Presentazione della ricerca del Centro Ricerche Enrico Fermi al Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro

La green tech può favorire imprese, lavoro e riduzione delle disuguaglianze, una ricerca

L’Italia tra i primi cinque paesi europei per competitività tecnologica verde ma servono politiche pubbliche per cogliere le opportunità della transizione ecologica. Presentato ieri al CNEL uno studio del Centro Ricerche Enrico Fermi

Le Green Technologies, strumento indispensabile per la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, sono anche un’opportunità per il rilancio di interi comparti economici. E l’Italia in questo ambito risulta competitiva a livello europeo. È quanto emerge da una ricerca del Centro Ricerche Enrico Fermi (CREF), presentata dai ricercatori Angelica Sbardella e Aurelio Patelli il 25 gennaio al Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro, nell’ambito di un evento organizzato dal CREF insieme all’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna e al Forum Disuguaglianze e Diversità.

Negli ultimi vent’anni le Green Technologies sono cresciute globalmente soprattutto nei settori dell’energia e dei trasporti. Dati OCSE del 2015 stimano che tra il 1990 e il 2010 le energie rinnovabili sono cresciute del 400%, i veicoli elettrici o ibridi del 350%, l’efficienza energetica negli edifici del 140%.

 

Il CREF ha analizzato il settore attraverso l’Economic Fitness and Complexity (EFC), approccio che osserva le capacità produttive e tecnologiche che possono supportare paesi e regioni nella transizione sostenibile. Recentemente adottato dalla Commissione Europea e dalla Banca Mondiale, l’EFC, applicato alla transizione ecologica permette di analizzare in dettaglio il livello di competitività di ciascun paese (e di ciascuna regione europea) nel passaggio a produzioni meno inquinanti, nonché i settori produttivi con maggiori potenzialità di sviluppo ecologicamente sostenibile. Studiando i profili di specializzazione e i vantaggi comparati nell’attività brevettuale, è stato possibile sviluppare la Green Technological Fitness, un indice della competitività verde e delle capabilities dei sistemi di innovazione nazionali e regionali.

Capacità innovative e disuguaglianze di reddito

Emerge dalla ricerca che la relazione tra disuguaglianze di reddito e la Green Technological Fitness dei paesi è negativa e significativa perché l’alta disuguaglianza è associata all’incertezza nello sviluppo di nuove tecnologie e capabilities verdi. Secondo l’economista e Professore presso l’Istituto di Economia della Scuola Superiore Sant’Anna Andrea Roventini, la transizione ecologica oltre a offrire opportunità di crescita alle imprese può creare nuovi posti lavoro con migliori retribuzioni nel settore elettrico e nell’industria manifatturiera legata alle rinnovabili. Il co-coordinatore del Forum Disuguaglianze e Diversità Fabrizio Barca ha commentato:

«La ricerca del CREF mostra che la trasformazione verde è già in atto, in Italia e in Europa. Ci conferma che nelle società con minori disuguaglianze economiche la fitness tecnologica verde è maggiore, e che la trasformazione ambientale può produrre buoni lavori e sviluppo. Ma sappiamo che nulla è scritto. La fitness è una potenzialità che va realizzata. E’ qui che giocano un ruolo fondamentale le politiche».

Innovazione green in Europa

La ricerca del CREF si concentra geograficamente sull’Europa 28+ (EU con UK e Macedonia, Montenegro, Norvegia, Svizzera, Turchia) e sul periodo 2000-2016, particolarmente significativo per la produzione di brevetti verdi in Europa. Infatti circa il 30% delle innovazioni verdi mondiali sono state sviluppate in Europa (European Patent Office) in quegli anni,. Nel 2000 l’attività brevettuale nel settore delle innovazioni tecnologiche legate alla mitigazione e all’adattamento al cambiamento climatico era quasi inesistente nella maggior parte dei paesi, mentre i dati dopo il 2016 non risultano di qualità sufficiente per essere utilizzati. Dal punto di vista della quantità dei brevetti green presentati, l’Italia nel 2016 è quarta a pari merito con la Spagna con il 4% (nel 2000 era al 3%). Guida la classifica la Germania con il 46% (scesa dal 56%), al secondo posto la Francia con il 17% (che raddoppia dall’8% del 2000) e al terzo posto il Regno Unito con il 9% (dall’8% del 2000).

Per quanto riguarda invece la Green Technological Fitness, nell’ambito dell’Europa 28+, nel 2016 si osserva una graduale crescita di competitività dei paesi dell’Europa del Sud e dell’est. In particolare, l’Italia è quinta dopo Germania, Inghilterra, Francia e Austria.

I brevetti green italiani

La capacità tecnologica verde italiana, nel 2016, si è concentrata su invenzioni relative alle tecnologie in quattro macrosettori chiave: riduzione dei gas serra nel comparto energetico (31%), mitigazione del cambiamento climatico nei trasporti (19%), nell’edilizia (15%) e nella produzione di beni (15%). Tra le regioni, al primo posto per numero di brevetti green c’è la Lombardia (che era prima anche nel 2000), seguita dal Piemonte (stessa posizione che nel 2000), Emilia-Romagna e Veneto, e in quinta posizione la Toscana. Scende il Lazio da quinto a settimo. La prima regione del Sud è la Campania, seguita dalla Puglia. Peggiora la Sicilia (era la nona regione nel 2000, adesso è al 14° posto) e chiude la classifica il Molise.

Le competitività tecnologica verde italiana

Per quanto riguarda la competitività tecnologica verde, Lombardia e Lazio sono trainanti e rappresentano le uniche due regioni a posizionarsi sia nel 2000 che nel 2016 nel miglior quarto tra le regioni europee in termini di Green Technological Fitness, ma anche Emilia-Romagna, Toscana e Liguria si posizionano tra le regioni europee con maggiori capacità tecnologiche verdi. Infine si menziona la Green Technological Fitness in Energie Rinnovabili, che misura la capacità di innovare per una riduzione dei gas serra nel comparto energetico, e che mostra che Liguria e Toscana hanno i risultati migliori. Subito dopo, staccate, Lombardia, Emilia-Romagna, Marche, Campania e Puglia.

 

Il ruolo delle politiche pubbliche

La ricerca del CREF mostra che la capacitazione tecnologica è sempre il risultato di un lungo e graduale processo. E che la capacità tecnologica verde è influenzata da quella non verde. Le regioni ancora indietro nella transizione ecologica potrebbero puntare a sviluppare combinazioni di know-how che hanno maggiori probabilità di favorire lo sviluppo in ambito verde, come nell’archiviazione digitale, nell’ingegneria meccanica, in particolare legata agli impianti di illuminazione, e nella chimica, in particolare nei cementi e nelle ceramiche e nel trattamento delle acque reflue. Assumono dunque grande rilievo le politiche, come strumento per realizzare e per sviluppare le capacità potenziali. Su questo si sono concentrati gli interventi di Andrea Roventini e Maria Enrica Virgillito, entrambi Professori all’Istituto di Economia della Sant’Anna. L’intervento di Roventini ha riguardato le politiche industriali verdi per la crescita sostenibile come ad esempio l’elettrificazione su larga scala dell’economia e con investimenti massicci in energie rinnovabili, che dovranno coprire il 90% del fabbisogno elettrico nazionale nel 2050. Mentre Maria Enrica Virgillito è intervenuta con una relazione sulla transizione ecologica e i luoghi lasciati indietro in Europa.

 

L’intero evento, con la presentazione della ricerca e i successivi interventi della tavola rotonda, è visionabile al link https://www.youtube.com/watch?v=sTiQ9-yLiDw

 

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