Guide Nonturismo, quando le comunità raccontano i territori
Itinerari che svelano angoli di città e luoghi noti o sconosciuti, illustrazioni al posto delle fotografie, e soprattutto la voce narrante di abitanti redattori. Da un’idea delle associazioni Sineglossa e Riverrun, un progetto curato da Wu Ming 2 che propone un’esplorazione intima dei territori, nata da un lavoro collettivo. E lontana dall’arrembaggio del turismo di massa
Si può raccontare una città, grande o piccola che sia e il suo territorio, attraverso le voci di abitanti che si fanno autori, per guidare i viaggiatori lungo vie anche laterali, fino a portarli a un incontro autentico con lo spirito del luogo?
Le Guide Nonturismo, giunte alla loro settima uscita dimostrano che si può.
Ussita nei Monti Sibillini, Cagliari, cui sono state dedicati due volumi, Bologna, le neo-pubblicate Ancona e Arcevia, sempre nell’anconetano, sono infatti un esperimento di narrazione collettiva ben riuscito. L’idea è di Sineglossa di Ancona e Riverrun di Cagliari, organizzazioni culturali che, applicando i processi dell’arte contemporanea in risposta alle sfide globali, producono modelli di sviluppo sostenibili; la curatela del progetto è di di Wu Ming 2- Giovanni Cattabriga del collettivo Wu Ming, la band di narratori con base a Bologna.
Per un’esplorazione nuova dei territori
Le guide sono di grande gioia e leggerezza visiva, corredate di illustrazioni anziché di fotografie. Eppure il progetto nasce, come spesso accade alle idee luminose, in un contesto drammatico. «A Ussita il terremoto del 2016 aveva reso inagibile il 90% degli immobili – ricorda Tommaso Sorichetti di Sineglossa – con Riverrun abbiamo deciso di lavorare in quei luoghi e con quelle comunità, per supportare con i nostri metodi chi aveva subito un trauma così forte. Con l’associazione locale C.A.S.A. – Cosa Accade Se Abitiamo, abbiamo deciso di sperimentare una guida cartacea, scritta dai residenti – prosegue Sorichetti – al fine di creare uno strumento e un processo socialmente terapeutico per un’esplorazione intima del territorio, sia per chi lo abitava, sia per chi venisse da fuori».
Il metodo Nonturismo
Di qui il metodo Nonturismo è stato esteso ad altri luoghi e comunità, mettendone in luce le diversità fuori dalla logica di un turismo arrembante. «L’industria turistica non ha solo un impatto pesante sui territori – spiega Wu Ming 2 – ma influenza il modo di raccontarli: il fine modifica i mezzi, e se il fine è vendere, allora anche le storie si usano per ricavarne un guadagno, ad ogni costo. I residenti vengono coinvolti nella mutazione del territorio in merce, con le buone o con le cattive – lo scrittore continua – con il “Nonturismo” cerchiamo di invertire la tendenza: diamo importanza ai luoghi che hanno un senso per chi ci vive, come ai conflitti e le contraddizioni, alla bellezza di capire un paesaggio, evochiamo i fantasmi di ciò che non è stato, difendiamo la biodiversità e gli angoli di mondo che non si lasciano omologare – Wu Ming 2 conclude – Per prenderci cura della dimora comune dobbiamo prendere coscienza dei significati che alberga. Altrimenti, rischiamo di trasformarla in un bed & breakfast, gestito da un’agenzia per gli affitti brevi».
Le guide Nonturismo, una narrazione comunitaria
Le guide Nonturismo sono fatte di percorsi a tappe fra luoghi noti e altri più segreti. Tutte nascono da una redazione di comunità, individuata da Sineglossa e Wu Ming2 attraverso una prima chiamata pubblica, dove, spiega Sorichetti di Sineglossa: «Raccontiamo la filosofia e come funzionano gli incontri, le passeggiate, l’atteggiamento di scoperta e curiosità, il fatto che parteciperanno nelle redazioni anche artiste, storici, economiste, sociologi, botaniche, per portare il loro contributo alla guida con incursioni durante i lavori o residenze vere e proprie; in un primo laboratorio di comunità chiediamo alle persone di disegnare o portare foto, che rappresentino il luogo in cui vivono e che verrà raccontato: nel caso di Ancona e Arcevia abbiamo chiesto di disegnare la città come se fosse un essere vivente – continua Tommaso – Con questa prima attività, si comincia a creare un tessuto di relazione, in modo giocoso ma anche visionario. Poi con Wu Ming 2 ragioniamo su questo materiale per definire un genius loci del luogo, gli elementi che hanno contribuito a crearne l’identità».
Gli abitanti “redattori”
E il percorso prende forma negli incontri fra gli abitanti-redattori, di età e origine molto varia, e i contenuti individuati diventano nella scrittura un racconto, ogni volta diverso. Sineglossa supporta le attività, mentre Wu Ming 2 si occupa soprattutto dei testi: «Aiuto le redazioni di comunità con incontri di scrittura collettiva, assemblo e rivedo le varie tappe insieme a loro, spesso contribuisco con qualche pezzo di mio pugno – sintetizza – Più in generale, prendo parte al progetto quando si decide come le guide saranno organizzate, con quali contenuti, mappe e percorsi. Cerco di stimolare la riflessione nonturistica proponendo spunti ed esplorando anch’io il territorio, con la mia sensibilità di vagabondo, di cantastorie, di sentierista militante».
Il metodo Wu Ming 2
Infine, dice Sorichetti di Sineglossa “ha luogo il processo di scrittura collettiva delle introduzioni agli itinerari: una giornata di condivisione guidata da Wu Ming 2, in cui pensare e scrivere come un’unica mente con più cuori. Quando testi e itinerari sono pronti – conclude Tommaso – illustratori e illustratrici, diretti da Atelier Tatanka, elaborano le illustrazioni e con Ediciclo ci occupiamo dell’editing della guida. Questo processo dura circa un anno, e alla fine si festeggia con la comunità che ha realizzato la guida, presentata in un evento pubblico». Le prossime ucite? L’Anello del fiume Fiastra, e l’Appennino emiliano.
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Saperenetwork è...
- Giornalista freelance, dagli anni '90 si occupa di lifestyle, architettura e design. Curiosa di molte cose, ama tutto ciò che è visivo; il cinema, la fotografia, l’arte. Ama la natura e crede che un mondo migliore sia possibile. Ama le storie raccontate dagli altri nei libri e nei film. Ha sempre avuto una predilezione per le parole che fanno riflettere, che emozionano, divertono, o magari disturbano. Così nel suo lavoro – da Elle Decor a Io Donna, da At Casa a La Nuova Ecologia a Leiweb - ha mescolato il più possibile le proprie passioni, cercando di unire ambiente e cultura, immagini e testo, fotografia e parole.
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