Tecnologia e natura, parte seconda

Riprendo qui un discorso iniziato sul mio blog Tools Strumenti, in cui parlavo delle app per i telefonini che ci aiutano a riconoscere delle piante. Citavo quella che sto usando, PlantNet (da un progetto mondiale della francese Agropolis Foundation), ma nei negozi virtuali troviamo subito, scaricabili gratis per esempio anche Leafsnap (delle università Columbia University e University of Maryland) e Flora incognita, (da una università e un istituto di ricerca tedeschi).

 

Guarda il tutorial dell’applicazione Pl@ntNet

 

 

Collaborare attraverso le App

Si tratta di applicazioni basate su comunità globali collaborative che costruiscono e distribuiscono conoscenza e comunicazione, con la partecipazione determinante degli utenti. Cioè, dopo aver fotografato un albero, un arbusto, un’erba, si chiede di comparare le foglie, il fiore, il frutto (si può fare anche con la corteccia, ma funziona di meno!), con una base enorme di dati costituita da immagini a loro volta fornite da altri utenti, da ogni parte del mondo. Il che, suppongo con la supervisione a certi livelli di esperti botanici che “ripuliscono” il materiale, consente al software di indicare con buona approssimazione di quale specie vegetale si tratti.

Non viene data una sola soluzione, ma quella più probabile e a seguire altre possibili, dopo di che tocca a noi confermare il riconoscimento. Con questo, possiamo dire che ci prendiamo anche una piccola responsabilità, e siamo sollecitati a migliorare le nostra capacità di osservazione, a darci un metodo.

Conoscere, ri-conoscere

Così, per esempio, nella galleria del mio telefonino trovo ora foglie che non ho ancora riconosciuto e che vengono attribuite, in ordine, a Quercus pubescens, roverella, la quercia più diffusa in Italia, Quercus pyrenaica , dalle nostre parti non presente in natura, ma potrebbero averla piantata lì lo stesso, Quercus Cerris. Accanto, ho foto sicuramente del Cerro, perché le ghiande, ancora verdi, hanno quella “parrucca” inconfondibile. Ma vedo che sono state scattate alcuni minuti prima dell’altra foto, e anche che le foglie sicuramente di cerro hanno lobi decisamente più marcati. Probabilmente mi ero spostato, avevo trovato una roverella, e ho sbagliato a non chiedere subito all’applicazione di riconoscerla.

 

I messaggi dei bambini

Durante le mie prime esperienze di educazione ambientale, decenni fa ormai, con i bambini della scuola dell’infanzia feci l’esperienza di quanto ti può “riempire la vita” riconoscere, salutare gli alberi.

I bambini ci mettono una carica affettiva incredibile, quando vanno oltre la forma delle foglie, i fiori, le pigne, e riescono a percepirli come esseri viventi che nascono, si sviluppano, crescono, proprio come loro! Portavano agli alberi i loro messaggi, appoggiavano l’orecchio ai tronchi per ascoltare le risposte…

Internet, noi e le piante

Nel suo libro Plant Revolution, Stefano Mancuso sottolinea le analogie tra le piante – esseri viventi “decentralizzati” che hanno colonizzato il pianeta senza bisogno di un cervello, e la rete di internet. Le applicazioni di comunità – in un altro articolo qui ho ricordato Wikipedia – esaltano il potere della rete.

 

Stefano Mancuso
Stefano Mancuso, professore all’Università di Firenze e Direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (Linv)

 

Mentre la vecchia logica del rapporto privilegiato venditore consumatore spinge viceversa a riempirci i telefonini di app spesso inutili (per vedere le offerte di un negozio, prenotare un concerto o un albergo, ordinare una pizza), per cui finiamo a usare 50 o 100  applicazioni quando ne basterebbe una sola (un browser web con i suoi “preferiti”), rischiando di perdere, con collegamenti diretti per ogni singolo servizio, l’idea stessa di rete. Senza la quale oggi – non è esagerato dirlo – – un qualsiasi cittadino della società dell’informazione è da considerarsi semplicemente analfabeta. Ieri ho installato anche BirdNet, che aiuta a riconoscere gli uccelli dal loro canto.

Esco nel giardino di fronte e mi segnala passeri, merli e una tortora. Abbastanza facile ma non male, come inizio!

Saperenetwork è...

Paolo Beneventi
Paolo Beneventi
Laureato al Dams di Bologna nel 1980, lavora sulle aree di conoscenza ed espressione attraverso cui soprattutto i bambini (ma non solo) possono partecipare da protagonisti alla società dell'informazione: Animazione teatrale, Video e audio, Fotografia, Libri e storie, Pubblicità, Ambiente, Computer, Web.
Cura laboratori e progetti in collaborazione con scuole, biblioteche, enti pubblici e privati, associazioni culturali e sociali, manifestazioni e festival, in Italia e all’estero. È autore di di video e multimediali, e di libri sia legati alla propria attività che di letteratura per bambini.
Alcuni libri: I bambini e l’ambiente, 2009; Nuova guida di animazione teatrale (con David Conati), 2010; Technology and the New Generation of Active Citizens, 2018; I Pianeti Raccontati, 2019; Il bambino che diceva le bugie, 2020. Video: La Cruzada Teatral, 2007, Costruiamo insieme il Museo Virtuale dei Piccoli Animali, 2014; I film in tasca, 2017; Continuavano a chiamarlo Don Santino, film e backstage, 2018.

Sapereambiente

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