«Le mie green girls, icone green pop da cui imparare». Colloquio con Christiana Ruggeri

“Green girls. Storie vere di ragazze dalla parte del pianeta” è il nuovo libro della  scrittrice e giornalista del Tg2. Dalla custode dell’acqua nativa canadese all’italiana che sogna di rigenerare i terreni sovra sfruttati, trentadue storie di giovani donne coraggiose. Abbiamo parlato con l’autrice per conoscerle meglio

Un giro del mondo in trentadue tappe, plurale, femminile. E green. Dall’Europa al Sud America, dall’Asia al Nord America, passando per Africa e Oceania, le storie esemplari di un gruppo eterogeneo di donne, giovani e giovanissime. È il viaggio che ci propone, in piena pandemia e con le valige ancora ferme nei ripostigli,  Christiana Ruggeri, con il libro Green Girls. Storie vere di ragazze dalla parte del Pianeta, edito da Giunti. Cinque continenti, trentadue storie diverse tra loro, per età, provenienza geografica, etnica, sociale, religione, condizioni socio economiche. Quello che le unisce è il dar voce al Pianeta, alla Terra di cui riconoscono i dolori e per la quale intraprendono, sin dalla più tenera età, una lotta concreta, attiva, giornaliera. Da Anoka Primrose Abeyrathne, “la ragazza delle mangrovie” sopravvissuta allo Tsunami del 2004 nello Sri Lanka, alla brasiliana Catarina Lorenzo, tredicenne surfista brasiliana che lotta per salvare l’Oceano, dall’olandese Lilly Platt  ad Alexandria Villaseñor, newyorkese orgogliosa delle sue origini latine, all’italiana Miriam Martinelli che sogna di rigenerare i terreni sovra sfruttati.

«Non c’è nulla di utopistico, impossibile o irrazionale: sono schiette, pratiche, coinvolgenti, oneste, ci invitano a lasciar da parte le polemiche e a fare tanti fatti», spiega l’autrice.

 

Christiana Ruggeri, giornalista e scrittrice. È autrice di “Green Girls. Storie vere di ragazze dalla parte del pianeta”, pubblicato da Giunti

Storie di ragazze che hanno scelto di agire

Giornalista, da anni alla redazione esteri del Tg2, Christiana Ruggeri ha realizzato reportage da Haiti, Sierra Leone, Mali, Repubblica Democratica del Congo. Ha scritto quattro libri, tra cui Dall’inferno si ritorna, del 2015, sul genocidio ruandese, nel 2017 il romanzo reportage I dannati, su una delle carceri più dure del Venezuela e nel 2019 Greta e il pianeta da salvare. Vicepresidente della onlus GreenAccord e fondatrice di un’altra onlus, il Rifugio delle code felici, «Ho sempre vissuto e convissuto con animali salvati dalla strada». Vive con sei gatti, “tre cane” e una figlia, Grace, dieci anni, che le ha fatto capire quanto fosse importante parlare di ambiente a tutte le età, anche ai bambini della primaria. «Un giorno mi ha detto: “Voi al telegiornale dite che i ghiacci si sciolgono, gli orsi polari rischiano di scomparire, ma nessuno dice mai cosa noi bambini possiamo fare”. È stato illuminante». Da qui l’idea di raccontare le storie di ragazze dalla parte del pianeta. Una visione etica che in realtà è molto più pragmatica di quanto molti di noi non sono ancora in grado di capire. Lo hanno capito loro, le green girls:

«Queste ragazze ci ricordano che l’ambientalismo militante altro non è che egoismo, perché vivere bene è una cosa che vogliamo tutti e per farlo dobbiamo muoverci per noi stessi e per gli altri». 

 

I libri di Christiana Ruggeri

 

Una battaglia colorata

Le 159 pagine sono suddivise in continenti, suddivisi a loro volta nei vari Paesi delle singole protagoniste. Un tour introdotto da un glossario che spiega il significato dei principali argomenti toccati nel libro, inclusa una panoramica dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030, comprensiva delle celebri icone che li contraddistinguono e che caratterizzano, di volta in volta e in modo diverso, ogni singola storia. Stampato con carta riciclata, certificata Fsc, nel libro ogni singola ragazza è raccontata su pagine colorate, con le belle illustrazioni di Susanna Rumiz. Non c’è una singola generazione, la famosa “generazione Greta” di cui si spesso si parla, ma bambine piccole così come donne di 30 anni. E se alcune tra le più giovani sono state effettivamente ispirate dal clamore suscitato dalla giovane attivista svedese e dai Fridays For Future, non poche tra loro hanno iniziato a lottare ben prima del boom del fenomeno Greta.

Queste nuove generazioni, a differenza delle nostre, sono più preparate, più incisive. Hanno trasformato la lotta di ognuno di noi in una battaglia colorata. Invece di incupire, intristire, di far pensare ai loro coetanei che siano solo i governi a decidere, hanno ricordato a tutti noi che ognuno ha una voce che conta. Dalla primaria al post laurea, a diversi livelli e dati scientifici alla mano, parlano dalle ferite della terra e ci dicono quali sono le soluzioni offerte dalla scienza e quali i comportamenti virtuosi che ognuno di noi deve avere.

Perché le donne…

È il lato buono, per una volta, dei social, che ha permesso il diffondersi di una sensibilità declinata in azioni concrete, coadiuvata da dati obiettivi e riscontri scientifici. Sul perché il libro parli di donne e, più in generale, sui motivi per cui la lotta ambientalista negli ultimi anni è soprattutto femminile, Ruggeri, forte anche della sua esperienza da reporter in mezzo mondo, non ha dubbi: «Madre Terra ha il volto di donna, e la crisi climatica colpisce prima le bambine e le donne. Sono le prime a lasciare la scuola. Le prime a lasciare e passare ai lavori minorili. Succede ovunque. E adesso le bambine, le ragazze, le giovani laureate, sono scese in piazza, trascinando schiere di coetanei maschi. Hanno dimostrato come il gruppo fa la differenza, e all’interno del gruppo ogni singola voce conta».

 

La custode dell’acqua

Greta e le altre hanno il grande merito di aver puntato i riflettori di tutto il mondo sui problemi della Terra, ma c’è chi lo fa da secoli, come i nativi canadesi. È emblematica la storia di Autumn Peltier della Nazione Wiikwemkoong: ad appena quindici anni, nel 2018, viene nominata da 40 nativi difensori dell’ambiente nell’Ontario, in Canada, “la custode dell’acqua”, titolo ereditato dalla sua prozia, la nota ambientalista nativa Josephine Mandamin. Autumn lotta per proteggere l’acqua, intesa come elemento universale essenziale alla vita, ma anche per garantire un libero accesso a tutti. A cominciare proprio dai nativi, che spesso in Canada e negli Stati Uniti, vivono in condizioni da Terzo Mondo, in riserve che spesso non hanno un sistema fognario né acqua potabile, e in alcune zone hanno falde contaminate. La foto di Autumn con il primo ministro canadese Trudeau ha fatto il giro del mondo: la ritrae mentre gli dona un recipiente di coccio, lo stesso dove i nativi sono tuttora, dopo anni di richieste inascoltate, costretti a igienizzare l’acqua prima di berla. 

 

Giustizia sociale e lotta al bullismo

L’ambiente è legato a doppio filo alla giustizia sociale, al razzismo, al gender gap e alla questione del bullismo. Queste ragazze lo sanno molto bene. Molte di loro sono state e sono attaccate e bullizzate. Come l’inglese Nadia Sparkes, che raccoglie rifiuti abbandonati. Già nel 2012, ben prima di Greta, è derisa, minacciata e addirittura aggredita con un coltello a scuola, tanto da dover essere difesa dalla polizia. Oggi Nadia è diventata addirittura un’eroina in un cartone animato, e il brutto appellativo che la faceva soffrire tanto, “la ragazza dei rifiuti”, un motivo d’orgoglio per andare avanti con fierezza. «Le persone virtuose danno fastidio. Quando qualcuno fa qualcosa di bello senza ricevere niente in cambio, ma lo fa per sé stesso e per il mondo, dà fastidio perché è un esempio da seguire. I nullafacenti non sono un esempio da seguire, parlano male, usano un linguaggio scurrile, odiano. Ma l’odio è un brutto boomerang, torna indietro», sottolinea Ruggeri, che, anche per questo motivo, sull’importanza dell’educazione ambientale nelle scuole non ha dubbi: « È fondamentale. Sin dall’asilo. I bambini sono naturalmente buoni, empatici, sociali. Dobbiamo farli crescere con una visione olistica del mondo, o come dice il Papa insegnare loro un’ecologia integrale». 

 

 

Visualizza questo post su Instagram

 

Un post condiviso da Nadia Sparkes (@teamtrashgirl)

Consapevoli, coraggiose, indomabili

Tra le green girls c’è anche chi ha dovuto scontrarsi anche con il razzismo, non quello dei bulli, ma quello più subdolo e inconsapevole dei mezzi d’informazione. È Vanessa Nakate, venticinquenne ugandese attiva contro il cambiamento climatico e le disuguaglianze di genere, sciaguratamente “tagliata” dall’Associated Press da una foto che la ritraeva a Davos, al World Economic Forum, insieme a Greta Thunberg e ad altre attiviste “bianche”. Ci sono poi casi di coraggio estremo, come quello della cinese Howey Ou, che, minacciata di arresto e ritorsioni dal governo di Pechino, ha trovato il modo di contrastare l’asfissiante censura cinese piantando alberi invece che cartelli di protesta. Che significa “conoscere” queste ragazze?

«Secondo me conoscerle significa anche trovare uno scopo. Si può capire di voler diventare biologi, agronomi, di studiare il comportamento degli animali, l’etologia. Gli animali sono i nostri compagni di viaggio in questo pianeta. Molte di queste ragazze sono vegetariane o vegane. Non per sport, per rispetto, dicono che non si mangia quello che ha un cuore. Io sono vegetariana da 20 anni e sto benissimo».

Colorato, scorrevole, ricco di spunti, dati e informazioni, Green Girls è un esempio di consapevolezza necessaria, lodevolmente lontano dalla banalità dell’ottimismo a tutti i costi tanto in voga, eppure incoraggiante, “elettrizzante”, come lo definisce, a ragione, l’autrice. Si impara tanto, e si impara tutte e tutti: da leggere, da tenere a portata di mano, da regalare, a qualsiasi età. 

 

Green girls: storie vere di ragazze dalla parte del pianeta di Giunti Editore

Saperenetwork è...

Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

Sapereambiente

Vuoi ricevere altri aggiornamenti su questi temi?
Iscriviti alla newsletter!


Dopo aver inviato il modulo, controlla la tua casella di posta per confermare l'iscrizione

 Privacy policy


Parliamone ;-)