Dopo la guerra e con il diffondersi del benessere, la televisione è entrata in tutte le case e con lei anche l’intrattenimento per i ragazzi. Un ruolo importante in tutte le tv fu affidato ai divulgatori scientifici, a cui fu data la responsabilità di veicolare ai più giovani, ma anche ai loro genitori, la conoscenza del mondo intorno a loro. Una responsabilità che fu prima di tutto delle reti nazionali con la loro missione di informare, educare e intrattenere, come del resto recita il celebre motto della Bbc. Ora che la televisione ha sempre più un ruolo marginale per i più giovani, che costruiscono i loro palinsesti personali sui social network o saltando da una piattaforma di streaming all’altra, vogliamo ricordare cinque grandi divulgatori televisivi partendo da Piero Angela, il più noto e autorevole fra quelli italiani, che proprio oggi compie 92 anni.

Piero Angela

Nasce a Torino nel 1928. Suo padre Carlo era un medico antifascista che, grazie alla sua professione, si adoperò durante la guerra per sottrarre cittadini ebrei alla deportazione. Il riserbo, che contraddistingue anche il noto figlio, fece sì che questo episodio restasse sconosciuto fino a pochi anni fa, quando fu dichiarato Giusto tra le Nazioni. L’educazione di Piero fu rigida e severa, e il giovane non aveva particolare interesse per la scuola dimostrandosi un “pessimo studente”, come ha avuto modo di dire. La passione del giovane Angela era infatti la musica jazz.

 

Piero Angela
Piero Angela dai primi anni Settanta iniziò a divulgare la scienza con un taglio britannico che si rifaceva all’esperienza della Bbc

 

Iniziò a studiare pianoforte all’età di sette anni e, nei suoi vent’anni, si esibiva con il suo complesso e con jazzisti di fama nazionale. La sua carriera di musicista s’interruppe nel 1951 quando entrò in Rai come radiocronista, collaborando proprio in un programma sulla storia del jazz. Passo quindi alla televisione come inviato da Parigi e da Bruxelles, e poi alla conduzione del telegiornale delle 13:30 e, quando nacque il secondo canale della Rai, fu il primo conduttore del TG2 nel 1976. È però precedente il suo interesse per il genere documentaristico. Realizzò infatti, nel 1968, Il futuro nello spazio, incentrato sull’attività della agenzia spaziale americana e sul progetto Apollo, che solo un anno dopo avrebbe portato l’uomo sulla Luna. Dai primi anni Settanta iniziò quindi a divulgare la scienza con un taglio britannico che si rifaceva all’esperienza della Bbc. Il programma che l’ha reso un personaggio riconoscibile da tutti gli italiani e però Quark del 1981. La formula documentaristica, l’uso dei fumetti di Bruno Bozzetto e il garbo del suo conduttore ne hanno decretato il successo immediato, facendo ancora oggi di Superquark, programma in prima serata, e di tutti i programmi nati da quel primo esempio del 1981, dei successi di pubblico. Negli anni il pessimo studente Piero che non aveva frequentato l’università ha ricevuto dodici lauree honoris causa, il titolo di Grande Ufficiale dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana, gli è stato intitolato un asteroide, ha scritto numerosi libri ed è stato Pietro Papera, conduttore di SuperQuack nel fantastico mondo del settimanale Topolino. Una carriera e una vivacità che non sia arrestano: dallo scorso autunno Piero Angela conduce infatti Superquark+ per la piattaforma di streaming Raiplay e dal 17 dicembre Prepararsi al futuro su Rai Premium.

David Attenborough

Trentadue lauree e due dottorati honoris causa (più di chiunque altro al mondo), l’unica persona ad aver vinto dei Bafta, i premi britannici per cinema e televisione, per programmi in bianco e nero, a colori, in HD3D e 4K, più di venti specie che portano il suo nome fra animali, vegetali e fossili, un genere di pianta della famiglia delle Annonaceae a lui dedicato e persino un dinosauro, numerose onorificenze ufficiali britanniche, membro onorario della Royal Society, una carriera che dura da settanta anni.

 

David Attenborough
David Attenborough con la sua serie di documentari Life on Earth, registrato in 39 paesi, ha filmato 650 specie e percorso 2,4 milioni di chilometri

 

È David Attenborough, nato nel 1926 nella zona ovest di Londra e vissuto nei primi anni della sua vita nel campus dell’University College di Leicester, dove suo padre era preside. Cresciuto quindi in un ambiente intellettualmente stimolante, si appassionò fin da bambino al mondo naturale e si laureò a Cambridge nel 1945 in Scienze naturali. Dopo aver servito per due anni nella Royal Navy, nel 1950 fece domanda come scrittore di discorsi radiofonici per la Bbc. Pur non ottenendo il lavoro per il quale si era candidato, venne chiamato all’emittente nazionale inglese per iniziare ad occuparsi dei programmi educativi della nascente televisione di Stato. Iniziò quindi ad occuparsi dei testi, non volendo comparire in video ma ben presto, con Zoo Quest entrò nelle case britanniche diventando un punto di riferimento per gli spettatori. Da lì la sua carriera non si è più arrestata, tanto da diventare direttore del secondo canale della Bbc un anno dopo la sua creazione. Questa fu una svolta nella storia televisiva, perché sotto la guida di Attenborough il canale divenne un vasto contenitore di contributi culturali. Diede infatti spazio a programmi di divulgazione che andavano da quelli naturalistici a quelli storici a quelli musicali e anche alla commedia innovativa. Sotto la sua direzione, nel 1969 fu mandato in onda il programma cult Monty Python’s Flying Circus. Proposto come direttore generale della Bbc, nel 1972 si dimise per diventare un produttore freelance di documentari, soprattutto per la rete di Stato, che continua ancora adesso a ritenere il mezzo che deve portare la cultura in tutte le case britanniche, che sono stati il modello per tutta la produzione del genere. Con la sua serie di documentari Life on Earth, registrato in 39 paesi, ha filmato 650 specie e percorso 2,4 milioni di chilometri. Attenborough è stato voce anche della fortunatissima The Blue Planet sul mondo marino, la cui prima serie è del 2001. Nel 2006 ha fatto parte della squadra che ha creato il più primo documentario in alta definizione sulla fauna selvatica: Planet Earth. All’inizio del millennio le attenzioni nei prodotti di Attenborough si sono focalizzate nel comunicare il cambiamento climatico e i disastri ambientali portando, nel 2019 a David Attenborough: una vita sul nostro pianeta, distribuito da Netflix, incentrato sulle possibili soluzioni per un mondo in cambiamento. A 94 anni, dopo decine di documentari che hanno accompagnato lo spettatore nei più svariati ambienti terrestri, lo scorso ottobre, ha annunciato l’inizio delle riprese del suo prossimo lavoro della serie Green Planet.

Carl Sagan

Nasce nel quartiere di Brooklyn, a New York, nel 1934 in una modesta famiglia ebrea di origine ucraina. La madre, che aveva presto lasciato gli studi, ripose nel giovane Carl tutte le sue speranze di riscatto e il giovane dimostrò fin dalla più giovane età di aver un’intelligenza vivida. A sette anni, dopo aver scoperto che il Sole era una stella e aver immaginato chissà quanti altri mondi potessero esistere intorno agli altri soli, si appassionò all’astronomia. Quando capì che quella che era una passione poteva in realtà essere un lavoro vi si dedicò fortemente.

 

Carl Sagan
Carl Sagan fu fra i fondatori del Seti, progetto per la ricerca di forme di vita intelligente extraterrestre

 

A sedici anni fu accettato all’Università di Chicago e lì si laureò e consegui il suo dottorato. Assunto dalla Cornell University, vi rimase a insegnare fino alla morte per cancro nel 1966. Sagan fu un astronomo, astrofisico ma anche uno scrittore di fantascienza e un divulgatore autore e conduttore di un fortunatissimo programma televisivo trasmesso per la prima volta nel 1980: Cosmos: A Personal Voyage, un documentario in tredici puntate che è stato trasmesso in 60 paesi e visto da oltre 500 mila spettatori. In Italia venne trasmesso all’interno di Quark con il nome di Cosmo. Gli argomenti trattati andavano dall’origine della vita al mistero della nostra presenza nell’Universo. Ispirato dai documentari della Bbc, Cosmos fu uno dei primi prodotti di divulgazione a far uso degli effetti speciali. Sagan si trovava così a camminare fra modelli in scala di ciò che descriveva, ad esempio i moduli per sbarcare su altri pianeti, mentre le immagini scorrevano accompagnate dalla musica di Vangelis. Sagan si adoperò in molti modi per avvicinare il pubblico generalista alla scienza, tanto che alcune delle espressioni da lui usate divennero così popolari da essere dei tormentoni nell’America degli anni Ottanta. Fortemente interessato all’esobiologia fu fra i fondatori del Seti, progetto per la ricerca di forme di vita intelligente extraterrestre, e contribuì ad iniziative che divennero popolari come includere la targa di saluto per le civiltà nell’Universo sulle sonde Pioneer 10 e 11, e il Voyager Golden Record, inviato nello spazio con le sonde Voyager, che contiene immagini e suoni dalla Terra, compresi messaggi in 55 lingue e novanta minuti di musica da tutto il mondo. Sua iniziativa anche il famoso “messaggio di Arecibo” del 1974, inviato dal radiotelescopio di Porto Rico recentemente collassato dopo un terremoto: un messaggio radio indirizzato verso un ammasso globulare a 25000 anni luce dalla Terra. Sagan poi si oppose alla politica reaganiana di corsa agli armamenti preconizzando che le civiltà più tecnologicamente avanzate sono responsabili della loro stessa distruzione. Sua la definizione di “inverno nucleare” per descrivere la condizione nella quale si sarebbe trovato il pianeta in seguito a una guerra atomica. Interrogato sulla sua attività di divulgatore, Sagan ebbe a dire che era come essere innamorati: quando si è innamorati felici si ha voglia di dirlo a tutto il mondo, così era per lui la passione per lo Spazio e la scienza.

Folco Quilici

Grande fu il suo amore per il mare, ma Folco Quilici è stato anche un naturalista e un documentarista prolificissimo. Autore di documentari, film, libri per adulti e bambini, programmi televisivi, Quilici infatti, per lungo tempo ha aperto ai suoi spettatori le porte del Mondo. Nato a Ferrara nel 1930, perse presto il padre giornalista morto con Italo Balbo nell’abbattimento del suo aereo. Dopo aver frequentato il Liceo Classico a Roma, studiò regia al Centro sperimentale di cinematografia.

 

Folco Quilici
Folco Quilici ideò nel 1984 e condusse fino al 1989 il fortunato programma Geo

 

Nel 1954 diresse il lungometraggio Sesto continente, il primo di una produzione diffusa in tutto il mondo che lo portò in giro per tutto il globo e a ricevere numerosi premi e onorificenze. Medaglia d’oro dello Stato italiano per meriti culturali nel 1983, è stato premiato con l’Orso d’Argento al Festival di Berlino per Ultimo Paradiso, del 1955, con il Premio Unesco per la cultura per Tikoyo e il suo pescecane (1962), con il David di Donatello per Oceano, del 1971. Il suo documentario Toscana, uno dei quattordici della serie L’Italia vista dal cielo fu candidato nel 1971 all’Oscar. Proprio L’Italia vista dal cielo, e i volumi che seguirono, furono un’importante operazione culturale che coinvolse grandi nomi della letteratura e dell’arte dell’epoca, da Sciascia a Calvino a Silone. Ideò nel 1984 e condusse fino al 1989 il fortunato programma di Raitre, Geo ancora in onda. Dal febbraio 2003 al giugno 2006 fu presidente dell’Icram (Istituto Centrale per la Ricerca Scientifica e Tecnologica Applicata al Mare) diventato poi Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale) e sotto la sua direzione avallò la realizzazione di progetti importanti sull’inquinamento marino. Nel 2013 ricevette il premio dell’Ordine nazionale dei giornalisti per i cinquanta anni di iscrizione. Collaborò con giornali e settimanali nazionali, occupandosi sempre di temi ambientali e antropologici. Nella sua carriera e nei suoi viaggi ha accumulato un archivio fotografico di oltre un milione di immagini. Folco Quilici è morto in seguito a un ictus nel 2018. 

Ambrogio Fogar

Controverso personaggio, accusato di plagio, di rincorsa della fama a ogni costo, ma anche affamato d’avventura, il milanese Ambrogio Fogar è stato uno sportivo, esploratore e conduttore di note trasmissioni televisive. Nato nel 1941, già da giovanissimo si dedicò ad avventure e imprese come l’attraversamento delle Alpi con gli sci. Dopo anni passati sulle montagne, nella seconda metà dello scorso secolo iniziò a impegnarsi in regate e navigazioni avventurose. Nel 1972 attraversò in solitaria l’Atlantico del Nord, quindi attraversò in solitaria l’Atlantico e da quella esperienza trasse il libro Il mio Atlantico.

 

Ambrogio Fogar
Ambrogio Fogar ricevette la Medaglia d’oro al valore atletico del Coni e fu nominato Commendatore al Merito della Repubblica Italiana

 

Fra i 1973 e il 1974 circumnavigò, primo italiano a farlo, in direzione opposta alle correnti, il Globo. Grazie a questo sua impresa ricevette la Medaglia d’oro al valore atletico del Coni e fu nominato Commendatore al Merito della Repubblica Italiana. Seguirono altri libri bestseller autobiografici che servirono ad accrescere la sua notorietà al grande pubblico. Nel 1978 la barca su cui stava viaggiando naufragò e, con il compagno di viaggio Mauro Mancini, che morì poco dopo il ritrovamento, restò in balia del mare su una zattera gonfiabile per 74 giorni. Dopo il mare, decide di conquistare il Polo Nord, impresa che gli offrì ancora maggiore fama e che lo porterà a condurre a metà degli anni ottanta Jonathan – Dimensione avventura, e altri programmi da questo derivati, in cui realizzava documentari delle sue esplorazioni. A queste seguirono altre trasmissioni documentaristiche molto note e popolari su varie reti televisive private. Nel 1992, durante una tappa della Pechino-Parigi, rimase vittima di un grave incidente che lo lasciò paralizzato. Nonostante le difficoltà, partecipò dal 1996 al 2005, al programma televisivo naturalistico Galapagos, e continuò a prendere parte a regate veliche. Divenne testimonial per l’Associazione Mielolesi e per Greenpeace nella lotta alla salvaguardia delle balene. Morì d’infarto nel 2005. Anche a lui, dagli stessi scopritori che hanno dedicato un asteroide a Piero Angela, è stato dedicato un asteroide che porta il suo nome.

Saperenetwork è...

Maria Luisa Vitale
Maria Luisa Vitale
Calabrese di nascita ma, ormai da dieci anni, umbra di adozione ho deciso di integrare la mia laurea in Farmacia con il “Master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara. Arrivata alla comunicazione attraverso il terzo settore, ho iniziato a scrivere di scienza e a sperimentare attraverso i social network nuove forme di divulgazione. Appassionata lettrice di saggistica scientifica, amo passeggiare per i boschi e curare il mio piccolo orto di piante aromatiche.

Sapereambiente

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