Negazionisti, banditi o solo stupidi?

Le emergenze ambientali, climatiche e umanitarie richiederebbero soluzioni rapide, articolate e lungimiranti mentre ottengono risposte miopi e propagandistiche. Sono di ostacolo la nostra difficoltà a perseguire vantaggi sia individuali che collettivi, e i comportamenti sprovveduti quanto quelli predatori

“Neanche gli dei possono nulla contro la stupidità umana” (Friedrich Schiller)

Siamo circondati da negazionisti climatici inconsapevoli, in Italia, nel mondo: è difficile infatti che qualcuno si riconosca veramente in questa posizione. Eppure consideriamo, poiché emblematico, quello che avviene sulle nostre strade. I dati del rapporto sulla mobilità “Audimob – Stili e comportamenti di mobilità degli italiani” a cura di Isfort, l’Istituto superiore di formazione e ricerca per i trasporti, mostrano che in questi due anni e mezzo gli spostamenti a piedi si sono ridotti del 14%. Al contrario, l’uso dell’auto privata arriva quasi alla soglia del 65%, un punto e mezzo in più del livello pre-Covid, con circa 40 milioni auto circolanti ed un tasso di motorizzazione salito a 67,2 veicoli ogni 100 abitanti, uno dei più alti in Europa. E quindi dove stanno le persone che si lamentano del costo della benzina se queste sono le abitudini di consumo?

Criticità annunciate

Eppure, nel 2022 abbiamo ricordato i 50 anni di un documento che ha costituito una pietra miliare nel dibattito sull’ambiente e ha rappresentato un grido di allarme verso un’umanità distratta e consumista: il Rapporto “I limiti dello sviluppo” (traduzione non esatta dell’originale The limits to growth, cioè “I limiti alla crescita”), prodotto dal MIT (Massachusetts Institute of Technology) e commissionato dal Club di Roma.

 

Un grafico tratto dal rapporto “The limits to growth”

 

In esso si prevedeva, sulla base di modelli matematici, il collasso della nostra società entro il 2100, se non avessimo mantenuto limitata la crescita della popolazione e dell’espansione economica. Parole gettate al vento, anzi criticatissime, perché vere. Se non bastasse, il rapporto dell’IPCC (International Panel on Climate Change) del 2022 richiama con forza la necessità del contrasto al cambiamento climatico.

Perché non stiamo facendo nulla, anzi stiamo facendo poco ed esprimendo solo buone intenzioni (Bla Bla Bla, diceva Greta Thunberg)?

Proviamo ad analizzare come le diverse persone o gruppi sociali si comportano con rapporto al “bene comune”. In questo, paradossalmente, ci aiuta uno snello libro di Carlo M. Cipolla, un serissimo storico, che una quarantina di anni fa ha scritto un libretto dal titolo “Allegro ma non troppo”, un capitolo del quale è intitolato “Le leggi fondamentali della stupidità umana”.

 

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Come ragioniamo rispetto al bene comune

Partiamo da quest’opera, condotta sul filo leggero dell’ironia, ma che alla fine ci porta a pensare che le cose non sono veramente troppo allegre. Cipolla cataloga il comportamento umano in base a due fattori: 1) danni o vantaggi che l’individuo procura a sé stesso, e 2) danni o vantaggi che l’individuo procura agli altri. Sono perciò possibili quattro comportamenti, sulla cui base Cipolla individua quattro gruppi di persone: gli Intelligenti: che perseguono il proprio vantaggio ma anche quello degli altri (una posizione, come si dice, “win-win”), gli Sprovveduti: che danneggiano se stessi e avvantaggiano gli altri, i Banditi: che danneggiano gli altri per perseguire il proprio tornaconto, gli Stupidi: che danneggiano gli altri senza avvantaggiare, o anche danneggiando, se stessi.

 

 

Ognuno di noi, se ci riflettiamo, può nella propria vita o attività passare per una o più delle diverse condizioni: non necessariamente siamo ancorati a una categoria. Tuttavia, secondo Cipolla, gli Stupidi sono la categoria più temibile, in quanto questo gruppo, pur non essendo organizzato e senza ordinamento, riesce a operare con (innata?) incredibile coordinazione ed efficacia, a danno di sé stessi e di chi gli sta vicino o addirittura dell’intera umanità. Un Corollario nel libro, infatti, dice: lo stupido è più pericoloso del bandito.

La necessità (sottovalutata) della mediazione

Volendo interpretare i nostri comportamenti alla luce di questa classificazione, vediamo che i comportamenti intelligenti non sono particolarmente diffusi. Gli intelligenti sono coloro che, di fronte ad un problema, si mettono con serietà e disponibilità a dialogare con tutti gli attori coinvolti per cercare una soluzione, necessariamente di compromesso, vantaggiosa (in media) per tutti. La guerra in Ucraina e tutti i conflitti nel mondo mostrano che comportamenti intelligenti non sono comuni e, anzi, si arriva fino all’abissale stupidità di evocare una catastrofe nucleare, che sarebbe per tutti. Sono invece molto diffusi i comportamenti da banditi, cioè di singole persone o di gruppi che sfruttano moltitudini di persone per il loro tornaconto.

 

 

Il dato sulla crescita delle disuguaglianze economiche e sociali, secondo varie fonti tra cui il Rapporto Oxfam nel 2022, è tragico: più di 800 milioni di persone, circa una persona su dieci sulla Terra, soffre la fame, la disuguaglianza globale è peggiorata con l’1% più ricco che si è impossessato di quasi i due terzi dei 42 trilioni di dollari di ricchezza creati nel periodo 2020-2021. In Italia alla fine del 2020 il 20% più ricco degli italiani deteneva il 68,6% della ricchezza nazionale. Quindi, i banditi sono molto dannosi, anche se numericamente sul totale della società rappresentano una percentuale limitata.

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Sono, ad esempio, i gruppi che operano nel settore dei fossili e dell’energia, che hanno finanziato per anni i negazionisti del clima, per evitare di dover modificare un modello di sviluppo basato sui consumi energetici di combustibili fossili (e fonte di stratosferici profitti, specialmente nell’ultimo paio di anni), sono le multinazionali dell’agribusiness che favoriscono l’ipercoltivazione (e depauperazione) del suolo detenendo anche i brevetti per le sementi, le multinazionali del farmaco e della chimica e molti ancora ne possiamo aggiungere.

Il disinteresse che apre la strada ai predatori

A ben vedere, però, i banditi possono spadroneggiare e fare i loro profitti anche perché noi, la maggioranza della popolazione mondiale, abbiamo un comportamento tra sprovveduto e stupido seguendo acriticamente i modelli di vita e consumo che ci vengono proposti. Perché, sennò, continueremmo a consumare la Coca Cola, bevanda assolutamente non dissetante e che quindi invoglia a continuare a berla e che, almeno nella sua formula classica, ci riempie di zuccheri (100 g per litro), caffeina, anidride carbonica, acido ortofosforico (può essere usata come decalcificante), coloranti e altri additivi favorendo tra l’altro l’obesità?

Il consumo di acqua degli stabilimenti d’imbottigliamento della Coca Cola in Italia era (dati 2013) di 2,4 miliardi di metri cubi, a fronte di un prezzo di estrazione pagato dall’azienda di circa 1 centesimo di euro ogni 1000 litri.

Niente male, per l’ingrediente (l’acqua) che rappresenta il 90 % della Coca Cola! E a Nogara, in Veneto, dove c’è un grosso stabilimento d’imbottigliamento, la scorsa estate è stata razionata l’acqua alle utenze domestiche, ma lo stabilimento ha continuato a estrarla dai suoi pozzi.

Per chi protesta: repressione o biasimo

Altro caso in cui la stupidità è attivamente colpevole e complice dei banditi è quello della politica che vuole reagire con la semplice repressione alle provocazioni dei giovani attivisti del clima che, per riportare l’attenzione sull’urgente necessità di invertire la rotta per contrastare i cambiamenti climatici, imbrattano quadri (peraltro protetti da vetri) con vernici o altro. E’ proprio il caso di chi guarda al dito che indica la luna (le provocazioni) invece di guardare alla luna (i cambiamenti climatici).

 

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E’ chiaro che, pensando solo in termini in brutalmente economici e senza attenzione a quali siano le prospettive sul contenimento dei cambiamenti climatici, non c’è futuro. Finora, di fronte a calamità “naturali” quali la siccità o le alluvioni disastrose o la mancanza di neve nelle località sciistiche, la reazione più infantile e “stupida” è stata invocare semplicemente la “dichiarazione dello stato di calamità naturale” e richiedere indennizzi economici, senza pensare alle cause di queste calamità e a come rimuoverle e/o mitigarle.

La miopia delle politiche sui migranti

Ancora, consideriamo il contrasto agli immigrati, che negli ultimi tempi sta raggiungendo vette parossistiche, dimenticando che l’immigrazione è un fenomeno del nostro tempo, e che centinaia di milioni di persone si muovono e si muoveranno, più forti di qualunque barriera, per sfuggire a guerra, fame, povertà, cambiamenti climatici. Un comportamento intelligente sarebbe quello di definire delle regole chiare che favoriscano l’accoglienza di flussi correttamente gestiti, mentre si pensa solo a “chiudere i confini”.

Eppure, immigrati regolari, in media molto più giovani della popolazione invecchiata dell’occidente, sono (egoisticamente) una risorsa enorme per sostenere le nostre economie e il nostro welfare. Anche perché le politiche pro-natalità non hanno funzionato né funzionano e, in ogni caso, darebbero frutti a 20 – 30 anni.

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Fra l’altro, questo “accanimento” contro gli immigrati produce un grande spreco di risorse e distoglie l’attenzione da un problema ben più rilevante e grave per l’Italia, e cioè l’emigrazione di centinaia di migliaia di connazionali. Negli ultimi anni il flusso in uscita è stato costante: nel 2020 il saldo annuo negativo, quindi in uscita, degli italiani è stato di circa 65.000 unità e dati analoghi sono validi per gli anni precedenti. Tra gli emigrati, l’età media è di 32 anni per gli uomini e 30 per le donne e il 25% è in possesso di almeno una laurea. In sintesi l’Italia si sta spopolando (siamo scesi sotto i 60.000.000) e perde la popolazione più giovane e scolarizzata, con grave perdita sia economica sia di futuro. Quindi, un fulgido esempio di miopia e stupidità.

…Una frase attribuita a Einstein dice: “Due cose sono infinite: l’universo e la stupidità umana, ma riguardo all’universo ho ancora dei dubbi”.

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Tommaso D'Alessio
Tommaso D'Alessio
Ambientalista da sempre, che ha letto, all’epoca, il libro I limiti dello sviluppo, e quindi sta aspettando la catastrofe da 50 anni. Ma nonostante tutto, visto che serve Pensare globalmente Agire localmente, affligge chi gli sta vicino con l’intento di ridurre i consumi, di tutto: cibo, acqua, energia etc. e non cessa di operare per il miglioramento dell’ambiente, soprattutto urbano, nel contesto di Legambiente. È Presidente del Circolo Garbatella di Legambiente che dal 2012 ha in affidamento il Parco Garbatella in Roma, un’area di 40.000 m2, che il Circolo gestisce senza nessun contributo da parte del Comune. Da queste pluriennali esperienze ha avviato la sua strada di ambientalista estremo.

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