Una ragazza abbraccia il suo amico cane

I cani capiscono quando parliamo in lingue differenti?

I cani riescono a distinguere un linguaggio naturale da un insieme di parole senza senso? Quando interagiscono con una persona straniera, si rendono conto che c’è una differenza tra la lingua che hanno sempre ascoltato e la nuova? Un recente studio della Eötvös Loránd University di Budapest cerca di fare luce…

Dai brevi segnali che diamo al nostro cane per comunicare nel quotidiano fino ad arrivare a discorsi più lunghi. Parliamo sempre ai nostri animali, li esponiamo costantemente al nostro linguaggio. Ma riescono a distinguere un linguaggio naturale da un insieme di parole senza senso? Quando interagiscono con una persona straniera, si rendono conto che c’è una differenza tra la lingua che hanno sempre ascoltato e la nuova? I primi indizi per rispondere a queste domande sono stati raccolti da un gruppo di ricerca del dipartimento di Etologia della Eötvös Loránd University di Budapest (Ungheria) e pubblicati sulla rivista scientifica NeuroImage.

 

Un bulldog francese bianco e nero affacciato dal finestrino di una macchina in movimento
I nostri amici a quattro zampe, oltre a sopportare i nostri sproloqui, sono anche dei potenziali linguisti? I ricercatori della Eötvös Loránd University di Budapest hanno indagato sulle capacità dei cani di comprendere lingue diverse

C’era una volta Kun-kun

Qualche anno fa Laura V. Cuaya, una neuroetologa, si trasferì dal Messico in Ungheria per lavorare presso il laboratorio di Neuroetologia della Comunicazione della Eötvös Loránd University di Budapest. Portò con sé il suo border collie, Kun-kun, che non aveva mai sentito nessun’altra lingua che non fosse lo spagnolo.

«Mi chiedevo se Kun-kun avesse notato che la gente di Budapest parlasse in una lingua diversa, l’ungherese – racconta Cuaya nel comunicato stampa dell’università  – Sappiamo che le persone, persino i bambini nella fase pre-verbale, colgono la differenza. Ma forse i cani non se ne preoccupano. Dopotutto noi non dirigiamo mai l’attenzione del nostro cane sul suono di uno specifico linguaggio»

Per capire se effettivamente i nostri amici a quattro zampe distinguano lingue differenti, la neuroetologa e il suo team di ricerca hanno progettato uno studio basato sull’imaging cerebrale.

 

 

Bambini e animali in ascolto

Prima di scoprire l’esperimento e i suoi risultati, facciamo un passo indietro nella comprensione della lingua parlata. Come già accennato, gli esseri umani – sin dalla nascita – sono già in grado di discriminare un linguaggio da un insieme di parole senza senso e un linguaggio familiare da uno che non lo è.

La presenza di questa capacità nei bambini nella fase pre-verbale – lo stadio di sviluppo del linguaggio infantile che precede quello del linguaggio articolato – suggerisce che i processi su cui si basa il riconoscimento di un discorso e la distinzione di differenti linguaggi non richieda un’alta competenza linguistica, ma può comportare calcoli e apprendimento che poggiano su caratteristiche di base. Quest’ultime sono potenzialmente presenti anche in altre specie.

In effetti è stato provato che anche altri animali riescono a distinguere la differenza tra ciò che è un discorso e ciò che non lo è, e anche tra lingue diverse: un esempio sono i macachi, che hanno mostrato una forte attività in una particolare area del cervello quando ascoltavano un parlato sconnesso, ed esemplari di tamarino edipo (Saguinus oedipus), in grado di discriminare linguaggi senza essere stati precedentemente addestrati, oltre a topi e fringuelli di Java (Padda oryzivora) che distinguevano le lingue dopo uno specifico training.

 

Macachi di Barberia, genitore e figlio
Sono diverse le specie animali che distinguono la differenza tra lingue diverse. Tra questi anche i bambini in fase pre-verbale e i macachi. Nella foto, due macachi di Barberia (Foto: Pixabay)

 

Ungherese, spagnolo e linguaggi nonsense

I cani condividono con noi le loro esistenze da millenni e sono costantemente esposti ai nostri discorsi. La nostra voce e l’espressione parlata non sono solo familiari, sono sempre stati rilevanti per questi animali che si sono coevoluti con noi. Questo li rende utili nel confronto tra specie per quanto riguarda le basi evolutive della percezione di voci e discorsi umani.

Per capire se effettivamente i nostri amici a quattro zampe sanno distinguere tra lingue differenti e tra un discorso vero e un’accozzaglia di parole, Laura V. Cuaya e i suoi colleghi hanno addestrato Kun-kun e altri 17 cani a stare fermi all’interno di una macchina che avrebbe mappato l’attività del loro cervello mentre ascoltavano estratti de Il Piccolo Principe in spagnolo e ungherese.

I partecipanti all’esperimento hanno sempre ascoltato una sola lingua parlata dai loro proprietari per cui la seconda era per loro sconosciuta. I cani hanno anche ascoltato versioni rimescolate degli estratti del racconto che suonavano completamente innaturali, per capire se riuscissero a identificare un discorso da un insieme di parole nonsense.

 

    Guarda il video di Kun-Kun

I cani distinguono linguaggi diversi e discorsi naturali?

Sappiamo che i cani distinguono tra parole e intonazione, alcuni sono geniali  e imparano i nomi di molti oggetti, ma sanno discriminare veramente lingue diverse? Confrontando le risposte tra discorso naturale e nonsense, i ricercatori hanno osservato schemi di attività distinti nella corteccia uditiva primaria dei cani, la prima regione della corteccia cerebrale che riceve le informazioni acustiche, interpretando le caratteristiche dell’onda sonora.

 

La ricercatrice Laura Cuaya e i suoi border collie
La ricercatrice Laura V. Cuaya insieme ai suoi border collie (Foto: Facebook)

 

Ciò accade al di là della familiarità del linguaggio. I cani sanno anche distinguere lo spagnolo dall’ungherese e questa specifica attività cerebrale è stata osservata in un’altra regione del cervello: la corteccia uditiva secondaria, l’area che elabora il suono confrontandolo con i dati a disposizione. Nella sperimentazione è anche emerso che più un cane è anziano, maggiore è la sua capacità di distinguere un linguaggio familiare da uno che non lo è. Inoltre, i cani con un cranio più allungato hanno una sensibilità uditiva maggiore nei confronti della naturalezza del discorso.

«Questo studio mostra per la prima volta che un cervello non umano può distinguere due linguaggi – conclude Attila Andics, coautore dell’articolo – È eccitante in quanto rivela che la capacità di imparare le regolarità di una lingua non è unicamente umana. Ancora non conosciamo se questa abilità è una specialità dei cani o è generale tra le specie non umane. Infatti è possibile che i cambiamenti cerebrali delle decine di migliaia di anni che i cani hanno vissuto con gli umani li abbiano resi dei migliori ascoltatori di linguaggi, ma non è necessariamente questo il caso. Ricerche future dovranno scoprirlo».

Saperenetwork è...

Alessia Colaianni
Alessia Colaianni
Laureata in Scienza e Tecnologie per la Diagnostica e Conservazione dei Beni Culturali, dottore di ricerca in Geomorfologia e Dinamica Ambientale, è infine approdata sulle rive della comunicazione. Giornalista pubblicista dal 2014, ha raccontato storie di scienza, natura e arte per testate locali e nazionali. Ha collaborato come curatrice dei contenuti del sito della rivista di divulgazione scientifica Sapere e ha fatto parte del team della comunicazione del Festival della Divulgazione di Potenza. Ama gli animali, il disegno naturalistico e le serie tv.

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