mostra back to nature

C’è una mostra a Roma che vi consigliamo di scoprire col buio. Per poi, magari, tornare a rivederla di giorno. Una mostra che cambia colori e umore a seconda del tempo e della luce. In definitiva, una mostra resiliente. Anche se non nasce con questo intento (per lo meno non lo dichiara) ma con quello, ambizioso nella sua presunta semplicità, di dialogare con il tempo e con la natura, attraverso segni, segnali e corrispondenze passati e presenti.

Dieci artisti a Villa Borghese

È Back to Nature, a Villa Borghese fino al 13 dicembre, un progetto curato da Costantino D’Orazio, promosso e prodotto da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita culturale – Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e organizzato da Zètema Progetto Cultura. Installazioni esposte prevalentemente all’aperto e create, per lo più, per l’occasione da una decina di artisti contemporanei. Tutti in vita, tranne Mario Merz, di cui il Parco dei Daini ospita un “doppio”, grande igloo già esposto dalla Fondazione Serralves di Porto nel 1999. Accademia Aracne, Andreco, Mimmo Paladino, Benedetto Pietromarchi, Davide Rivalta, Grazia Toderi, Edoardo Tresoldi, Nico Vascellari: ogni artista ha il suo tocco, ogni opera la sua storia.

 

 

Tra bufale in bronzo, bandiere e gocce metalliche

La grande bufala di Rivalta è in bronzo, fuso con il metodo della cera persa, che risale al secondo millennio avanti Cristo. Etherea di Tresoldi, ispirata alle architetture barocche e neoclassiche, alta circa 11 metri, interpella visitatori e alberi attraverso decomposizioni architettoniche e giochi di luci. Le rispondono quattro querce trasformate dallo Yarn Bombing dell’Accademia Aracne in immense ballerine africane, vestite, però, di lana. Cinque gocce metalliche di Andreco, Drops, occupano la ribalta della Prospettiva del Teatro nel Parco dei Daini; dieci bandiere di Mimmo Paladino, affisse sulla facciata del Museo Pietro Canonica, evocano gli stendardi che in epoca medioevale decoravano i castelli. Per vedere la video installazione di Grazia Toderi, Red Map, nella Loggia dei Vini è già troppo tardi. Ma è possibile scoprire ora, all’interno del Museo Carlo Bilotti, la personale di Benedetto Pietromarchi (a cura di Paolo Falcone).

 

Suggestioni di settembre (e oltre)

Originariamente prevista a fine aprile, Back to Nature è stata inaugurata a metà settembre. Da primaverile si è fatta autunnale, e dovrà resistere fino a dicembre inoltrato. Che cosa sarebbe stata nei mesi estivi possiamo solo immaginarlo; d’altronde il progetto, per sua natura, si offre alle suggestioni di ognuno, agli stati d’animo, alle variazioni atmosferiche. Il dialogo con la natura si fa inevitabilmente diverso con il mutare delle stagioni; forse non il dialogo con il parco e con il tempo (in particolare attraverso le architetture della Villa e, subito a ridosso, del Parco dei Daini che ospita buona parte delle opere), che si ritrova però a fare i conti con un imprevisto confronto con il meteo.

Un progetto resiliente, suo malgrado

Eccola qui la resilienza, e la ricchezza, in definitiva, che il progetto esprime volente o nolente: potenziata dagli scroscioni improvvisi, dalle folate di vento e dal sole che si riprende il cielo, l’interazione con l’ambiente naturale e, per estensione, con il pianeta, in questi anni di crescente crisi climatica e di incertezza pandemica, si fa più forte.

La bufala di Rivalta, sempre asciutta avrebbe avuto la stessa faccia? Gli stessi zoccoli ossidati? E quegli alberi dal tronco coperto di lana colorata, su cui serpeggiano ora le tracce translucide di una lumaca, sarebbero stati così belli o ci avrebbero sussurrato quanto soffrissero il caldo?

La fragilità che arricchisce

Il doppio igloo di Merz e il suo cervo inquieto, le trasparenze della cattedrale di Tresoldi o le bandiere di Paladino, ad esempio, esposti alle intemperie rivelano, insieme alla loro potenza, la loro fragilità possibile. Che altro non fa che risvegliare la nostra. Con la mezza stagione, insomma, a nostro avviso, la mostra guadagna in sfumature, quindi in profondità.

 

Guarda il video  della mostra Back to Nature

L’arte incontra il Pianeta

Come siano stati scelti gli artisti, in base a quale criterio o sentimento, e perché su tutti solo due progetti siano realizzati da donne, lo abbiamo chiesto al curatore Costantino D’Orazio, di cui speriamo di potere presto pubblicare le risposte. Gli abbiamo anche domandato se ognuno, ad eccezione ovviamente di Merz, avesse avuto carta bianca. Se secondo lui, in questo progetto, la riflessione “sul futuro e sulla necessità di costruire un nuovo rapporto con la natura” vada oltre “la corrispondenza tra il segno contemporaneo, le architetture del parco e le piante che lo abitano”. Back to Nature può essere un auspicio, una necessità oppure un dato di fatto. Magari altro ancora.

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Alice Scialoja
Alice Scialoja
Alice Scialoja, giornalista, lavora presso l'ufficio stampa di Legambiente e collabora con La Stampa e con La Nuova Ecologia. Esperta di temi ambientali, si occupa di questioni sociali, in particolare di accoglienza. Ha pubblicato il libro A Lampedusa (Infinito edizioni, 2010) con Fabio Sanfilippo, e i testi Neither roof nor law e Lampedusa Chapter two nel libro Mare Morto di Detier Huber ( Kerber Verlag, 2011). È laureata in Lettere, vive a Roma.

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