I Laghi lungo la "Linea Cadorna" (FotoCrediti: Visit Piemonte, foto I.Com)

Vie storiche di montagna, il passato scritto nel paesaggio

Una rete di strade utilizzate fin da tempi antichi attraversa l’arco alpino piemontese, fra montagne imponenti, memorie di scambi transfrontalieri e opere di fortificazione. Grazie a una legge regionale del 2021 sono divenuti percorsi di turismo culturale e sostenibile

«Nulla dietro di me, tutto avanti, è sempre così sulla strada», scriveva Jack Kerouac negli anni cinquanta. Sono trascorsi settant’anni da quando lo scrittore americano diede voce al desiderio di una intera generazione di mettersi in strada e di godersi il viaggio più che la destinazione. Una fascinazione che oggi si può ritrovare sulle «Vie storiche di montagna del Piemonte». Quelle che, sull’arco alpino piemontese e in alta quota, sono ex vie militari o itinerari delle emigrazioni o degli antichi commerci, diventano infatti un patrimonio da conoscere e promuovere. Luoghi dove non è la meta che conta ma il percorso.

Antiche vie di comunicazione

A trasformare sedici di esse in esperienze turistiche è la legge regionale 9 del 2021, che ha individuato le «Vie storiche di montagna» stanziando risorse economiche per interventi di valorizzazione, salvaguardando e garantendo la funzionalità originaria di queste vie con la loro percorribilità in sicurezza ora e in futuro, e per iniziare a farle conoscere ai visitatori.

 

Biella, Colle della Gragliasca_
Colle della Gragliasca in provincia di Biella (Fotocrediti: Visit Piemonte, foto I.Com)

 

L’arco alpino piemontese è attraversato da una rete di strade utilizzate fin da tempi antichi come vie di comunicazione. Percorrerle significa muoversi tra terra e cielo, entrando nello spirito delle genti delle terre alte, fra paesaggi imponenti, memorie di scambi transfrontalieri, opere di difesa e tracce di fortificazioni.

Un esempio sono le Vie del Sale, rotte ancestrali che venivano percorse per scambiare il sale proveniente dalla Liguria con i frutti della terra piemontese.

I passi che valicavano le Alpi portando nelle terre lontano dal mare questo bene prezioso, utilizzato in particolare per la conservazione degli alimenti, sono state battute per tutta l’antichità e hanno dato vita a reti di scambi commerciali anche con il resto d’Europa. Oppure, molti di questi tragitti in quota nascevano con una funzione strategica di servizio alle linee di difesa dei confini, accompagnati nel loro sviluppo da fortificazioni e opere di ingegneria che ancora oggi si sviluppano in una rete di circa 2.000 chilometri di strade realizzate tra il 1700 ed il 1940 con le opere del Vallo Alpino Occidentale. Ancora, altre vie mantengono la funzione di collegamento transvallivo o internazionale o di presidio, come nel caso delle strade agro silvo-pastorali per le attività d’alpeggio o per la cura delle proprietà forestali.

 

I percorsi

Le Vie storiche di montagna piemontesi finora individuate sono sedici e comprendono due percorsi nel Verbano Cusio Ossola: la strada Cascata del Toce-Riale-Passo San Giacomo e la strada Cadorna con le sue quattro tappe. Due sono nelle province di Biella e Vercelli: rispettivamente il Sentiero Rosazza al Colle Gragliasca e la via Regia lungo l’antica via d’Aosta. In provincia di Torino sono sei e corrispondono a strada Susa-Meana di Susa-Colle Finestre-Prà Catinat-Depot di Fenestrelle; strada dell’Assietta; strada Fenil, Pramand, Foens, Jafferau-galleria Seguret «dei Saraceni»; strada Bardonecchia-Rochemolles Colle del Sommelier; strade dei Monti della Luna; strada della Val Argentera. Sei infine sono in provincia di Cuneo: Altopiano della Gardetta; ciclovia del Duca; Alta Via del Sale; Cammino di Sant’Anna; Curnis Auta; Strada dei Cannoni.

Al momento, la Regione Piemonte ha già investito 850 mila euro per migliorarne la percorribilità su uno sviluppo complessivo di 300 chilometri, mentre si lavora sulla promozione e sulla creazione di itinerari turistici e tematici

Un patrimonio storico e naturalistico

Il numero di questi percorsi in futuro è destinato a crescere, perché gli enti territoriali possono candidare al riconoscimento le infrastrutture che hanno elementi di storicità comprovati, assicurandone poi la successiva gestione. «Questo sistema alpino di Vie storiche, insieme alle strade panoramiche dei valichi stradali asfaltati internazionali e di alta quota, attrae decine di migliaia di viaggiatori soprattutto di provenienza straniera, secondo indagini condotte in Alta Valle di Susa nel 2018, con prevalenza di motociclisti e fuoristradisti, oltre a numeri consistenti di fruitori nel tempo libero: sportivi e turisti in bicicletta e mountain-bike, in moto o vetture stradali e fuoristrada che le frequentano per il solo piacere di percorrerle» sottolinea Paola Casagrande, a capo del settore Turismo e Sport della Regione Piemonte.

 

Guarda il video promozionale delle Vie storiche di montagna piemontesi

 

Conclude Casagrande: «Se opportunamente conservate, regolamentate nella frequentazione e valorizzate secondo il paradigma dello sviluppo turistico ambientalmente sostenibile, le Vie storiche di montagna costituiscono un patrimonio dal punto di vista costruttivo per l’utilizzo di antiche tecniche nella realizzazione di manufatti, quali muri di contenimento o selciature ancora oggi apprezzabili dai turisti, e un patrimonio ambientale estremo, al tempo stesso di raro ed elevato pregio naturalistico». Se quello sulle antiche strade è un tipo di turismo che piace, un elemento da non sottovalutare è il ruolo chiave dell’informazione come strumento di conoscenza anche per chi quel territorio lo vive come abitante. «Le eredità storiche sono una materia prima dal valore inestimabile», conferma Vittoria Poggio, assessore regionale alla Cultura, Turismo e Commercio.

Saperenetwork è...

Marina Maffei
Marina Maffei
Giornalista e cacciatrice di storie, ho fatto delle mie passioni il mio mestiere. Scrivo da sempre, fin da quando, appena diciassettenne, un mattino telefonai alla redazione de Il Monferrato e chiesi di parlare con l'allora direttore Marco Giorcelli per propormi nelle vesti di apprendista reporter. Lì è nata una scintilla che mi ha accompagnato durante l'università, mentre frequentavo la facoltà di Giurisprudenza, e negli anni successivi, fino a quando ho deciso di farne un lavoro a tempo pieno. La curiosità è la mia bussola ed oggi punta sui nuovi processi di comunicazione. Responsabile dell'ufficio stampa di una prestigiosa orchestra torinese, l'OFT, scrivo come freelance per alcune testate, tra cui La Stampa.

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