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Foodchain: la catena della tracciabilità nella catena alimentare (e non solo)

La blockchain, struttura di dati che registrano informazioni visibili pubblicamente, permette di tracciare i dati dall’origine e in modo indelebile. La società italiana Foodchain ha applicato la tecnologia alla filiera alimentare, per tracciare i prodotti, ma molti altri sono i campi in cui potrebbe essere utilizzata

Pubblica, distribuita e condivisa. Sono le caratteristiche della blockchain, una struttura dati  al cui interno è possibile registrare informazioni in maniera immutabile ed indelebile. La blockchain è pubblica perché chiunque può partecipare all’inserimento e soprattutto alla visualizzazione dei contenuti.

È distribuita perché la proprietà dei nodi che compongono la rete appartiene a diverse entità (aziende, privati, istituzioni…) ed ogni nodo consiste sostanzialmente in una copia identica dell’intero database.

È condivisa perché una volta che un’informazione pubblica viene scritta in blockchain, questa è visualizzabile da qualsiasi entità. All’interno di questa rete ogni informazione ed ogni entità è serializzata ed associata ad un codice univoco (come un’impronta digitale) che permette di tracciare un dato fino all’origine del suo inserimento.

Tracciabilità e trasparenza

Tra le realtà italiane più innovative in questo campo c’è Foodchain, società che ha applicato questa tecnologia alla tracciabilità alimentare: «Foodchain – come spiega il suo business developer, Davide Redaelli – è integratore di sistema per l’industria agroalimentare. Abilitiamo i diversi attori di una filiera alimentare alla comunicazione in blockchain, creando integrazioni informatiche con i software gestionali o i macchinari dell’azienda cliente, per abilitarli alla scrittura dei dati in blockchain. Ciò garantisce una responsabilizzazione della società che inserisce le informazioni in quanto queste sono serializzate, immutabili, completamente tracciabili ed ispezionabili».

 

Radaelli sottolinea come da questo database sia possibile accedere tramite un url univoco sotto forma di QR code: «Un’etichetta intelligente che permette al consumatore finale, grazie ad un semplice smartphone, di informarsi sull’intero ciclo di vita del prodotto».

L’obiettivo principale di Foodchain è quello è ristrutturare il sistema dell’informazione alimentare rendendolo completamente trasparente, e di creare il cosiddetto “gemello digitale” di un prodotto. Ciò permetterà a chiunque di poter visualizzare il percorso reale di un alimento, dal campo del produttore alla tavola del consumatore.

Blockchain per tracciare energia e rifiuti

Le potenzialità della tecnologia Blockchain non si limitano solo all’aspetto di sicurezza alimentare ma potrebbero essere sfruttate per rendere più efficiente e circolare la nostra economia, riducendo lo spreco di risorse. Nel caso del cibo, l’adozione di un sistema in blockchain permetterebbe di ottimizzare i flussi di informazioni e di merci lungo una filiera produttiva riducendo drasticamente gli sprechi.

Anche il settore energetico potrebbe beneficiare delle caratteristiche di condivisione e tracciabilità delle informazioni offerte da questa innovazione: la blockchain permette di tracciare in tempo reale origine, quantità e destinazione delle risorse naturali per la produzione di biofuel e dell’energia per ottimizzarne i consumi.

Un altro campo di applicazione importante potrebbe poi essere quello dei rifiuti soprattutto di quelli “speciali”. Un settore che, come riscontriamo giornalmente, continua a presentare zone d’ombra. Il sistema di tracciabilità pensato per questi scarti (il Sistri) non è mai decollato.

Da non dimenticare, infine, l’aspetto normativo per la Blockchain. «L’Italia – continua Radaelli di Foodchain si sta muovendo per la definizione di questa tecnologia a livello normativo per poi adottarla nella pubblica amministrazione. È stata indetta una Call For Experts dal Ministero dello Sviluppo Economico per riunire 30 alti esperti in materia di blockchain e intelligenza artificiale al fine di elaborare una strategia nazionale per l’utilizzo di queste due tecnologie. Il nostro CEO Marco Vitale è uno di questi».

 Guarda l’intervento di Marco Vitale

Saperenetwork è...

Giuseppe Iasparra
Giornalista nativo digitale, inizia a farsi le ossa in campo ambientale dal 2002 quando ai tempi dell’Università muove i suoi primi passi professionali nella “cucina redazionale” di Eco dalle Città. Da qui parte e allarga la sua esperienza collaborando con diverse realtà editoriali del settore. Arricchisce il suo curriculum con diverse esperienze di supporto comunicativo e social per eventi e start-up dell’economia circolare. Credendo fortemente nell’incontro tra sostenibilità e innovazione come attori di cambiamento prende parte all’avvio del progetto “Massa Critica”.

Sapereambiente

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