Una fotografia storica di Tano D'Amico, maestro del foto giornalismo italiano

Misericordia e tradimento. Tano D’Amico e la bellezza della verità

La fotografia come soggetto indipendente, l’immagine come portatrice di bellezza e “nutrimento dell’universo”. Nell’ultima opera di Tano D’Amico le riflessioni del fotografo che ha raccontato i movimenti, ma soprattutto il sentire, degli Anni Sessanta e Settanta

«L’immagine nuova, diversa, irrompe dagli strappi della storia quando c’è conflitto. Quando si mette in discussione un regime, quello che cambia per primo è il modo di guardare».

E’ un appunto scritto a matita che apre Misericordia e Tradimento. Fotografia bellezza verità l’ultima pubblicazione del fotografo Tano d’Amico. L’autore racconta di aver ritrovato per caso questo foglio scritto da un sé giovane, e di aver riconosciuto subito, in quel breve testo, un pensiero che gli sembrava «avuto da sempre», una sorta di guida, di consapevolezza intrinseca al suo lavoro. L’opera edita da Mimesis per la collana Sguardi e Visioni, è un procedere di aforismi, di brevi frasi, riflessioni cariche di significato. Ne emerge lo sguardo di un fotografo che ha raccolto e narrato la storia dei movimenti degli anni Sessanta e Settanta contribuendo ad alimentare una consapevolezza sociale e poi storica. Ma più di questo emerge lo sguardo di un uomo capace di andare oltre il risultato di uno scatto e di leggere l’immagine come presenza portatrice di bellezza misericordiosa, come «nutrimento dell’universo».

Immagine soggetto

Alla fotografia Tano d’Amico riconosce il valore di soggetto indipendente. Indipendente addirittura dalla volontà del fotografo come può emergere dalle foto di Fabris Disterie scattate dopo la Comune di Parigi nel 1871, o quelle scattate dai generali austriaci durante l’arresto e la condanna a morte di Cesare Battisti, o ancora quelle scattate dalle Brigate Rosse ad Aldo Moro.

 

La fotografia prende corpo ed è in grado, raccontando la verità, di allontanarsi dalla volontà di chi l’ha prodotta diventando una sorta di acheropita, quasi fosse apparsa da sola, senza la volontà di un autore.

«Un’immagine nasce quando un essere umano ne sente la mancanza, la cerca, la aspetta, chiede aiuto alla realtà per trovarla. Un’immagine nasce ancor prima di comparire sulla pellicola, sul pezzo di carta, sulla tela, sullo schermo […] nasce ancor prima di essere vista. E un’immagine di misericordia non nasce mai da chi cerca la carezza di chi comanda». Tano ha sperimentato come la misericordia e le sue immagini nascano sempre contro il potere.

 

Tano D'Amico
Tano D’Amico è uno dei più importanti fotoreporter italiani. Tra le sue fotografie più iconiche spiccano quelle delle manifestazioni degli anni ’60 e ’70

Non c’è bellezza senza misericordia

L’universo, nella poetica di Tano, emerge come entità in grado di suscitare sentimenti, ma incapace di nutrirli e farli vivere. Per questo, ipotizza il fotografo, esistono gli esseri umani, per alimentare l’universo con una bellezza che questo da solo non può produrre. È la bellezza che nasce dalla nostra sete di giustizia.

«Sembra che l’universo ce la chieda, la giustizia, perché ha bisogno di quell’immagine per completare la propria bellezza». L’uomo quindi può parlare con l’universo attraverso la bellezza che risiede nella costante ricerca di giustizia.

Lo sgombro dei manifestanti
Lo sgombro dei manifestanti (Foto: Tano D’Amico, Facebook)

 

Non si tratta di una bellezza apparente, esclusivamente estetica, ma di una bellezza «fatta di misericordia». Per questo più avanti Tano sosterrà che effettivamente «E’ la misericordia il sentimento che l’universo cerca di più». E tra le tante frasi profondamente dense che scendono a pioggia tra le pagine di questo libro, lascia cadere: «Non c’è bellezza senza misericordia». I due concetti, la bellezza e la misericordia, si abbracciano e raccontano la poetica dell’autore, la storia dei movimenti e la motivazione che li ha tenuti insieme.

La consapevolezza di arrivare ai cuori

Proprio perché l’universo possiede già, in qualche modo, la bellezza, questo chiede all’essere umano partecipazione. È attraverso una scelta consapevole alla partecipazione che il fotografo può raccogliere immagini di bellezza in grado di smuovere i cuori. La consapevolezza passa quindi attraverso lo sguardo e da questo arriva al cuore dove si manifesta il primo dei due soggetti sul quale Tano, già nel titolo, ci invita a soffermarci: la misericordia. Un termine che mette in luce la capacità del cuore di essere toccato dalla miseria materiale o immateriale altrui. Per questo Tano sottolinea come esistano immagini che hanno questo potere e che, proprio grazie a questa capacità di muovere l’osservatore alla misericordia, restano vive negli anni.

«I dipinti, le fotografie, le immagini di chi non rinuncia alla misericordia si riconoscono subito. Si fanno vedere. Si abbarbicano al cuore dello spettatore».

Il tradimento

Ripercorrendo la storia dei movimenti degli Anni Sessanta e Settanta è impossibile non soffermarsi sul secondo sostantivo presente nel titolo: il tradimento. Tano d’Amico denuncia come «ai giornali il potere politico imponeva le proprie persone di fiducia, e giornalisti di movimento si impegnarono ad essere tra quelli. Tangenti viventi che si aggiravano nelle redazioni dei giornali».

 

Assemblea nei vicoli dell'università - Roma 1977 (Foto: Tano D'Amico, Facebook)
Assemblea nei vicoli dell’università – Roma 1977 (Foto: Tano D’Amico, Facebook)

Eppure è stato proprio il tradimento lo strumento « per affinare le immagini della misericordia». Sono proprio i tradimenti che mettono l’uomo davanti alla possibilità di abbandonare o di rafforzare la propria convinzione.

«I movimenti che ho vissuto e fotografato erano cementati dalla misericordia, ed è stata quella ad essere sconfitta. Le nostre sconfitte sono state sconfitte affettive. Ogni volta la misericordia veniva spazzata via e ogni volta restava un certo rimpianto che coinvolgeva tutti, anche i vincitori». Così la misericordia sconfitta con il tempo si è andata trasformando in rimorso. «Per sopportare il rimorso si ricorreva a un furore in grado di seppellire ciò che restava della misericordia di ogni tempo, per smarrirne il significato». Eppure l’immagine, più di ogni parola, è riuscita a conservarla e tramandarla grazie alla bellezza.

Il coraggio

Da alcuni scatti ciò che emerge è anche il coraggio. Altro termine che fa riferimento al cuore e sul quale Tano si sofferma collegandolo allo sguardo. La forza dei movimenti vive di questo sentimento. Si tratta del coraggio degli affetti, delle amicizie, quel sentimento che ha permesso di resistere oltre il tradimento. E questo è visibile attraverso le immagini ancora prima dell’avvento della fotografia. Possiamo ritrovarlo nelle immagini dell’Ottocento francese, nelle opere di Delacroix, di Manet, di Renoir, dove troviamo «il coraggio di un nuovo modo di guardare e di guardarsi». E questo stesso coraggio è ciò che può spingerci verso il futuro, non a caso Tano chiude l’opera con tre righe epigrafiche, solitarie, nell’ultima pagina:

«La misericordia distrugge l’obbedienza, suscita il tradimento. Se le venisse permesso di agire, questo mondo, il mondo che conosciamo, crollerebbe».

Saperenetwork è...

Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

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