Bruno Bozzetto insieme a Shila, Sapereambiente

Bruno Bozzetto insieme a Shila (Foto: Silvia Amodio)

«Ritroviamo il nostro posto. Nella natura». Due chiacchiere con Bruno Bozzetto e Doggy

Nate in pieno lockdown dalla matita del celebre disegnatore italiano (che odia sentirsi chiamare “Maestro”), le strisce con protagonista la cagnolina riflessiva sono diventate un libro. Abbiamo intervistato il fumettista insieme alla sua musa. Ci hanno parlato di ambiente, prospettive e biscotti…

Prima regola: non chiamatelo Maestro, è una cosa che lo fa davvero infuriare. Bruno Bozzetto è un autore che ha prodotto lavori molto personali ed originali in diversi settori dell’animazione e del fumetto: tre lungometraggi di animazione (West and Soda, Vip – mio fratello superuomo e Allegro ma non troppo), una nomination all’Oscar nel 1991 con il film Cavallette, un Orso d’Oro al festival di Berlino nel 1990 per Mister Tao. Ma soprattutto c’è il suo personaggio più famoso, il Signor Rossi, oltre a una decennale collaborazione con Piero Angela: per Quark ha realizzato centinaia di cortometraggi di divulgazione scientifica. La matita di Bozzetto, lo scorso anno, ha dato vita a un personaggio, Doggy, una cagnolina che in poco tempo è diventata una star di Facebook: centinaia di persone, ogni giorno, leggono e apprezzano le strisce in cui lei esprime i pensieri dal suo punto di vista, quello di un cane. Pensieri che, nella loro semplicità, fanno sorridere ma riflettere al tempo stesso perché, attraverso i suoi occhi, ci appaiono insensate le nostre azioni, soprattutto nei confronti dell’ambiente e degli animali. Da queste tavole pubblicate sui social è nato un libro uscito nel 2020 in edizione limitata e andato letteralmente a ruba in pochissimo tempo, Doggy, per te mi faccio in quattro. I proventi sono stati destinati al Cisom (Corpo italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta) in sostegno alle famiglie colpite dal Covid e ai loro animali. Doggy ormai è un personaggio pubblico a tutti gli effetti, si può dire che abbia una vita propria. Motivo per cui questa è un’intervista a due voci: quella di papà Bozzetto e la sua. Sarà contenta di essere stata creata?

 

Bozzetto, Doggy nasce lo scorso anno durante i mesi di lockdown. Perché proprio in quel momento?
Dovendo stare chiuso in casa ho iniziato ad aver con la mia cagnolina Shila un rapporto più stretto. Stavamo sempre insieme, mi seguiva ovunque, quindi ho cominciato a guardarla con occhi più particolari, cercando quasi di immaginare cosa pensasse. Osservandola soprattutto nel giardino di casa ho notato per esempio l’importanza degli odori, i rapporti con gli altri animali, mi ha dato degli spunti. Però mia figlia, proprio ieri, mi ha portato a casa dei vecchi documenti che abbiamo in ufficio e tra questi ha trovato un album risalente al 1969 che si chiama Lila Hip. Contiene disegni (bruttini per la verità) e riflessioni su questo barboncino bianco dal nome Lila che avevo all’epoca, un volume con un sacco di battute e spunti interessanti. Quindi niente di nuovo per me, ma Doggy l’ho fatto con più professionalità, c’era bisogno di sorridere e mi sono imposto di creare una vignetta al giorno, fermandomi solo una decina di giorni quando è uscito il libro.

 

 

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L’attenzione per l’ambiente nasce con Doggy o è sempre stato sensibile a questi temi?
Sempre stato sensibile, in molti miei film si parla proprio di ambiente. Posso dire anche quando è iniziata questa attenzione. Sono nato a Milano ma a pochi mesi sono stato portato a Bergamo dove mio padre aveva una ditta con i suoi fratelli e quindi ho vissuto là i primi dieci anni della mia vita. Poi mio padre è dovuto tornare a vivere a Milano per lavoro e quindi questo per me è stato un “salto” pauroso. Avevo perso tutti gli amici e un mondo di verde, di giochi in strada e tutto questo mi ha segnato moltissimo. Credo che parecchi film come appunto “La vita in scatola” (forse il film più bello che ho fatto) partano proprio da questo shock che ho ricevuto a causa di questo passaggio. Addirittura ebbi una crisi depressiva e mio padre, che era una persona molto sensibile, mi mandò a vivere un anno in montagna su consiglio del dottore che gli disse che avevo bisogno di stare nel verde per riprendermi. La natura mi ha sempre affascinato, la trovo fondamentale per la nostra vita e per il mio lavoro. Le migliori idee le ho avute quando camminavo in montagna o ero seduto su una seggiovia perché è stimolante: sei in mezzo al bello e ti ispira a pensare a qualcosa di altrettanto bello. Ovviamente questo accade alle persone sensibili.

 

Guarda “A life in a tin” (Una Vita in Scatola) di Bruno Bozzetto

 

Le strisce di Doggy sono diventate ormai un appuntamento quotidiano atteso dalle tante persone che la seguono. Questa cosa la preoccupa, le fa sentire il peso o comunque la diverte?
Tutto questo! Mi diverte, mi fa piacere e contemporaneamente mi preoccupa perché ci sono momenti in cui non mi viene nessuna idea. Non so quanto reggerò, magari le diluirò: invece che una al giorno ne farò una ogni due/tre giorni perché così è davvero pesante!

 

 

Rispetto ai temi ambientali qual è il messaggio che lei, attraverso Doggy, vuole trasmettere al suo pubblico?
Quello che io penso, ossia che la natura e l’ambiente sono fondamentali. Vorrei che tornassimo un po’ indietro nel tempo. Noi siamo animali come gli altri e, a un certo punto, ci siamo elevati al di sopra di tutto e loro sono diventati schiavi, scarpe vecchie da trattare come si vuole. Il messaggio che vorrei lanciare è che non deve essere così, dobbiamo ritrovare il nostro posto nella natura. Una cosa che mi ha colpito è il fatto che quando un orientale deve costruire una casetta lo fa nel posto più nascosto che più si adatta nel suo ambiente. Noi in Occidente, invece, lo facciamo in cima alla collina per dominare il posto. Questo fa un po’ capire la mentalità che abbiamo e la nostra mancanza di rispetto verso il pianeta. Noi purtroppo siamo il cancro di questa terra. Avevo detto questa cosa una trentina di anni fa e mi guardarono come fossi un mostro, oggi però mi danno ragione. Ho notato una presa di coscienza rispetto a questi temi e credo che i social abbiano avuto una grossa responsabilità diffondendo sia video di animali maltrattati ma anche di scene in cui si capisce benissimo che loro sono uguali a noi, sono esseri senzienti. Dobbiamo capire che è finita l’epoca degli schiavi, dobbiamo capire che questo è sbagliato.

 

Una striscia di Doggy

 

Il volume “Doggy, per te mi faccio in quattro” è andato subito esaurito in pochissimi giorni. Se lo aspettava?
Veramente non pensavo che vendesse più di due copie, mi è dispiaciuto molto che la vendita fosse limitata alla Lombardia e stampata solo in cinquemila copie. Mi ha fatto piacere l’affetto verso questo personaggio nato un po’ per caso cui sono molto affezionato perché mi dà l’occasione per stimolare la mia creatività. Già da bambino osservavo la realtà da prospettive insolite e diverse: una volta a tavola ho detto a mio padre: «Ma ti sei mai chiesto come ci vedrebbe il lampadario?». Lui dopo essere rimasto un po’ perplesso ha capito che avevo la propensione a osservare le cose in modo diverso. Ho sviluppato questo concetto nel film “Europa e Italia” in cui gli uomini sono cerchi e le macchine rettangoli, il tutto visto dall’alto. Un film che ho messo in rete, che mi hanno “rubato” in tutto il mondo togliendo il mio nome da cui non ho guadagnato un euro. Però questa mia idea ha dato vita ad altri lavori in cui si facevano notare le differenze tra diverse tipologie di persone. I punti di osservazione insoliti sono importanti: se guardi il mondo da un’altra prospettiva cambia tutto.

 

Guarda “Europa vs Italia” di Bruno Bozzetto 

 

Ci sarà una seconda edizione del libro?
Ci stiamo pensando, per l’esattezza con Silvia Amodio, fotografa e giornalista, con la quale ho già collaborato nella creazione di calendari benefici a sostegno degli animali. Grazie a lei è nata la prima edizione di “Doggy, per te mi faccio in quattro” e si sta ragionando su un secondo volume che avrà sempre uno scopo benefico. In programma c’è anche una nuova serie del Signor Rossi per l’anno prossimo realizzato dallo Studio Bozzetto. Voglio far divertire e riflettere sempre in favore degli animali e dell’ambiente.

 

La copertina di “Doggy, per te mi faccio in quattro!”

 

Bozzetto, arrivati a questo punto se lei è d’accordo sentiamo anche il parere di Doggy: sei stata contenta di nascere dalla matita di Bruno?
Sì mi ha divertito molto perché mi sono vista in maniera diversa, più accettabile perché come cane ero più sfuggente invece là sul foglio di carta si poteva capire quella che ero in un colpo solo!

Tu all’inizio nelle tavole di Bruno Bozzetto compari da sola con il tuo umano, poi a un certo punto lui ti affianca altri animali. Addirittura l’ultimo arrivato è un T-rex che ama la musica classica. Sei felice di queste nuove compagnie o un po’ ti disturba non essere più l’unica protagonista?
No, non mi disturba però mi dà un po’ fastidio essere dipendente dalla fantasia di Bruno! Non so mai come potrebbe inventarmi, però devo dire che questi animali che sono arrivati finora mi hanno fatto piacere perché scopro che sono diversi e quindi mi danno spunti nuovi di riflessione rispetto al mio. Cerco di entrare nella loro testa e di divertirmi e quindi mi hanno dato una ventata di novità!

Doggy se tu potessi cambiare il comportamento degli umani quale sarebbe la prima cosa?
Il fatto che non mi lasciano mai tranquilla. Quando sono con un umano non so mai come la pensi. Noi cani siamo più lineari e invece l’uomo è imprevedibile, faccio fatica a stargli dietro e fa ragionamenti troppo contorti. Io sono semplicissima, se posso non parlo, tanto mi faccio capire con gli occhi e con la coda! Poi non sopporto quelli che fanno troppo rumore, quando sento il rombo di una moto mi spacca la testa e soffro tantissimo e non capisco il perché lo facciano. Noi ci muoviamo in silenzio, gli umani più rumore fanno più si sentono importanti.

Bruno Bozzetto ti rappresenta sempre come una perenne affamata di biscotti. È vero o c’è qualcosa che ti interessa di più?
No, devo dire che mi interessano molto le grattate sulla pancia, però con il biscotto ha colto nel segno perché li adoro, se ne sento uno non solo mi avvicino ma mi alzo sulle due zampe per avvicinarmi al prodotto. Quindi Bruno ha ragione a rappresentarmi così ma ne ha ancora di più se dopo aver fatto la vignetta mi dà un biscotto!

 

Una striscia di Doggy

Saperenetwork è...

Sabrina Mechella
Sabrina Mechella ha iniziato la professione giornalistica collaborando col quotidiano Il Messaggero. È stata addetta stampa per il Comune di Viterbo ed è poi passata alla cronaca giudiziaria per alcuni quotidiani online. Dal 2010 si occupa di ambiente, prima come redattore del bimestrale Eco-news, poi con Ideegreen.it e con La Stampa - Tuttogreen. È stata ideatrice e conduttrice del programma Amici animali, in onda nel 2019 su Tele Lazio Nord

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