Un particolare di "Mano con sfera riflettente", una delle opere più iconiche di Maurits Cornelis Escher (Foto: mostrepalazzobonaparte.it)

Un particolare di "Mano con sfera riflettente", una delle opere più iconiche di Maurits Cornelis Escher (Foto: mostrepalazzobonaparte.it)

Geometrie, natura, paesaggi impossibili. Il ritorno di Escher a Roma

Per il centenario del suo arrivo nella Capitale, dove visse a lungo, a Palazzo Bonaparte fino ad aprile 2024 una mostra dedicata all’eclettico artista olandese. Iconico precursore della psichedelia, artigiano attratto da paesaggi, fiori, insetti e natura, è tuttora straordinariamente moderno

Chissà cosa avrebbe detto Maurits Cornelis Escher della computer grafica e della virtual reality. Lui che quasi settant’anni fa, piegando lo spazio, sfidando la percezione e le leggi prospettiche aveva già inciso ipermondi, geometrie impossibili e aberrazioni compositive al limite. Chissà se, curioso e irrimediabilmente affascinato dalla tecnica, si sarebbe lasciato tentato o sarebbe rimasto fedele all’artigianalità della sua arte, visto che ebbe a dire nel 1953, al culmine della sua carriera di incisore: «Se una persona usa la grafica come mezzo espressivo fin dalla giovinezza; alla fine questa tecnica diventa la sua seconda natura. Ma l’obiettivo che sta perseguendo è qualcosa di diverso da una stampa perfettamente eseguita. Il suo scopo è raffigurare sogni, idee o problemi in modo tale che altre persone possano osservarli e rifletterci sopra».

 

 

Soggiorno romano

Il centenario del suo arrivo a Roma, nel 1923, è oggi l’occasione per la ricchissima mostra Arthemisia curata da Federico Giudiceandrea e Mark Veldhuysen, ospitata a Palazzo Bonaparte a Roma fino al 1° aprile 2024, la più grande monografica a lui mai dedicata: 300 opere che spaziano dalle prime xilografie agli ultimi lavori sulle geometrie impossibili per festeggiare nel migliore dei modi il suo soggiorno romano nell’appartamento immortalato nell’Autoritratto allo specchio, che è anche il manifesto della mostra, dove visse con la moglie e i due figli fino al 1935 quando, tornato il figlio vestito da balilla, decise di lasciare l’Italia ormai fascista.

Viaggi in Italia

Le mostre dedicate a Escher non sono certo in Italia una rarità: amato in tutto il mondo, l’artista olandese è stato particolarmente celebrato nel nostro Paese a conferma del rapporto assolutamente speciale tra il grandissimo incisore e l’Italia tutta, «posto benedetto di incontri sorprendenti e inattesi che il mio cuore non potrebbe assorbire con maggior gratitudine, né il mio animo con maggior sensibilità». Già dal 1922, visitò l’Italia in lungo e in largo, privilegiando i paesaggi boscosi e aspri del Sud o le cupole moresche della Costiera amalfitana e di Atrani, il paesino dove incontrò l’amata moglie e che raffigurò in decine di opere celeberrime come le Metamorfosi.

 

Relatività di M.C. Escher, litografia, 1953 (Foto: Wikipedia/mcescher.com)
Relatività di M.C. Escher, litografia, 1953 (Foto: Wikipedia/mcescher.com)

 

Ritratti e postazioni interattive

Otto le sezioni tra xilografie, xilografie di testa, litografie, linoleografie e mezzetinte, dislocate in due piani del sontuoso palazzo che fu della famiglia Bonaparte, in un percorso cronologico ben illustrato e ben illuminato, arricchito da filmati e postazioni interattive dove grandi e piccini – numerosissime le scolaresche in visita – possono diventare protagonisti del Vincolo d’unione, perdersi nella sala immersiva di superfici riflettenti, luci e proiezioni presentata a Roma in anteprima mondiale o immedesimarsi nei panni dell’artista, seduto nello studio olandese di Baarn perfettamente ricostruito, tra gli strumenti di incisione e l’armadio costellato di foto e immagini amate: ritratti di famiglia, acquerelli, Einstein e Anna Frank.

Tra Nolan, Dürer e Piranesi

Le opere famose ci sono tutte: Buccia, Relatività, Salire e scendere, e, naturalmente, molte versioni e singoli lavori dedicati alle Metamorfosi. Sarà dunque un viaggio molto affascinante nell’iperbolicità visiva e nell’intuizione matematica di questo schivo disegnatore quello che si offre a chi si avvicina a Escher per la prima volta. Seguire il suo percorso d’artista è levitare pian piano verso mondi sempre più multidimensionali, degni dell’immaginario del Nolan di Inception, in una vertigine percettiva che raccoglie eredità lontane. Nei suoi studi sul concavo e il convesso c’è tutto l’anamorfismo della scuola pittorica fiamminga e di Dürer; negli esempi di vuoto e pieno risuona il Leonardo delle prime deformazioni prospettiche e dei sigilli; nella ricerca sulla tridimensionalità prospettica e la geometria post euclidea ecco il richiamo inevitabile a Piranesi, ma anche le opere ispirare al nastro di Möbius, cui sono dedicate la quinta e sesta sezione della mostra, Struttura dello spazio e Paradossi geometrici.

 

Guarda il trailer di Inception di Christopher Nolan

 

Fiori, insetti e paesaggi impossibili…

Per chi è già conoscitore e ammiratore dell’opera di Escher, proprio le sezioni iniziali sono particolarmente interessanti, a partire dai primissimi lavori, ispirati all’Art Nouveau per via di Samuel Jessurun de Mesquita (1868 – 1944), esponente del movimento olandese, insegnante di Escher alla Scuola di Architettura e Arti Decorative di Haarlem e colui che, a dispetto di un percorso scolastico tutt’altro che esemplare, lo incoraggiò a diventare un grafico. Di questi anni vediamo in mostra stampe in cui le raffigurazioni realistiche di fiori, insetti e paesaggi italiani e la meticolosa osservazione della natura si fondono già con vedute che spaziano verso orizzonti lontani, quasi anticipando i paradossi prospettici e le illusioni ottiche della maturità.

Il mito pop Escher, dai Simpson ai Rolling Stones

Sono dunque in Italia i semi del suo genio visivo. E la sezione dedicata al soggiorno italiano presenta, tra le creazioni che gli ha ispirato la città eterna, la serie di dodici xilografie del 1934 Roma notturna, realizzata a partire dagli schizzi abbozzati di notte, quando i dettagli architettonici si fanno più evidenti, dopo essersi appostato per le strade deserte con una torcia e un cavalletto da viaggio. Lasciata l’Italia, «il biondo pittore olandese che beve il sole con gli occhi», come lo descrisse l’Osservatore romano in occasione dell’ultima mostra, visiterà di nuovo in Spagna e sarà ancora il viaggio a determinare una svolta nella sua carriera: le elaborate decorazioni geometriche in stile moresco dell’Alhambra lo spingono a interessarsi alle tassellature, ovvero i modi di suddividere il piano con una o più figure geometriche ripetute all’infinito senza sovrapposizioni. Con i 17 diversi tipi di simmetrie possibili, Escher costituì un catalogo di 137 acquarelli da usare come motivi per le nuove opere.

Il resto è storia. Anzi, mito. Con l’ultima sezione dedicata all’Eschermania dove troviamo citazioni che vanno dai Simpson a Paperino, da Suspiria a Squid Games, senza dimenticare la richiesta di Mick Jagger per la copertina di Let it bleed. Il mondo stava virando verso la psichedelia e Escher, ancora una volta, era il maestro a cui ispirarsi.

 

Guarda il video su Escher 

Saperenetwork è...

Stefania Chinzari
Stefania Chinzari
Stefania Chinzari è pedagogista clinica a indirizzo antroposofico, counselor dell’età evolutiva e tutor dell’apprendimento. Si occupa di pedagogia dal 2000, dopo che la nascita dei suoi due figli ha messo in crisi molte certezze professionali e educative. Lavora a Roma con l’associazione Semi di Futuro per creare luoghi in cui ogni individuo, bambino, adolescente o adulto, possa trovare l’ambiente adatto a far “fiorire” i propri talenti.
Svolge attività di formazione in tutta Italia sui temi delle difficoltà evolutive e di apprendimento, della genitorialità consapevole, dell’eco-pedagogia e dell’autoeducazione. E’ stata maestra di classe nella scuola steineriana “Il giardino dei cedri” per 13 anni e docente all’Università di Cassino. E’ membro del Gruppo di studio e ricerca sui DSA-BES, della SIAF e di Airipa Italia. E’ vice-presidente di Direttamente onlus con cui sostiene la scuola Hands of Love di Kariobangi a Nairobi per bambini provenienti da gravi situazioni di disagio sociale ed economico.
Giornalista professionista e scrittrice, ha lavorato nella redazione cultura e spettacoli dell’Unità per 12 anni e collaborato con numerose testate. Ha lavorato con l’Università di Roma “La Sapienza” all’archivio di Gerardo Guerrieri e pubblicato diversi libri tra cui Nuova scena italiana. Il teatro di fine millennio e Dove sta la frontiera. Dalle ambulanze di guerra agli scambi interculturali. Il suo ultimo libro è Le mani in movimento (2019) sulla necessità di risvegliarci alle nostre mani, elemento cardine della nostra evoluzione e strumento educativo incredibilmente efficace.

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