«Un esperimento collettivo per immaginare la città al suo meglio. Un progetto di branding e city imaging partendo dai nostri desideri»: è ToriNostratosferica, nata da un’idea di Luca Ballarini, ideatore e direttore creativo dello studio Bellissimo, per sperimentare il potere creativo dell’immaginazione urbana e l’impatto di idee visionarie sul capoluogo piemontese. Fondatore di diverse realtà che riflettono la passione per la sua città natale, Torino, lo sviluppo urbano e la cultura del design, Ballarini ci racconta l’esperienza di Torinostratosferica e come questa ha dato vita anche a Utopian Hours, il primo festival internazionale dedicato al city making e alle tendenze urbane.

 

Luca Ballarini
Luca Ballarini, ideatore di Torinostratosferica e direttore creativo dello studio Bellissimo

 

Come nasce Torinostratosferica?
Dall’idea di voler creare un’immagine di Torino migliore possibile, Torino “at its best”, potremmo dire. Senza vincoli, senza preconcetti, senza calcoli di fattibilità. Torinostratosferica è nata nel novembre 2013 come variazione scherzosa del logo proposto un anno prima da Bellissimo per Torino Strategica, l’associazione che ha curato il terzo piano strategico della città. L’esperimento di Torinostratosferica è partito nel 2014 con i primi incontri con rappresentanti dell’industria creativa e culturale torinese ai quali chiesi quale fosse la città dei loro desideri. Non soltanto dal punto di vista fisico ma anche intangibile, perché accanto ai cambiamenti urbani devono accostarsi nuovi comportamenti, linguaggi, cambi di mentalità e nuove prospettive.

 

Guarda il video di Torinostratosferica per l’anniversario della città

 

Quanto conta il modo di raccontare una città nel momento in cui questa viene percepita?
Se ti dico che Torino è grigia te la immaginerai in un certo modo; se ti dico che è una città industriale te la figurerai in un altro; se invece metto l’accento sul fatto che questa città è culla da sempre di avanguardie intellettuali e culturali, l’immagine che si verrà a creare sarà ancora diversa. Lo “storytelling” aiuta a costruire questa immagine. L’intero esperimento di Torinostratosferica vuole alimentare la riflessione su una Torino ideale e costruire visioni originali, coraggiose, contemporanee, alcune realizzabili, altre puramente utopiche, per i luoghi, gli abitanti, le attività e i servizi, la cultura, la percezione generale della città. Affermiamo l’importanza di proiettarsi in avanti e puntare in alto, contribuendo a un racconto positivo, e condiviso, sulla città. Siamo convinti che il city imaging sia un diritto e un dovere delle persone più dinamiche e creative in un tempo in cui le città sono i motori dello sviluppo e della competizione economica e culturale globale. Il progetto è partito così, facendo emergere i punti di forza della città, a cui è seguito un enorme lavoro di sintesi dei contenuti. Dal 2014 a oggi, tramite “visioning session” collettive e un successivo lavoro di editing, abbiamo proposto numerose idee e visioni per una Torino al massimo delle sue potenzialità. Dal 2016 siamo una associazione culturale no profit e dal 2017 abbiamo deciso di provare a divulgare e condividere il nostro lavoro creando un momento pubblico con il Festival.

 

 

Come si svolge la vostra attività?

Siamo un contenitore aperto ai visionari, un ambiente di sperimentazione e ricerca, un collettore e generatore di idee. L’intera attività si basa sulla relazione con le persone e le realtà più attive e virtuose del territorio a diversi livelli: creatori e editori indipendenti, progettisti, ricercatori, professionisti, studi, associazioni e festival, enti pubblici e privati, imprenditori e innovatori, con l’effetto positivo di fare emergere e rafforzare queste reti informali.

Il metodo di Torinostratosferica è per definizione sperimentale, basato sull’incontro tra discipline, e si compone di laboratori collettivi con esponenti delle diverse culture del contemporaneo, secondo fasi di analisi e brainstorming orientate a proiettarsi oltre l’esistente. Le riflessioni che animano il progetto si legano naturalmente all’architettura, al design urbano e a tutte le componenti decisive per la qualità di vita urbana: cultura, creatività diffusa, impresa, mobilità, tecnologia, innovazione. Allo stesso tempo Torinostratosferica è anche un progetto di comunicazione e di branding, in cui il copywriting, nella creazione di nomi, slogan e claim, gioca un ruolo fondamentale. A tutti gli incontri segue una fase di selezione e editing del materiale emerso, in vista della restituzione pubblica delle proposte.

 

 

 

Le idee e le visioni che proponete come entrano nella dimensione cittadina?
Noi non abbiamo il potere esecutivo per realizzarle, ma suggeriamo delle potenzialità. Generiamo consapevolezza e interesse verso una progettualità di un certo tipo. In pratica, lavoriamo sull’agenda setting e sulla ridefinizione del linguaggio con cui raccontare la città; acquisito questo ci sono i presupposti per un dialogo più aperto che può portare a dei cambiamenti. Per questo dialoghiamo con tanti enti differenti.

 

Uno dei progetti presentati alla mostra “Visioni da Torinostraordinaria”

 

L’edizione 2020 del festival si è tenuta a ottobre ed è ancora visitabile sul ponte Regina Margherita – High Line che come associazione avete iniziato a riqualificare la scorsa estate per creare il “Precollinear Park”, un parco lineare di precollina – la mostra en plein air “Visioni da Torino Stratosferica”, con idee potenti e curiose come la costruzione di dodici grattacieli per una grande meridiana, la creazione di una no-go zone nel cuore della città e, addirittura, uno skyline provocatorio da cui sparisce la chiesa della Gran Madre…

È una raccolta di immagini visionarie sul futuro della città e i suoi luoghi. Al momento espone tutte le 40 immagini realizzate in questi anni di attività di Torino Stratosferica, è visitabile liberamente e senza vincoli d’orario in quello che abbiamo ribattezzato  “Precollinear Park Bridge”, dove rimarrà allestita per i prossimi mesi. Queste visioni sono frutto sempre di un lavoro collettivo perché le idee dei creativi coinvolti sono state trasformate in immagini nuove e potenti, grazie al lavoro di studi di architettura.

 

 

Nel tempo avete coinvolto anche molti creativi di altri Paesi. Come è generalmente percepita Torino all’estero?
Chi la conosce ne ha una buona idea, quel che è certo è che chi viene qui dopo ne è entusiasta, per questo siamo convinti del lavoro che facciamo. Sicuramente l’understatement non serve a niente se vuoi attrarre gli altri. Se non si è capaci di raccontarsi, gli altri ti percepiscono come piatto. Chi arriva qui percepisce le potenzialità di questa città, per questo è importante raccontarle.

Avete già programmato l’edizione 2021?
Sì, la quinta edizione di “Utopian Hours”, primo festival internazionale di city making in Italia, si terrà dal 15 a 17 ottobre 2021, con ancora più ospiti e mostre in programma. Tre giorni di ispirazione, con city maker da tutto il mondo.

Saperenetwork è...

Marina Maffei
Marina Maffei
Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.

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