Madness, leggeri ma profondi difensori di animali e ambiente

I Madness in concerto nel 2009 (Foto: Wikipedia)

Madness, leggeri ma profondi difensori di animali e ambiente

Scanzonati, irriverenti, sarcastici, esibizionisti. Con il loro ska, fatto di un mix di ritmi giamaicani e tensione sociale molto british, la band londinese è stata negli anni 80 attiva nella difesa dei diritti degli animali e dell’ambiente

I Madness, che esordirono negli anni Settanta, furono considerati all’inizio semplicemente come la parte burlesca dello ska revival, il divertissement scanzonato e leggero destinato a sparire col primo girare del vento. Invece la loro musica, nata come “aggiornamento” di certi ritmi giamaicani germogliati negli anni Cinquanta e Sessanta, ha lasciato tracce imprevedibili e profonde, fin troppo facili da decodificare, finendo con l’incarnare la quintessenza del suono british. Il gruppo inglese è stato linfa vitale per quella straordinaria tradizione che ha preso il via dai Beatles e dai Kinks e che non ha mai smesso di produrre talenti.

Ritmi giamaicani, cuore british

Nelle canzoni dei Madness, nei tanti album realizzati in una carriera che prosegue tuttora, albergava un misto di creatività, esibizionismo, semplicità di linguaggio e “multiculturalità” che era tipico di Camden Town, il quartiere di Londra dove erano nati. Pezzi nei quali i tratti della melodia, dell’arrangiamento e dell’interpretazione vocale evidenziavano quello che era l’aspetto fondamentale della musica dei Madness: la capacità che avevano di assimilare tutta una serie di stili (che andavano, solo per citarne alcuni, dallo ska al beat, dal rocksteady al northern soul, fino ad arrivare al vaudeville, al pop e alla musica di Ian Dury), per poi riproporli in maniera creativa, dando libero sfogo a quella musicalità che rappresentava senza dubbio una delle prerogative migliori della band londinese. Basti pensare, a titolo d’esempio, ad uno dei loro brani più famosi, Night Boat To Cairo, in cui arrivavano ad utilizzare in modo estensivo la scala minore armonica, ricollegandosi alle atmosfere medio-orientali tipiche di Dick Dale.

 

 

Ironia, sarcasmo e impegno civile

I Nostri – grazie ai testi conditi da una buona dose d’ironia e sarcasmo, all’intonazione fresca e spontanea della melodia, all’incisività ritmica (a partire dal ritmo in levare che li caratterizzò agli esordi…) e ad un accompagnamento nel quale spiccavano le tastiere e il sassofono – cercavano di descrivere il mondo che li circondava, raccontando i vicoli ciechi e le effimere glorie della vita inglese, o più specificatamente londinese, senza mai rinunciare alla leggerezza, all’irriverenza e, a tratti, ad una malinconia che restava impressa nelle condotte melodiche e nelle armonie. «A dispetto delle oltre quaranta primavere trascorse dietro agli strumenti e sui palchi di tutto il mondo, i Madness non hanno mai smarrito la loro peculiarità più autentica: tenere insieme grandi tratti della tradizione della musica nera londinese, il proverbiale umorismo che alberga a quelle latitudini e quella che i più definiscono un’attitudine ‘stradaiola’ e sociale» (Massimiliano Guerrieri).

L’attenzione su animali e ambiente

Un’attitudine che li ha spesso portati, si può aggiungere, a trattare temi “scottanti” come il razzismo, l’immigrazione, lo sfruttamento della prostituzione, la vita dei senzatetto; e, per quello che ci riguarda più da vicino, a scrivere una canzone, dedicata agli esperimenti sugli animali, come Tomorrow’s Dream, il cui testo merita di essere citato per intero: «A cage of my own this cage in my home / And oh so alone am I / From above alla round helpless to the sound / Of my brother’s cry / Just leave us alone we don’t want to moan / Only if you make us / Smashed on the lock until I’ve had to drop / Tried to get my message through / Off goes another with another’s brother / My arms try to bend across to a friend / You can’t burn me with your laser beam / It’s pointing at you and tommorow’s dream / You’ll burn my body quietly set free / And I’ll cry for you as I sway from my tree / I’d give you my brain nothing you would gain / Its misery seeps from you / When leaving my cage I am in a rage / Because I know what you’re up to / When you walk away remember next day / Not a second I’ve slept awake I’ll have kept / When I reappear don’t look on in fear / My hands could kill but they never will».

 

Guarda il video di Tomorrow’s Dream

 

Greenpeace – The Album

Un pezzo che confermava l’interesse per certe problematiche legate all’ambiente e agli animali. Tanto che i Madness, nel 1985, parteciparono al disco Greenpeace – The Album, insieme ad artisti del calibro di Peter Gabriel, George Harrison e Kate Bush, per raccogliere fondi a favore dell’organizzazione ambientalista e per sensibilizzare l’opinione pubblica, affermando di ammirare l’audacia degli attivisti nell’affrontare direttamente i problemi ambientali in tutto il mondo. «Quelli di Greenpeace – disse all’epoca Graham ‘Suggs’ McPherson, il cantante del gruppo – sono ecologisti ma fanno delle cose. Non fanno dibattiti, non fanno marce, fanno e basta».

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Andrea Bernardini
Andrea Bernardini
Giornalista e critico musicale e cinematografico, è stato caporedattore e critico musicale del mensile “Era 2000”. Ha lavorato per il settore comunicazione del CONAD e, nella’ambito delle relazioni esterne, ha collaborato con l’agenzia giornalistica televisiva “Rete News” e con l’agenzia di stampa radiofonica “Area”. Ha collaborato, come critico musicale e cinematografico e come giornalista, con le seguenti testate: “Avanti!”, “ Delta Focus”, “Tuttifrutti”, “Segnocinema”, “La Cooperazione Italiana”, “Nuovo Consumo”, “Musica” (supplemento de “La Repubblica”), “Umbria Sette Giorni”, “Il Giornale dell’Umbria”, “ La Pelle”, “Il Salvagente”, “ Comma”, “Beneinsieme”. Ha pubblicato, nel 2008, il libro “Pop, rock, jazz e…” (Bastogi editore) e, nel 2013, il libro “I Baustelle e la canzone” (Atmosphere libri). Attualmente collabora, nell’ambito dei rapporti con i media e come giornalista, con la Legacoop, con Coopfond (Fondo mutualistico di Legacoop) e con la Cfi (Cooperazione Finanza Impresa). Collabora, come critico musicale e cinematografico, con il “Corriere Romagna”.

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