Anita Chitaya, compagna di viaggio di Esther Lupafya , dialoga con la signora Jackson

Anita Chitaya, compagna di viaggio di Esther Lupafya, dialoga con la signora Jackson

Dal Malawi al Midwest, tessendo una fratellanza che salvi il pianeta

“The ants and the grasshopper”, documentario di Zak Piper e Raj Patel, racconta un viaggio di risveglio. Una condivisione, in tappe, per rendere consapevoli delle conseguenze dei cambiamenti climatici chi ancora non sa o non comprende. Un film che ci ricorda che lo sfruttamento sconsiderato della terra è legato a quello del bianco sul nero, del ricco sul povero, dell’uomo sulla donna

Incastonato tra il Mozambico, la Tanzania e lo Zambia, il Malawi è un piccolo stato montuoso. Attraversato da quella Rift Valley che è la culla del genere “homo”, è il luogo ove sono stati ritrovati resti di manufatti in pietra risalenti a un milione di anni fa e di popolazioni preistoriche vecchie di 60mila anni.

Da lì i nostri antenati partirono per insediarsi nel resto del mondo, colonizzando il pianeta in una conquista meravigliosa e inarrestabile, sapiente e ormai voracissima. Da qui, dal piccolo villaggio di Bwabwa, è partito il pellegrinaggio negli Stati Uniti di Anita Chitaya e Esther Lupafya, due donne, stavolta. E chissà che le cose non prendano un’altra piega.

Perché, dice Esther: «Gli uomini si preoccupano che le donne diventino potenti come loro, ma gli uomini migliori sanno che quando le donne hanno il potere tutti stanno molto meglio».

 

 

Di tutto questo, disastro ambientale, razzismo, uguaglianza di genere, neoliberismo ed economia alternativa, senza dimenticare la favola con morale del titolo, parla The ants and the grasshopper (Le formiche e la cavalletta). Perché non si può separare il tema del cambiamento climatico dallo sfruttamento tout court: del bianco sul nero, del ricco sul povero, dell’uomo sulla donna.

Il documentario è stato diretto e coprodotto da Zak Piper e da Raj Patel, economista, accademico e giornalista, grande studioso della crisi alimentare mondiale e il più autorevole rappresentante della filosofia della condivisione.

 

Manifesto The ants and the grasshopper

 

Dal Sud del Mondo, risveglio e soluzioni

The ants and the grasshopper era ospite, nei giorni scorsi, della 24ma edizione del Festival CinemAmbiente di Torino, dopo aver vinto il Moving Mountains Award ed essere già stato presentato in vari festival in giro per il mondo. Il film è il risultato di quasi dieci anni di lavoro nel tentativo, ha spiegato Patel, di mostrare al mondo un’altra visione del Sud Globale vittima e povero:

«Volevo un vero protagonista, qualcuno capace di portare avanti la storia e di mostrare che qui ci sono veri innovatori, capaci di idee grandi e profondamente trasformative, non solo gente che si arrabatta con la rotazione delle coltivazioni».

Quando Steve James, primo regista del progetto, gli ha presentato Anita Chitaya, attivista, fondatrice del Soil Food and Healthy Communities, il film è decollato. Anita è tosta, preparata, spiritosa, combattiva ed entusiasta quanto basta per diventare la vera co-autrice del film.

 

Anita Chitaya
Esther Lupafya

 

Da anni, Anita gira i villaggi del nord Malawi per implementare soluzioni pratiche contro la crisi climatica: stufe di argilla per usare meno legna, coltivazioni multiple per massimizzare le risorse del terreno, condivisione di semi e, non ultimo, distribuzione equa del lavoro tra uomini e donne. Lavoro reso ancora più pesante, per le donne, dalle difficoltà legate al clima: chilometri ogni giorno per andare a prendere l’acqua da un pozzo in esaurimento, siccità in continuo aumento e piogge torrenziali.

«Mentre i bianchi ricchi discutono di quello che bisognerebbe fare, noi siamo già in grande sofferenza. Bisognerebbe andarglielo a dire, perché quando gli elefanti combattono è sempre l’erba a soffrire. Il loro modo di produrre sta avendo effetti concreti nella nostra vita» ha proposto Anita. Detto, fatto.

Le cavallette inconsapevoli

Con un linguaggio visivo semplice ed efficace, The ants and the grasshopper racconta le tappe di Anita e di Esther, medico e co-fondatriche di SFHC, negli Stati Uniti.

Ospiti di agricoltori e allevatori gentilmente in ascolto dei problemi di un mondo in apparenza lontanissimo, generosamente preoccupati per le ingiustizie del sistema e impantanati nel misto di fatalismo, bugie e complessità che rende quasi impossibile il radicale cambiamento delle modalità produttive.

 

Guarda il trailer di The ants and the grasshopper

 

«Il clima è nelle mani di Dio» dice il giovane figlio dei Goodman, in Wisconsin. «E’ un tema da agenda politica» sospirano i Jackson. «Non lo vediamo perché non è qui» è il refrain che le accompagna lungo il Midwest bianco e negazionista. Dalla California a Washington D.C. è un viaggio al cospetto di tante cavallette che vivono ancora nell’illusione di poter cantare all’infinto.

Ma ecco che nel Maryland incontrano il Collettivo delle Black Dirt Farm e poi, a Detroit, le D-Town Farm dove il coltivare la terra non è solo fare agricoltura, ma raddrizzare secoli di politiche discriminatorie e rigenerare, insieme al suolo, concetti viventi come comunità, uguaglianza e solidarietà.

E come quando un sassolino nello stagno inevitabilmente crea infiniti cerchi, così la visita quasi umile delle due formichine Anita e Esther non rimarrà inascoltata. L’obiettivo non è farci sentire in colpa, «La colpa ti rallenta, è una perdita di tempo» dice Esther, ma di risveglio, di consapevolezza. Perché di tempo non ce n’è più e di fratellanza consapevole non si può più pensare di farne a meno.

Saperenetwork è...

Stefania Chinzari
Stefania Chinzari
Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico, counselor dell’età evolutiva e tutor dell’apprendimento. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti.
Svolge attività di formazione in tutta Italia sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione. E’ stata maestra di classe nella scuola steineriana “Il giardino dei cedri” per 13 anni e docente all’Università di Cassino. E’ membro del Gruppo di studio e ricerca sui DSA-BES, della SIAF e di Airipa Italia. E’ vice-presidente di Direttamente onlus con cui sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Giornalista professionista e scrittrice, ha lavorato nella redazione cultura e spettacoli dell’Unità per 12 anni e collaborato con numerose testate. Ha lavorato con l’Università di Roma “La Sapienza” all’archivio di Gerardo Guerrieri e pubblicato diversi libri tra cui Nuova scena italiana. Il teatro di fine millennio e Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze di guerra agli scambi interculturali. Il suo ultimo libro è Le mani in movimento (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.

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