climatici stanno contribuendo a un aumento dell’intensità di pioggia e dell’umidità che interessa gli edifici esponendo più persone a condizioni insalubri.

Già dopo l’uragano Katrina, nell’agosto del 2005, gli ispettori scoprirono che quasi la metà delle case controllate presentava una visibile crescita di muffa. 

L’entità del problema in America è difficile da valutare, ma gli esperti concordano nel ritenere che la crisi climatica, con l’aumento di temperature, piogge e inondazioni (cause frequenti della formazione di muffe), stia accrescendo il rischio. I dati accessibili al pubblico sono ancora relativamente pochi, ma è ormai evidenza scientifica consolidata come la pericolosità delle inalazioni di spore della muffa sia correlata all’insorgere o al peggioramento di asma e altre patologie respiratorie.

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da News21 (@news21)

La muffa è anche l’argomento più studiato dal National Center for Environmental Health, Anastasia Zimmerman, immunologa al College of Charleston, spiega perché. Sopravvissuta a molti uragani, racconta che durante l’uragano Irma nel 2017, la sua casa si è allagata. Da allora suo figlio ha sviluppato gravi allergie. Con il suo background scientifico, ha subito sospettato della muffa: sospetto che si è rivelato vero dopo un’accurata ispezione della casa.

«La muffa è una tragedia nascosta. Non è accettabile che bambini piccoli respirino sostanze chimiche dai tubi di scappamento, eppure li lasciamo dormire in camere da letto con muffe tossiche dietro le pareti».

E, come sempre, i problemi maggiori li hanno le persone a basso reddito, tra cui molti afroamericani. Rapporti e studi dimostrano che è più probabile che risiedano in alloggi di scarsa qualità, e che siano quindi esposti agli effetti tossici della muffa. C’è poi un altro fattore: gli inquilini a basso reddito, sono spesso riluttanti a rivolgersi a un padrone di casa per problemi del genere, spaventati da un eventuale sfratto. Una situazione allarmante, soprattutto considerando che gli Usa, com’è noto, sono uno dei pochi Paesi dell’Ocse (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) senza copertura sanitaria universale. Il numero di persone senza assicurazione è molto cresciuto negli ultimi anni: già nel 2007 si era arrivati a 46 milioni di persone scoperte, contro i 38 milioni del 2000. Numeri in continuo aumento dopo la crisi economica e quella pandemica.

 

Guarda il video informativo del National Institute of Environmental Health Sciences

 

D’altronde, si legge ancora sul NYTimes, anche chi possiede una buona assicurazione non ha una copertura sufficiente per i danni da muffa. In Florida, lo stato più colpito, il limite è di 10.000 dollari. Nelle contee dove ai residenti è stato detto di evacuare, solo il 18,5% delle case aveva una copertura assicurativa contro le inondazioni. Intanto Naples, dopo un uragano potente e distruttivo come Ian, si appresta a diventare un significativo “case study”. È il paradosso di uno stato, la Florida, il Sunshine State celebre come meta agognata da anziani (e non solo) in cerca di sole e clima mite, in cui parlare di cambiamento climatico non è una cosa molto popolare. Nel 2015 l’allora governatore Rick Scott aveva intimato ai funzionari del Dipartimento statale di Protezione Ambientale di cercare dei sinonimi meno “preoccupanti” quando parlavano in pubblico. L’attuale governatore, ultra conservatore repubblicano, Ron DeSantis, anti abortista, anti immigrati, contrario ai programmi federali che supportano l’educazione dei meno agiati come No Child Left Behind Act e Race to the Top, è da sempre riluttante nei confronti delle misure di contrasto al cambiamento climatico.

 

 

Nel 2021 De Santis, da molti visto come il prossimo Trump, ha firmato una legge che mette al bando nello stato della Florida la possibilità di rifornire le macchine elettriche nelle stazioni di servizio. Contemporaneamente ha proibito a tutte le amministrazioni locali qualsiasi tipo di restrizione o risparmio di combustibili fossili o energia elettrica, bloccando di fatto l’avanzata delle rinnovabili, che in città come Orlando e Miami Beach stavano procedendo con ottimi risultati. Adesso chiede fondi al governo federale, nonostante nel 2013 avesse votato contro il pacchetto di aiuti federali per le vittime dell’uragano Sandy nel New Jersey. Intanto, mentre il livello del mare a Miami e in altre città costiere della Florida si alza sempre di più, con grande allarme degli scienziati, a Naples il lavoro di Alvaro Zuluaga e degli altri bonificatori continua frenetico:

«Se non agiamo subito la muffa coprirà tutto», dice. 


Sapereambiente

Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!


Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella di posta per confermare l'iscrizione

 Privacy policy


Parliamone ;-)