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One health, one earth. In diretta il forum contro lo spreco alimentare

Secondo Waste Watcher International ammonta a 7,37 miliardi di euro lo spreco annuale del cibo nelle nostre case. L’analisi del fenomeno e le buone pratiche per evitarlo al centro del Forum promosso dalla campagna Spreco Zero. In vista della Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare che si celebra domani

Segui l’evento in diretta dalle ore 10.30

Il patto degli italiani con il cibo era stato una delle conquiste più significative del lockdown della primavera 2020 e dei lunghi mesi invernali di distanziamento, nel segno di scelte consapevoli per la salute individuale e dell’ambiente. Ma come aveva annunciato il report 2021 di Waste Watcher International Observatory on Food and Sustainability (su rilevazione Ipsos), esattamente un anno fa, nel 2022 le cose si prospettano un po’ diverse.

 

 

Infatti, in controtendenza con l’ultimo biennio, risale purtroppo la freccia dello spreco alimentare domestico.

Lo attesta il Rapporto “Il caso Italia” 2022 di Waste Watcher International, diffuso in occasione della 9° Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market e dell’Università di Bologna, su monitoraggio Ipsos. I nuovi dati ci dicono che gettiamo in media 595,3 grammi pro capite a settimana, ovvero 30.956 kg annui: circa il 15% in più del 2021 (529 grammi settimanali). Il ritorno alla vita sociale, nella convivenza con il virus, ci rende probabilmente meno attenti nella gestione e fruizione del cibo, un dato che si accentua al Sud (+ 18% di spreco rispetto alla media nazionale) e per le famiglie senza figli (+ 12% rispetto alla media italiana).

 

 

 

Se ne parla stamattina a Roma nello Spazio Europa, sede di Rappresentanza Permanente della Commissione Europea, durante il forum promosso dalla campagna Spreco Zero di Last minute market che si potrà seguire, a partire dalle ore 10.00, in diretta su questa pagina. Interverranno il fondatore della giornata, l’accademico e agroeconomista Andrea Segrè, la Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Marina Sereni, il Sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica Vannia Gava. E ancora Antonio Parenti,  il Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, il vicedirettore della Fao, Maurizio Martina. Infine i report dell’Osservatorio Waste Watcher International saranno illustrati dal Direttore Scientifico dell’Ipsos Enzo Risso con i coordinatori del “Caso Italia” Luca Falasconi e del “Cross Country Report” Matteo Vittuari, entrambi docenti all’Università di Bologna, Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari.

Il rapporto in sintesi

Vale complessivamente 7,37 miliardi di euro, come si apprende dal rapporto di Waste Watcher International, lo spreco del cibo nelle nostre case: una cifra vertiginosa, ovvero il doppio di quanto ha stanziato il Governo per sostenere il contrasto al caro energia, corrispondente allo sperpero annuale di 1.866.000 tonnellate di cibo, soltanto nelle nostre case. Se includiamo anche lo spreco alimentare di filiera – produzione, distribuzione e commercio – che pesa 5.164.928 tonnellate, arriviamo a uno spreco nazionale di cibo del valore di 10.444.931.606 euro, quasi 10 miliardi e mezzo, il valore dell’investimento dell’ultima manovra per le infrastrutture italiane.

 

Cosa sprechiamo di più

Ma quali sono gli alimenti che sprechiamo di più? L’indagine 2022 Waste Watcher spiega che nella hit  svetta la frutta fresca (27%), seguita da cipolle aglio e tuberi (17%), pane fresco (16%), verdure (16%) e insalata (15%). Ma qual è la prima conseguenza dello spreco alimentare, secondo i consumatori italiani? Al top lo spreco di denaro, vissuto come aspetto più grave da oltre 8 italiani su 10 (83%). La gestione oculata del cibo va quindi di pari passo con quella del bilancio familiare, ma si riflette anche sull’effetto diseducativo per i giovani (83%), sull’immoralità intrinseca dello spreco alimentare (80%) e delle risorse (78%) e sull’inquinamento ambientale (76%).

 

Una montagna di cibo sprecato
Secondo i dati Waste Watcher negli ultimi mesi la curva dello spreco alimentare è tornata ad aumentare

 

Più rifiuti, meno trasporto pubblico. I danni della pandemia

Lo spreco alimentare non porta solo  preoccupazione economica. Diventa preoccupazione ambientale osservando l’effetto pandemia sulle nostre vite: ben 6 italiani su 10 (59%) valutano che la situazione generale sia peggiorata in ragione del virus. Il 52% sostiene a causa dell’aumento dei rifiuti (plastiche, mascherine ecc), ma pesano anche lo shopping online (40%), la diminuzione del ricorso al trasporto pubblico (35%) e il delivery (33%).

Una consapevolezza che trova riscontro nei dati oggettivi: ben 8 milioni di tonnellate di plastica, tra mascherine, guanti e altri prodotti legati alla gestione del Covid-19, sono stati riversati nell’ambiente in un solo anno di pandemia e di queste almeno 25mila tonnellate sono finite negli oceani, secondo l’Università di Nanchino e l’Università di San Diego.

E inoltre l’Istat ha calcolato che rispetto ai primi due mesi del 2020 l’uso del trasporto pubblico per recarsi a lavoro o a lezioni è calato del 4,7%, mentre quello dell’automobile è cresciuto del 5,3% come guidatore e dello 0,7% come passeggero. Per questo gli italiani si dichiarano disposti a mettere in atto alcune varie buone pratiche: innanzitutto la raccolta differenziata (92%), quindi la prevenzione dello spreco alimentare (91%), e la riduzione dell’acquisto di prodotti con imballaggi in plastica (90%).

 

Perché sprechiamo e come possiamo evitarlo

Ma fondamentalmente perché sprechiamo nelle nostre case? Un italiano su 2 (47%) ammette di scordare spesso il cibo acquistato, il 46% sostiene che il cibo era reduce dal frigorifero dei negozi e a casa è deperito in fretta. Un italiano su 3 (30%) confessa di calcolare male le quantità di cibo che servono in casa, ma anche (33%) di essere preoccupato di non avere abbastanza cibo a casa, quindi di esagerare negli acquisti.

I dati Waste Watcher dimostrano quindi che ci sono ampi margini di miglioramento nelle fasi di acquisto e gestione del cibo, nell’ottica di prevenire lo sperpero domestico degli alimenti.

 

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Per contrastare il fenomeno le famiglie italiane chiedono innanzitutto di potenziare l’educazione alimentare, a partire dai banchi di scuola. Una richiesta che da anni è al top dei provvedimenti invocati dagli italiani, anche nel 2022 ben 9 su 10 (89%) ritengono che questa misura sia la più utile per arginare lo spreco del cibo. Inoltre 4 italiani su 5 (83%) chiedono di migliorare le indicazioni sulle etichette, il 72% prospetta confezioni più piccole, e cresce la percentuale di chi immagina di applicare tassazioni sulla base di una sorta di “sprecometro”: un’ipotesi che raccoglie il 54% del consenso.

A livello di acquisto, le strategie messe in atto per la prevenzione dello spreco vedono in testa la programmazione di spese più frequenti per alimenti freschi, una modalità che adottano quattro italiani su sei (41%).

Il 36% sceglie invece di organizzare la distribuzione del cibo nel frigo e nella dispensa per data di scadenza e 1 italiano su 3 (34%) si presenta al supermercato con la lista della spesa. Infine, in chiave di consumo l’86% degli italiani previene lo spreco partendo dal cibo più deperibile, e valutando le quantità prima di cucinare. E l’85% testa personalmente gli alimenti scaduti da poco, prima di gettare il cibo.

 

 

Italia, virtuosa nonostante tutto

Per Segrè si tratta di una battuta di arresto che si spiega in parte per la ripresa del consumo extra-domestico, pur con tutte le limitazioni del caso e in parte per la difficoltà generale delle condizioni di vita dell’ultimo anno e il disorientamento generato da una pandemia che stenta ad allentarsi. L’Italia resta comunque la nazione più virtuosa nel G8 dello spreco, che vede i russi a quota 672 grammi settimanali, gli spagnoli a 836 e quindi i cittadini inglesi con 949 grammi, i tedeschi con 1081, i canadesi con 1.144. Quindi i cinesi con 1153 grammi e in fondo i cittadini statunitensi che “auto-denunciano” lo spreco di 1.453 grammi di cibo settimanali. Specifica però il professor Segrè:

«Guardando anche alla tipologia dei prodotti che sprechiamo, frutta, verdura, pane, è evidente che dobbiamo fare ancora molta strada per ridurre lo spreco e migliorare la nostra dieta alimentare. La via maestra resta dunque quella di una svolta culturale che sostenga l’adozione e la replica delle buone pratiche nel nostro quotidiano, dall’acquisto del cibo alla sua gestione e fruizione. Per questo rilanciamo la proposta di mettere al centro dei programmi di educazione civica, nelle scuole, i temi dell’educazione alimentare e ambientale».

Tecnologia e prevenzione dello spreco

«I dati 2022 – sottolinea Luca Falasconi, coordinatore del Rapporto Waste Watcher Il caso Italia e docente all’Università di Bologna – evidenziano che in questa fase di “uscita” dalla pandemia gli italiani hanno ripreso a porre un po’ meno attenzione al cibo, visto che lo spreco è leggermente aumentato, e che sono consapevoli che i due anni del virus hanno manifestato sull’ambiente più effetti negativi che positivi». Falasconi l’accento anche su un altro aspetto che chiama “stanchezza tecnologica”:

«Nella lotta agli sprechi, l’utilizzo delle App e di dispositivi di supporto agli elettrodomestici e dispense di casa, non è ancora visto a larga maggioranza come strumento di riferimento nella lotta allo spreco. Meno del 10% dichiara di utilizzarli o di considerarli strumenti utili nella gestione antispreco del cibo. Si prediligono i consolidati strumenti di economia domestica. Oserei dire, la rivincita della tradizione sulla tecnologia …»

 

   Guarda il video di Waste Watcher International 

 

A sorpresa, sulla tecnologia vince ancora la lista della spesa, insieme ad altri accorgimenti della vecchia economia domestica: dagli Stati Uniti alla Russia, passando per Canada, Italia, Spagna e Germania, il ricorso alle app salvacibo –alert sul proprio cibo in scadenza ai dispositivi di scambio o acquisto degli alimenti invenduti – resta abitudine ristretta a non più del 9% della popolazione. Per l’esattezza dal 3 al 7% in Italia, dal 4 al 9% in Spagna, dal 5 al 7% nel Regno Unito e in Canada, fino al 9% negli Stati Uniti e non più del 5% in Russia. Mentre sono i cinesi i più tecnologici del pianeta, in tema di prevenzione dello spreco alimentare: fino al 17% utilizzano app dedicate, in particolare per monitorare il cibo conservato a casa, ma anche per catturare l’invenduto di negozi e ristoranti. Osserva ancora Andrea Segré:

«È un po’ la rivincita dell’intelligenza “alimentare” dei consumatori su quella “artificiale”, o meglio tecnologica. Che resta pur sempre una risorsa preziosa, ma se utilizzata meccanicamente non stimola l’impegno attivo del consumatore in chiave di prevenzione. Le soluzioni più rapide ed efficaci arrivano ancora dall’esperienza dell’economia domestica»

La giornata nazionale di Prevenzione dello Spreco Alimentare

Nel frattempo One health, one earth. Stop food waste è il tema della 9° Giornata nazionale di Prevenzione dello spreco alimentare, in calendario domani, sabato 5 febbraio. Gli eventi ufficiali di oggi, venerdì 4 febbraio, sono promossi per iniziativa della campagna Spreco Zero di Last Minute Market con il patrocinio della Commissione Europea, dei Ministeri della Transizione Ecologica e degli Affari Esteri, di RAI per il Sociale. Per Vannia Gava, Sottosegretario alla Transizione Energetica:

«Dobbiamo puntare allo spreco zero, coinvolgendo tutti gli attori della filiera: dal Governo alle Amministrazioni locali, dalle associazioni di cittadini alle imprese. Il biennio pandemico, con le nuove povertà, anche alimentari, e l’aumento del “food divide” richiede la mobilitazione di noi tutti per accelerare l’impegno per la prevenzione e riduzione degli sprechi»

Maurizio Martina
Maurizio Martina, attuale vicedirettore generale della Fao (Foto:Wikipedia)

 

Sulla stessa lunghezza d’onda Maurizio Martina, Vice Direttore Generale FAO:

«Ogni anno nel mondo si sprecano mediamente quasi 74 chili di cibo a testa, più del peso medio di una persona. Quasi 1,4 miliardi di ettari di superficie agricola mondiale vengono usati per produrre cibo che poi non viene utilizzato. Tutto questo, mentre oltre 800 milioni di persone vivono nell’emergenza alimentare. Sono numeri impressionanti che devono farci riflettere ma soprattuto spingerci a reagire»

Strategie casalinghe anti spreco

L’indagine internazionale è stata condotta da Waste Watcher in 8 Paesi del mondo – Cina, Stati Uniti, Russia, Regno Unito, Canada, Germania, Spagna e Italia – con campione statistico di 8mila interviste. Waste Watcher ha affrontato con attenzione le strategie antispreco messe in atto dai consumatori del pianeta.

Fra le strategie antispreco nelle case, come si diceva, prevale ancora il buon senso: se la classica lista della spesa viaggia oltre il 70% quasi ovunque – dall’Europa al Canada agli Stati Uniti, un po’ peggio in Cina dove la utilizza solo 1 consumatore su 2 (49%) e in Russia solo il 54% – si privilegia l’attenzione a verificare e consumare prima i cibi a ridosso di scadenza (4 consumatori su 5 un po’ ovunque), si pratica spesso il controllo di frigo, freezer e dispensa per avere la situazione sotto controllo.

 

Doggy bag
In Europa soltanto quattro clienti su 10 nei ristoranti chiedono la doggy bag

 

Fra 7 e 8 cittadini su 10 ad ogni latitudine del pianeta si accertano di aver disposto in evidenza il cibo a ridosso di scadenza, attività che russi e spagnoli eseguono con grande attenzione (84% dei casi) ma anche gli italiani e gli inglesi (79%). È pratica diffusa nei Paesi europei e anglofoni l’assaggio del cibo appena scaduto, per accertarsi se sia ancora consumabile prima di gettarlo: ammettono di farlo soprattutto spagnoli, inglesi, tedeschi e canadesi (oltre 4 cittadini su 5), a ruota seguono Italia e Stati Uniti, meno convinti di questa pratica i cinesi, solo un cittadino su due.

Fra le strategie di approvvigionamento del cibo una linea comune sembra quella di privilegiare confezioni di piccolo formato: in media lo fanno 4 consumatori su 10 ad ogni latitudine.

 

Un frigorifero aperto
La strategia più utilizzata per evitare lo spreco alimentare è tuttora quella di controllare il frigo e sistemare i prodotti in ordine di scadenza

Doggy bag nei ristoranti

E al ristorante, come ci comportiamo? Gli italiani e in generale i cittadini europei sembrano piuttosto timidi e impacciati, la “doggy” o meglio “family” bag è richiesta in media da 4 avventori su 10 che non riescono a consumare il pasto. Un’abitudine che sembra invece consolidata negli Stati Uniti, dove la family bag è prassi per 3 consumatori su 4 (74%). Scendiamo al 68% in Canada, al 61% in Cina, al 37% in Russia e nel Regno Unito. E ancora: a livello planetario, dove gli Stati Uniti sembrano essere i meno virtuosi con circa 1403 grammi di cibo gettato ogni settimana, lo spreco del cibo é certamente il primo nemico della dieta mediterranea: nella hit dei cibi piu’ sprecati svetta la frutta fresca, con oltre 30 gr gettati a settimana un po’ a tutte le latitudini del pianeta.

Ma in Russia è il pane l’alimento piu’ sprecato e in Cina la verdura fresca, alimenti base della piramide mediterranea. Dopo la frutta fresca i prodotti più sprecati sono l’insalata (in Italia 22 grammi, nel Regno Unito 36 e negli Stati Uniti 41) e la verdura fresca, dai 25 grammi settimanali in Spagna ai 38 del Canada.

 

Un vassoio con delle cose da mangiare
Paese che vai, spreco alimentare che trovi. In Russia, ad esempio, l’alimento più sprecato è il pane, mentre il Cina è la verdura fresca

Single spagnoli virtuosi

Puntando lo sguardo sulle tipologie “sprecone” spicca certamente la categoria dei single in Italia, vera maglia nera del fenomeno con il 50% in più di cibo sperperato – in particolare frutta e insalata – rispetto alle famiglie numerose, che anche in Cina e Stati Uniti risultano più virtuose. In Italia anche le famiglie senza figli risultano facili allo spreco della verdura fresca, in Spagna al contrario i single sembrano essere i più virtuosi, mentre a sprecare di più sono le famiglie numerose. Un dato in controtendenza rispetto agli altri Paesi.

In Canada, Cina e Stati Uniti si spreca per aver acquistato troppo e in generale, in tutti i Paesi a prescindere dalle abitudini alimentari e dalle differenze culturali, uno dei motivi principali di spreco continua a essere la scarsa attenzione a quanto abbiamo già acquistato e stiamo conservando a casa. Semplicemente, ce ne dimentichiamo.

 

Tassare lo spreco, si può?

Se i cinesi sono gli unici a prospettare soluzioni drastiche come la tassazione dello spreco alimentare, la richiesta di etichette più chiare e informative apposte sugli alimenti è considerata uno strumento importante dai cittadini di tutti i Paesi: 6 su 10 negli Stati Uniti e 8 su 10 in Italia, Russia e Canada.

Così come tutti i cittadini chiedono ai governi di fornire maggiore informazione ai cittadini sulle conseguenze ambientali ed economiche dello spreco, a partire dalle scuole: l’Italia è una punta avanzata con l’86% di cittadini che chiedono l’educazione alimentare dai banchi di scuola.

Intanto, a Roma nello Spazio Europa – sede di Rappresentanza Permanente della Commissione Europea si parla oggi di prevenzione e riduzione degli sprechi come elemento chiave a presidio della salute dell’uomo e dell’ambiente: sono intervenuti il fondatore della giornata, l’accademico e agroeconomista Andrea Segrè, la Vice Ministra degli Affari Esteri e della Cooperazione internazionale Marina Sereni, il Sottosegretario al Ministero della Transizione Ecologica Vannia Gava, il Capo della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea Antonio Parenti, il vicedirettore FAO Maurizio Martina. I Report dell’Osservatorio Waste Watcher International sono stati illustrati dal Direttore Scientifico Ipsos Enzo Risso con i coordinatori del “Caso Italia” Luca Falasconi e “Cross Country Report” Matteo Vittuari, entrambi docenti all’Università di Bologna – Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agroalimentari.

 

Due bambini cucinano
Secondo il rapporto, la maggior parte dei cittadini ritiene che sia fondamentale una corretta informazione scolastica sull’alimentazione, anche per evitare lo spreco di cibo

 

Prevenire con le buone pratiche

Si parlerà, durante il forum di stamattina, anche delle Buone Pratiche che nascono dall’analisi delle abitudini alimentari degli italiani: con gli Ambasciatori di Buone Pratiche 2022 della campagna Spreco Zero, la divulgatrice scientifica Eliana Liotta e lo scrittore e giornalista Massimo Cirri, ci saranno Serena Rossetto, Responsabile Ambiente e Sostenibilità, Direzione RAI per il Sociale e lo chef stellato Moreno Cedroni. Le Buone Pratiche delle aziende e della società civile spettano ad Andrea Briganti, Founder Thinkabout, Gabriele Longanesi, Fondatore Natura Nuova, Gian Luca Galletti, Presidente del Comitato Sostenibilità Emil Banca, Giuseppe Zuliani, Direttore Customer Marketing e Comunicazione Conad, Paolo Pasini, Responsabile delle relazioni istituzionali Unitec e Antonino Salvia, Direttore Sanitario Fondazione Santa Lucia IRCCS.

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Anastasia Verrelli
Nata e cresciuta nella meravigliosa Ciociaria, sin da piccola sviluppa un amore smodato verso l'ambiente e il territorio. Durante gli anni di studi si avvicina sempre più al mondo del giornalismo, in particolare al giornalismo ambientale e culturale. Durante l'esperienza universitaria nel Dipartimento di Lettere dell'Università di Cassino contribuisce a far nascere la rivista Cassinogreen, oggi associazione con lo scopo principale di far avvicinare i giovani universitari e non solo al mondo green, di cui oggi è vicepresidente. Ha organizzato diversi webinar e seminari ospitando importanti esperti del settore. Nel 2020 inizia a collaborare come addetto stampa per l'ente territoriale del Gal Versante Laziale del Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise. Laureanda magistrale in lettere moderne e studentessa di un master in Digital Communication, spera di migliorare le sue capacità comunicative per trasmettere ai suoi lettori lo stesso interesse per la sostenibilità.

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