Campana di Matteo Brogi per Gau

L'artista Matteo Brogi durante la realizzazione della campana per Gau-Galleria di Arte Urbana

A Roma è vero, siamo sommersi di spazzatura. Le polemiche sono ininterrotte in un rimpallo di colpe tra amministrazioni del passato, del presente e sicuramente del futuro, enti appaltatori e cittadini. Ognuno ha da dire la sua, ma pochi si spingono oltre alle lamentele e ai post sui social con foto di “arredo urbano”. Il progetto Gau, Galleria di Arte Urbana, invece, è andato oltre, trasformando finora settantacinque campane per la raccolta del vetro in arte urbana.

Kintsugi urbano

Sappiamo bene che non tutte le imperfezioni devono necessariamente essere svalutanti. Ve lo ricordate il kintsugi?  L’antica tecnica nipponica di restauro con l’oro? Un’arte antica che oggi sta tornando in auge portando con sé il prezioso atteggiamento di cura e rispetto delle fratture e delle imperfezioni che la vita inevitabilmente ci offre. Se pensiamo alla nostra Capitale, una delle più tristi imperfezioni che ne umilia la bellezza è senza dubbio la gestione della raccolta della spazzatura. Allora perché non partire proprio da questa piaga e provare a ricucirla con l’arte?

 

Alessandra Muschella
Alessandra Muschella, direttrice artistica del progetto Gau-Galleria di Arte Urbana

 

Questa l’idea che ha mosso il progetto Gau, che sotto la direzione artistica e la curatela di Alessandra Muschella da 4 anni trasforma le campane del vetro  in opere d’arte. Un modo per rendere più piacevole la difficile raccolta differenziata romana.

La città ideale

«GAU fa parte di un progetto ampio nato dopo la chiusura del Teatro dell’Orologio», spiega Muschella. L’idea era quella di lavorare per strada creando iniziative artistico culturali per il territorio. Così è nata La Città Ideale, un laboratorio urbano di processi partecipati che ha come principale obbiettivo quello di alimentare una consapevolezza attiva riguardo agli spazi che abitiamo quotidianamente.

«La Città Ideale – prosegue la direttrice – è diventata un ricco contenitore dove si raccolgono iniziative teatrali e culturali, legate alla street art e alla narrazione urbana. Elemento comune di queste iniziative è la creatività percepita come strumento per una riappropriazione orizzontale dei territori urbani in grado di definirli attraverso processi orizzontali».

 Le prime manifestazioni sono state nel 2017 a Centocelle con l’esperienza I Nasoni Raccontano e le campane del vetro del progetto Gau. Nel 2019 sono state dipinte le campane del vetro di Tor Pignattara e quest’anno è stata toccata dalla street art una strada centrale, proprio sotto alla Cupola di San Pietro: via Gregorio VII.

Per chi vive sotto al “Cupolone”

Al centro, l’importanza di un rapporto consapevole tra il territorio e chi lo vive quotidianamente. «Quest’anno Roma ha subito grandi cambiamenti. Con la pandemia i quartieri del centro e quelli intorno al Vaticano si sono svuotati dai turisti e sono tornati a essere solo romani», spiega Alessandra Muschella. Da qui la scelta di lavorare a via Gregorio VII: «È una zona da sempre caratterizzata da un importante afflusso di turismo religioso. Lavorare in questo territorio ci ha permesso di ridefinirne gli spazi e  riappropriarci di una zona di Roma che si era andata definendo a servizio del turismo».

Tra Papi e “pischelli”

Il rapporto tra la Roma dei Papi e quella dei cittadini che la abitano, emerge con intrigante fascino e scaltrezza nel lavoro di Gojo, al secolo Paolo Colasanti, già presente nelle due edizioni precedenti. 

 

Quest’anno lo street artist romano sceglie di rappresentare un Coro Angelico che riproduce Serafini, Cherubini e Troni, così come vengono descritti da Isaia e da Ezechiele nei libri dei profeti nella Bibbia. Ne nasce un interessante aggancio tra il mondo fantastico dei fumetti con i suoi supereroi e quello religioso, dotato anch’esso di eroi con poteri sovrumani. Un ponte tra due mondi che spesso vengono percepiti distanti, pur avendo una iconografia simile. La street art si mostra così capace di raccontare un territorio e mescolarsi ad esso nell’ascolto della sua storia, fatta di cardinali e di “pischelli”, di edicole votive e edicole di giornali.

Pennelli, bombolette, animali e fiabe

Artista storica di Gau presente fin dalla sua prima edizione è Alessandra Carloni, una delle poche street artist che predilige l’uso del pennello a quello della bomboletta e a trattare ogni superficie come se fosse una tela o un muro. Appaiono così sulle campane di via Gregorio VII i suoi personaggi fiabeschi dal tratto inconfondibile.

 

«Ci sono artisti – racconta Carloni – come Matteo Brogi, che ha realizzato degli animali sulle campane sfruttando la forma curva della superficie. In questo modo si trasforma la percezione dell’oggetto  che viene utilizzato come parte integrante dell’opera con un effetto molto bello». L’approccio dell’artista romana alle campane del vetro è differente:

«Io le uso come se fossero delle tele o dei muri e racconto lì la mia storia. La campana per me diventa supporto concettuale del lavoro».

 

 

La gabbianella è un ratto

Quest’anno Carloni ha scelto di trattare il tema dell’ecologia, come spiega, proprio per portare una riflessione che parta dalla raccolta differenziata del vetro: «Una delle due campane che ho dipinto si chiama Dialoghi con la Natura e vede uno dei miei personaggi con una casetta degli uccelli sulla testa. Dalla casetta esce un ramo su cui è poggiato un grande uccello: tra essere umano e natura può stabilirsi un dialogo sano».

 

L’altra campana è Roma Provinciae Mundi: c’è uno skyline urbano con un grande gabbiano che vola. «L’uccello ha sulle spalle uno dei miei personaggi con una valigia, ma anche con tante buste della spazzatura. Da questa campana parte una riflessione critica sullo stato di degrado della città sottolineato dal gabbiano».

 

 

Una riflessione sulla presenza nella Capitale, sempre più massiccia da circa una decina d’anni, di questi volatili in pieno contesto urbano: «Pur essendo uccelli poetici che hanno ispirato nei secoli scrittori e artisti visivi, i gabbiani di Roma sono uccelli inquietanti che rovistano nella spazzatura come i topi. A Roma il gabbiano perde ogni poesia e diventa simbolo di degrado». 

Fioriture sulla pelle dell’Urbe

New entry di quest’anno nel gruppo degli street artists di Gau è la trentenne Lola Poleggi, anche lei artista di pennello che ha scelto di trasformare un raccoglitore di spazzatura in fioriera:

«Mi sono ispirata al testo di Via del campo di De Andrè “dal letame nascono i fior”. Ho immaginato fiori che nascono dalla spazzatura. Volevo sottolineare la possibilità di una fioritura dalla strada, una coccola alla città e a chi la abita».

 

Lola è anche tatuatrice e ama le forme floreali sia da un punto di vista estetico che concettuale: «Anche le città, come la nostra pelle, hanno un’estetica di superficie. Fin dall’antichità, e Roma ne è piena, troviamo colonne e bassorilievi con motivi floreali. Inferriate e cancelli hanno spesso queste forme. Mi piace girare per la città e trovare intrecci floreali nei posti più impensati, sono come tatuaggi sulla pelle di Roma. Credo che i fiori ci facciano sentire meglio». Questa edizione del progetto Gau si conclude con un cortometraggio di Marta Franceschelli sui canali della Città Ideale e con la messa online del magazine con la mappa delle campane che rimanda ad ogni singolo artista. Il tutto accompagnato dalla realizzazione di un muro di una scuola romana, l’istituto Anna Frank di Via Cornelia, ad opera di Alessandra Carloni. 

 

Guarda la mappa interattiva  di Conversazioni con la città

 

 

Saperenetwork è...

Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

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