Le molecole alla base della vita potrebbero essere atterrate sulla terra grazie ai corpi celesti. Nell’immagine un meteorite conservato in Nuova Zelanda (Foto: Wikimedia Commons)

E se la vita sulla Terra fosse aliena? Nuovi indizi a sostegno della teoria della panspermia

Una ricerca pubblicata qualche tempo fa su Nature Communications suggerisce che le molecole che compongono DNA e RNA potrebbero essere state portate sulla terra da meteoriti ricchi di carbonio

Ci invaderanno? Avremo mai contatti del terzo tipo? Come saranno fatti? Non si fa altro che parlare di extraterrestri, quando invece gli alieni potremmo essere noi. Un nuovo studio riporta in auge la teoria sull’origine spaziale della vita: le “basi” per affermarlo non mancano, anzi, “ci sono tutte”. Gli ingredienti della ricetta della vita sulla Terra sono arrivati dallo spazio a bordo di un meteorite. Non si tratta della sceneggiatura di un qualche film di fantascienza, bensì di una teoria sperimentale più che plausibile.

L’ipotesi scientifica in questione è detta panspermia. I suoi sostenitori ritengono che meteore, comete, asteroidi e altri corpi celesti potrebbero aver diffuso le molecole alla base della vita da una parte all’altra della Via Lattea.

Difficile da credere? Comprensibile che lo sia, ma, a dirla tutta, stiamo parlando di una delle teorie sulle origini della vita terrestre più accreditate. Teoria che, tra l’altro, è ora nuovamente sotto i riflettori grazie a una recente scoperta effettuata da un gruppo di ricerca giapponese dell’Università di Hokkaido in collaborazione con la Nasa.

La scoperta in Giappone

Gli scienziati, analizzando alcuni campioni di meteoriti, hanno trovato ben cinque basi azotate, le molecole alla base del DNA o dell’RNA. Non una, non due, non tre, non quattro. Cinque: ovvero, tutte quelle che compongono la doppia elica del DNA – o della singola nel caso dell’RNA – di ogni organismo.

Tutte le basi azotate che compongono la doppia elica sono state rinvenute nei meteoriti analizzati

 

Le due molecole complesse contenenti le informazioni genetiche di un essere vivente sono infatti costituite da molecole più semplici: le basi azotate per l’appunto. L’adenina (A) che si lega con la timina (T) – o con l’uracile (U) nel caso dell’RNA – e la citosina (C) che si lega con la guanina (G). Le lettere che compongono le incomprensibili sequenze genetiche sono le iniziali dei nomi delle basi azotate di cui ogni individuo possiede un assortimento unico. Vien da sé l’eccezionalità dell’averle rinvenute, tutte insieme, in dei frammenti di materia che fino a prima dello schianto non avevano mai avuto nulla a che fare con il Pianeta Blu. Non è però la prima volta che ciò avviene. Già qualche decennio fa, in circostanze simili, erano state infatti trovate adenina, guanina e uracile. Tuttavia, al tempo, di citosina e timina nessuna traccia.

Estrazioni da polvere di meteorite liquefatta

Ma ora, come hanno fatto gli scienziati a trovarle tutte? Certamente non con una lente d’ingrandimento. Gli astrochimici, nella ricerca poi pubblicata su Nature Communication, hanno sviluppato un metodo altamente sofisticato per estrarre molecole e altri composti chimici dalla polvere di meteorite liquefatta. I campioni analizzati, quattro per l’esattezza, provenivano da meteoriti caduti in Australia, Colombia Britannica e Kentucky.

I frammenti di roccia spaziale presi in esame non sono arrivati di recente sulla Terra, ma all’incirca qualche decennio fa.

 

 

Ad ogni modo, nulla a che vedere con i circa 5 miliardi di anni che si ritiene questi abbiano. Età, tra l’altro, compatibile con altri due eventi di rilievo che potrebbero avvalorare la tesi sulla genesi aliena della vita: l’Intenso bombardamento tardivo (Late Heavy Bombardment), un periodo tra i 4 e i 3.8 miliardi di anni fa che determinò un gran numero di impatti di meteoriti sui pianeti rocciosi del sistema solare, e la comparsa dei più antichi microrganismi terrestri noti, 3.4 miliardi di anni fa.

I ricercatori hanno anche valutato la presenza di oltre una dozzina di altri composti organici.

Come gli isomeri delle basi azotate: molecole, seppur con un arrangiamento spaziale diverso rispetto ai tasselli della vita, con uguali formule chimiche. Alcuni di questi ‘cugini’ delle basi nucleotidiche sono stati trovati nelle rocce spaziali, ma non nei campioni di controllo, il che farebbe supporre, con ancora più convinzione, che le molecole della vita siano effettivamente arrivate dallo Spazio.

L’ipotesi del brodo primordiale

Se fosse qui, il filosofo greco Anassagora – tra i primi ad aver avanzato l’ipotesi della panspermia – salterebbe di gioia. Proveniamo quindi dallo spazio? Esaltazioni del momento a parte, è ancora presto per dirlo. Il dibattito sulle origini di batteri, funghi, piante e animali è ancora aperto.

 

Il filosofo Anassagora, dipinto da Eduard Lebiedzki su disegno di Carl Rahl (Foto: Wikimdia Commons)

 

Tra le ipotesi al vaglio, infatti, c’è ancora quella secondo cui i mattoni della vita si siano originati all’interno di un brodo primordiale contenente tutti gli ingredienti necessari alla loro formazione. Ipotesi sicuramente meno affascinante, in effetti, chi vorrebbe derivare da un caldo guazzabuglio di elementi chimici anziché dallo sconfinato spazio cosmico? La verità però non verrà a galla sulla base di criteri di fascinazione.

Alla scienza servono dati e prove. Ma anche dubbi: se non si sollevassero continuamente nuove domande il progresso starebbe fermo al palo.

 

Il ricercatore Mike Callahan della Boise State University 
Il ricercatore Mike Callahan della Boise State University  (Foto: Allison Corona/Callahan Lab)

 

Dubbi, ad esempio, come quelli avanzati dal cosmochimico Michael Callahan dell’università statunitense Boise State University. Il  ricercatore, che ha anche collaborato con uno degli autori della scoperta fin qui descritta, ha messo in discussione l’interpretazione dei dati da parte dei colleghi. Poiché nel punto in cui i campioni sono stati prelevati la concentrazione di alcuni composti organici è risultata anche 20 volte più alta di quella presente sul resto dei meteoriti, non potrebbe esserci stata una contaminazione terrestre? Si attende con ansia la replica.

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Simone Valeri
Simone Valeri
Laureato presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza" in Scienze Ambientali prima, e in Ecobiologia poi. Attualmente frequenta, presso la medesima università, il corso di Dottorato in Scienze Ecologiche. Divulgare, informare e sensibilizzare per creare consapevolezza ecologica: fermamente convinto che sia il modo migliore per intraprendere la via della sostenibilità. Per questo, e soprattutto per passione, inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche del settore, senza rinunciare mai ai viaggi con lo zaino in spalla e alle escursioni tra mare e montagna

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