Italia green
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Facciamo presto noi italiani a mettere in luce i nostri vizi, non siamo altrettanti bravi a riconoscere i nostri meriti. È ora invece di riempirsi di orgoglio e verificare che, in fatto di politiche ambientale, stiamo facendo un buon lavoro e che continuare a investire nell’economia verde potrebbe fare di noi un motore della svolta green europea. A informarci dei nostri misconosciuti meriti è Marco Frittella, giornalista e volto noto Rai che, per sua stessa ammissione lontano dai temi ambientali, ha però scoperto una realtà poco nota e ha deciso, con Italia Green, di fare un viaggio con i lettori alla conoscenza delle piccole e grandi realtà imprenditoriali italiane che ci hanno portato, fra i primi in Europa, a raggiungere molti degli obiettivi green fissati dalla stessa Unione Europea.

 

E così, al contrario di quanto la maggior parte di noi pensi, l’Italia si riscopre un paese in cui il riciclo dei rifiuti ha valore superiore rispetto alla Germania, dove le imprese agricole che puntano a ridurre l’uso della chimica sono più numerose che negli altri paesi, dove i presidi di tutela della biodiversità nella filiera alimentare sono una eccellenza.

Non sappiamo, ad esempio, di essere il primo paese ad aver bandito l’uso dei bastoncini cotonati non riciclabili; che siamo i primi nell’economia circolare; che abbiamo ridotto le emissioni di CO2 di più e meglio di altri; che abbiamo sì inventato la plastica grazie al genio di Giulio Natta, ma che abbiamo anche inventato le bioplastiche, e fatto il primo esperimento sulla geotermia.

Non c’è campo in cui non si possano trovare genio e iniziativa che costituiscono sempre più uno sbocco per l’impiego e che vedono coinvolti soprattutto giovani e donne. D’altronde il nostro non è mai stato un Paese ricco di materie prime e abbiamo dovuto sopperire con l’inventiva che ha già una volta portato alta la nostra bandiera attraverso, ad esempio, il design industriale e la moda. E se l’Italia del dopo guerra è riuscita a diventare una potenza industriale mondiale, può ancora mantenere la sua posizione stavolta con una svolta verde. Frittella ci porta allora nella cittadella marchigiana autosufficiente, in cui l’economia circolare è parte della vita dei dipendenti dell’azienda, e a conoscere imprese agricole biologiche leader nel mercato degli integratori alimentari o colossi energetici che hanno aperto allo sviluppo delle fonti di energia rinnovabile e che si posizionano oggi fra le più avanzate realtà mondiali del settore.

 

 

 

Ci sono poi agricoltori che monitorano i bisogni delle coltivazioni con sensori e droni, e industrie tessili che ridanno vita alla lana, alla seta e agli scarti di produzione: un’economia moderna e in espansione che coinvolge anche molte realtà del sud e che anzi può fare da volano al suo sviluppo. Quello che sorprende leggendo le pagine di Italia Green è come dietro a tanti progetti ci sia la ricerca che si fa negli atenei pubblici, spesso partner degli imprenditori e fucine di esperti dei settori più innovativi del Paese. Ed è ovvio pensare che, se gli investimenti pubblici per la ricerca aumentassero, la ricaduta sulla economia ci potrebbe portare a fronteggiare le crisi che stiamo vivendo.

Un altro aspetto importante delle storie che Frittella ci racconta è che non trattano di imprenditori che seguono le mode del biologico e del naturale, ma di persone che hanno radicata profondamente la convinzione che si possano cambiare le cose, che sia arrivato il momento di battere nuove strade per un miglioramento della qualità della vita.

 

 

 

Fra queste la storia della fabbrica di uno degli scarti più comuni e più difficile da riciclare, i pannolini, che ha ideato il modo per riuscire a recuperare interamente e in modo sicuro tutti i materiali per ridare loro una seconda vita. Non è però tutto semplice come può sembrare. L’ostacolo maggiore con il quale scontrarsi è la burocrazia, ma c’è anche la scarsità di fondi e la carenza di leggi apposite. A volte si riesce a ottenere delle vittorie, come la norma “End of waste” dello scorso anno, altre invece si preferisce spostare una idea in altri paesi o cederne i brevetti all’estero perdendo opportunità e posti di lavoro. Italia Green si chiude con quattro interviste, al presidente di Legambiente Stefano Cifani, al presidente di Coldiretti Cesare Prandini, al presidente di Symbola Ermete Realacci e al direttore generale di Enel Francesco Starace.

Quattro realtà diverse con cui parlare di Italia verde, ma molti punti in comune e una consapevolezza: se si riescono a superare bizantinismi burocratici e particolarismi, la strada allo sviluppo come Paese leader mondiale della svolta ecologista è sicuramente alla nostra portata. L’Italia non più solo Paese di santi, poeti, navigatori ma anche di innovatavi imprenditori green.

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Maria Luisa Vitale
Maria Luisa Vitale
Calabrese di nascita ma, ormai da dieci anni, umbra di adozione ho deciso di integrare la mia laurea in Farmacia con il “Master in giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza” dell’Università di Ferrara. Arrivata alla comunicazione attraverso il terzo settore, ho iniziato a scrivere di scienza e a sperimentare attraverso i social network nuove forme di divulgazione. Appassionata lettrice di saggistica scientifica, amo passeggiare per i boschi e curare il mio piccolo orto di piante aromatiche.

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