conferenza stampa IPCC

La conferenza stampa di presentazione dell'ultimo Report di Sintesi dell'IPCC, lunedì 20 marzo

Clima, ultima chiamata. Transizione subito per evitare il collasso

Pubblicato il Report di Sintesi del Sesto Rapporto di Valutazione sul Cambiamento Climatico dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC). Chiarezza sulle responsabilità umane, solo un’azione immediata può lasciare spazio a un futuro sostenibile

Non lo rimarrà a lungo, ma la finestra per evitare il collasso climatico è ancora aperta. Tutto sta nell’attraversarla subito. È quanto emerge dal Report di Sintesi del Sesto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici approvato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), che ribadisce in modo inequivocabile la nostra responsabilità di fronte alla crisi climatica in atto e lancia un segnale di speranza per il futuro. Secondo gli esperti, per contenere l’aumento delle temperature entro limiti accettabili (1,5°C in più entro il 2100 rispetto al periodo preindustriale) è imprescindibile l’abbattimento delle emissioni di gas serra, che dovranno essere dimezzate entro il 2030. Secondo Hoesung Lee, presidente dell’IPCC,

«Il rapporto sottolinea l’urgenza di intraprendere azioni più ambiziose e dimostra che, se agiamo ora, possiamo ancora garantire un futuro sostenibile e vivibile a tutti».

L'economista sudcoreano Hoesung Lee è il presidente dell'Ipcc
L’economista sudcoreano Hoesung Lee è il presidente dell’Ipcc

Cosa dice il Report

Rispetto ai precedenti rapporti, il nuovo documento pubblicato il 20 marzo e approvato durante la 58esima sessione del Gruppo intergovernativo sul Cambiamento Climatico tenutasi a Interlaken, in Svizzera, non contiene nuove informazioni. Il Report di Sintesi integra infatti i dati dei rapporti speciali su Riscaldamento Globale di 1.5 del 2018, Climate Change and Land del 2019 e Oceano e Criosfera in un clima che cambia del 2019. Racchiude inoltre i risultati di tre gruppi di lavoro concentrati sulle Basi fisico-scientifiche, sulle questioni relative agli Impatti, adattamento e vulnerabilità e sulla Mitigazione dei cambiamenti climatici.

 

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I dati riportati nel nuovo documento di sintesi, risultato del lavoro di oltre sette anni di circa mille scienziati, sono quindi quelli che conosciamo da tempo. Dal 2011 al 2020, la temperatura superficiale globale è aumentata di 1,1 gradi centigradi rispetto all’epoca preindustriale (1850-1900), accelerando l’innalzamento a partire soprattutto dagli anni ’70. Da cinquant’anni le temperature sono aumentate come mai successo prima negli ultimi 2000 anni. Rispetto al periodo preindustriale, si legge nel Report, la concentrazione di gas serra prodotti dalle attività umane ha contribuito alla quasi totalità del riscaldamento globale, mentre solo una piccola frazione dell’aumento delle temperature può essere riconducibile a fattori naturali.

L’influenza umana sul riscaldamento di atmosfera, oceani e temperature sopra le terre emerse è quindi inequivocabile.

Ne consegue lo stravolgimento di molti ecosistemi e della loro biodiversità e l’innesco dell’aumento di eventi e condizioni climatiche estreme (come cicloni tropicali e siccità) che espongono circa la metà della popolazione umana globale ai rischi climatici. Si stima, infatti, che fra i 3,3 e i 3,6 miliardi di persone vivano in condizioni di insicurezza alimentare, idrica, economica, sociale e sanitaria dovuta alle condizioni ambientali.

Una guida pratica per invertire la rotta

Nonostante rappresenti un documento di sintesi, il nuovo documento dell’IPCC è quanto mai prezioso. Possiamo considerarlo una sorta di manuale d’uso del pianeta, dove sono chiari gli errori che ci hanno portato in questa situazione e cosa serve per invertire la rotta. Una guida essenziale soprattutto per i decisori politici. Sebbene negli ultimi anni in molti settori produttivi e in diverse regioni del mondo siano stati fatti passi avanti sulla pianificazione e l’attuazione dell’adattamento al cambiamento climatico, questi continuano a essere insufficienti, frammentati e non egualmente distribuiti. Per alcune aree del pianeta si può addirittura parlare di “disadattamento”.

 

 

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Modellando gli impegni presi dalle nazioni, annunciati prima di COP26, per contrastare il riscaldamento globale, gli scienziati hanno stimato un aumento delle temperature di circa 2,8°C entro il 2100. Con le misure già in atto lo scenario è ancora più caldo: +3,2°C entro la fine del secolo. Serve quindi accelerare la transizione e attuare misure di adattamento e mitigazione più decise. Ma è questo il punto più importante del Rapporto: si può fare. Gli strumenti, le opportunità e il tempo (poco) ci sono. Secondo Lucia Perugini,  del Centro euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (CMCC)

«I messaggi che emergono da questa sessione dell’IPCC sono preoccupanti ma forniscono anche soluzioni promettenti che devono essere messe in atto rapidamente». Perugini riassume il documento di sintesi in tre parole: gravità, urgenza e speranza.

 

«Ogni tonnellata di emissioni di anidride carbonica contribuisce al riscaldamento globale. La sfida principe rimane quella di ridurre le emissioni di gas serra e arrivare a emissioni nette zero» dice Anna Pirani, scienziata del clima del CMCC che ha preso parte alla stesura del Rapporto. Secondo i modelli, per evitare l’overshoot, ovvero l’aumento delle temperature oltre il grado e mezzo, le emissioni devono raggiungere il loro picco al massimo entro il 2025. La curva deve poi iniziare a scendere rapidamente, con l’abbattimento di circa il 50% delle emissioni entro il 2030 e il loro azzeramento intorno al 2070.

Dove abbattere le emissioni

La maggior parte dei gas serra provengono ora dal settore energetico, dall’industria, dai trasporti e dall’edilizia, che insieme contribuiscono a circa il 79% delle emissioni. Il resto arriva invece, quasi il 22% delle emissioni, dal settore agricolo, dalla silvicoltura e dall’uso del suolo. È su questi campi che si deve quindi intervenire. Come indicano gli scienziati, le tecnologie per farlo esistono e possono essere raggiunte ora a costi più accessibili. Le opzioni di mitigazione individuate dagli scienziati potrebbero portare entro il 2050 a una riduzione delle emissioni compresa fra il 40 e il 70% solo considerando il comparto alimentare, l’edilizia e il trasporto.

Per mettere in atto la transizione servono però investimenti, che devono essere aumentati da tre a sei volte rispetto agli attuali. Un monito, questo, fondamentale per i decisori politici.

«La bomba climatica scandisce i secondi. Il Rapporto è una guida pratica per disinnescarla», ha dichiarato in un messaggio il Segretario Generale dell’ONU, António Guterres, tracciando il piano della transizione. Un’Agenda di Accelerazione che prevede, fra i vari punti, la graduale eliminazione del carbone entro il 2040, la progressiva riduzione globale di produzione di petrolio e gas compatibile con l’obiettivo zero net del 2050 e la conversione a rinnovabile della produzione di energia entro il 2035. Questo il percorso, l’IPCC continuerà a monitorare la situazione. Fra sette anni avremo la prossima valutazione del Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico. Per allora, molto sarà già deciso.

Saperenetwork è...

Enrico Nicosia
Naturalista rapito dal fascino per il mondo naturale, sommerso e terrestre, e dei suoi abitanti, spera un giorno di poterli raccontare. Dopo la Laurea in Scienze della Natura presso l’Università di Roma “La Sapienza” va in Mozambico per un progetto di conservazione della biodiversità dell’Africa meridionale. Attualmente collabora come freelance con alcune testate come Le Scienze, Mind e l’Huffington Post Italia, alla ricerca di storie di ambiente, biodiversità e popoli da raccontare

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