Una visione dal basso del murale dedicato ad Alfredino Rampi nel quartiere romano di Garbatella (Foto: Andrea Sermoneta)

Un sorriso a 15 metri. Per il murale di Alfredino i cittadini si mobilitano

Il murale dedicato ad Alfredo Rampi è nato dall’iniziativa di una cittadina di Roma, supportata dal proprio quartiere e dalle istituzioni sul territorio. Ci ricorda i valori della solidarietà, della partecipazione. E l’importanza di garantire sicurezza e protezione dai rischi ambientali e di coltivarne la cultura, impegni presi dalla Protezione Civile e dal Centro Alfredo Rampi

Esistono eventi che sono una sorta di spartiacque e creano un’identità a livello di memoria collettiva. Si tratta spesso di eventi storici che entrano nel privato, inserendosi e segnando il momento che ognuno stava vivendo quando l’evento è accaduto: la caduta del muro di Berlino, la bomba di Piazza Fontana, le Torri Gemelle, piazza Tienammen… Sono generalmente eventi di carattere pubblico, carichi di valore storico anche per le conseguenze che inevitabilmente porteranno.

In Italia tra questi eventi di carattere storico si inserisce un episodio di cronaca che ha unito l’intero paese inchiodando anziani e bambini davanti alla prima diretta nazionale a reti unificate durata oltre 18 ore. E’ la storia del fallimento dei soccorsi del piccolo Alfredo Rampi caduto in un pozzo all’età di sei anni.

Il murale di Alfredino (Foto: Andrea Sermoneta)

Un ricordo che è diventato una sorta di spartiacque generazionale: lo ricordi perché lo hai vissuto o te ne hanno parlato? Come una sorta di vaccino al vaiolo, un segno che non si trova sul braccio ma nella memoria. Così in tanti raccontano ancora oggi con emozione quei giorni del 1981 con il televisore in bianco e nero sempre acceso. L’Italia intera con il fiato sospeso, le preghiere sulle labbra e un unico desiderio comune: la salvezza di un bambino che improvvisamente era diventato figlio, nipote, fratello di tutti.

Un tributo per Alfredino

Per riscattare simbolicamente le lacrime a 60 metri sotto terra del piccolo Alfredino, Stella Liberato ha fatto comparire il suo sorriso a 15 metri di altezza in un murales nel quartiere romano della Garbatella. Stella è una cittadina romana, che nei giorni della tragedia aveva pochi anni e non la ricorda per vissuto personale. Ma questo non le ha impedito di sentire questa storia con il cuore e di mettersi in moto per creare un tributo a questo bambino.

«Nell’anno del quarantennale della morte di Alfredino mi sono guardata intorno e ho pensato: ‘ma non è possibile che a Roma non ci sia un tributo a questo bambino?! Perché non ci sono strade, scuole, parchi dedicati a lui?’ Sentivo che questo rappresentava un’ingiustizia che questo bambino continuava a subire».

La storia di Alfredino è un contenitore di messaggi positivi, porta con sé i valori della solidarietà, dell’empatia e dell’aiuto reciproco, ma anche e soprattutto l’importanza dell’acquisizione delle giuste competenze, il rispetto della legalità e dei diritti dell’infanzia. Così, facendo perno su questi valori, Stella si è rimboccata le maniche e ha imparato, un passo alla volta, con costanza e determinazione, a interagire con le istituzioni, presentare domande, ricercare street artist, istituire raccolte fondi, distinguere muri Ater da condomini privati…

foto istituzioni inaugurazione

All’inaugurazione. Da sinistra: Rita Di Iorio, presidente Centro Alfredo Rampi onlus, Valeria Baglio del Comune di Roma, Stella Liberato e Amedeo Ciaccheri, presidente municipio VIII (Foto: Andrea Sermoneta)

Un percorso fatto di tanti gradini che ha scelto di scalare scoprendo con stupore la grande disponibilità e presenza dell’VIII Municipio romano che l’ha seguita spiegandole come muoversi: «Il Municipio mi ha spalancato la porta e spiegato come fare ogni passaggio. Non mi aspettavo proprio un’efficienza così. Devo ringraziare il presidente Amedeo Ciaccheri e l’assessora alla cultura Maya Vetri che non mi hanno mai lasciata sola!».

I diritti dell’infanzia nel lavoro di Anna Maria Tierno

E’ stato creato un piccolo bando informale in cui alcuni street artist hanno presentato i loro lavori ed è emerso il bozzetto di Annamaria Tierno, una giovane mamma, che già aveva lavorato sui temi dei diritti dell’infanzia a Torraccia con un murales in cui è ritratta una bambina che raccoglie un fiore, simbolo del diritto dei bambini a vivere all’aria aperta, in ambienti sicuri e salubri e a contatto con la natura. Ci ha raccontato Anna Maria che

«Non ero ancora nata quando è morto il piccolo Alfredino eppure è una storia che sento moltissimo e sono stata onorata di essere stata scelta per questo lavoro. Tra l’altro poco prima che iniziassi a dipingere è avvenuto un episodio simile in Marocco che ha portato alla morte del piccolo Rayan, che ha riacceso in molti il ricordo di Alfredino e che ci fa capire quanto sia ancora oggi importante tenere alta l’attenzione sulle tematiche legate ai diritti dell’infanzia e alla sicurezza dei bambini».

La street artist Anna Maria Tierno, durante l’inaugurazione del murale (Foto: Andrea Sermoneta)

La magia della Garbatella

Il 28 maggio a mezzogiorno gli abitanti della Garbatella si sono riversati in via Rocco da Cesinale per l’inaugurazione del murales. «Questo è il simbolo di come Alfredino Rampi sia entrato nella memoria collettiva di generazione in generazione» ha sottolineato il presidente dell’VIII Municipio Ciaccheri, ricordandoci come alcuni nomi rimangano incisi nei cuori diventando simboli. E Alfredino è diventato simbolo di unione, solidarietà, partecipazione. Valori che contraddistinguono il quartiere della Garbatella, che oggi oltre ad essere un museo a cielo aperto grazie ai tanti interventi di street art che lo caratterizzano, è noto anche per il suo cuore popolare e verace.

«La Garbatella è un piccolo mondo dentro Roma che ti fa ricordare com’era probabilmente la vita tanti anni fa, quando ci si aiutava tra vicini e ci si conosceva tutti, non c’era la fretta quotidiana che oggi ci logora e ci fa dimenticare gli altri»

ha sottolineato Annamaria Tierno evidenziando il carattere partecipativo del quartiere che le è stato intorno mentre dipingeva il murales, portandole un caffè, prestandole una scala o fermandosi semplicemente per due chiacchiere.

facebook protezione civile

Lo spirito del quartiere è stato sottolineato durante l’inaugurazione anche dallo stesso Piero Badaloni, il giornalista che seguì la diretta dei soccorsi di Alfredino per oltre 18 ore, e che oggi è un abitante della Garbatella: «Non mi meraviglia, ma al tempo stesso mi meraviglia, la partecipazione che questo quartiere dimostra sempre, soprattutto quando si tratta di intervenire là dove ce n’è bisogno.»

La nascita della Protezione Civile e del Centro Alfredo Rampi

«L’episodio di 41 anni fa – ha ricordato durante l’inaugurazione Valentina Di Giuseppe Di Paolo della Protezione Civile, è oggi bagaglio collettivo. E’ importante che le generazioni future portino avanti questo ricordo. Alfredino è stata l’occasione in cui ci si è resi conto che andavano riviste diverse cose e andava creata una rete efficiente che sapesse cosa fare e come portare i soccorsi

Infatti, poco dopo l’incidente, nel 1982, vide la luce la Protezione Civile. A volerla fortemente fu il Presidente Pertini, già profondamente colpito dal terremoto in Irpinia avvenuto poco tempo prima, nel novembre 1980. In Irpinia, così come a Vermicino, si era reso evidente come l’Italia fosse sprovvista di un organismo competente in grado di arrivare nei luoghi delle catastrofi ambientali e portare i giusti soccorsi. Intanto già a due settimane dall’incidente, il 30 giugno del 1981, per volontà della mamma di Alfredino era nata l’associazione Centro Alfredo Rampi, con lo scopo di portare avanti un processo culturale di informazione e formazione su tematiche relative ai rischi ambientali e alla sicurezza. Il Centro Alfredo Rampi oggi è una onlus che si occupa principalmente di psicologia dell’emergenza ed è attivo su tutto il territorio nazionale.

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Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

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