Un'opera dell'artista Du Sonyi esposta a San Sepolcro fino al 15 aprile

Il 21 gennaio scorso ha inaugurato a San Sepolcro la mostra Appunti su Questo Tempo, curata da Barbara Pavan. Una collettiva di Embrodiery Art che ha esposto i lavori di 24 artiste e artisti negli spazi espositivi della CasermArcheologica di San Sepolcro e sarà visibile fino al 15 aprile.

L’arte tessile tra passato e futuro

Se è vero che negli ultimi anni anche in Italia l’Arte Tessile, nota come Textile Art o Fiber Art a livello internazionale, sta conquistando terreno, è pur vero che ancora in molti hanno difficoltà a riconoscere al suo interno le varie branche e specializzazioni. Un’arte che è strettamente collegata ai lavori tessili un tempo quasi esclusivamente femminili e che, nel mondo contemporaneo, non può prescindere a livello concettuale da una fascinazione per le tradizioni e una riscoperta di radici autoctone.

 

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Un’arte che, raccogliendo saperi dal passato li lancia verso il futuro, con gesti che hanno spesso a che fare anche con l’arte relazionale. Primo esempio italiano a tal proposito è stata senza dubbio Maria Lai che ha saputo creare le prime opere di land art e di arte relazionale proprio partendo dai tessuti, dai fili, dai legami tra esseri umani e tra questi e territorio. L’Embrodiery Art è una nicchia all’interno della nicchia della Fiber Art e riguarda esclusivamente gli aspetti che hanno a che fare con il ricamo o in senso più ampio con punti cuciti.

 

Opera di Beryl Cameron
Opera di Beryl Cameron

CasermArcheologica

La mostra è stata voluta da Casermarcheologica, uno spazio all’interno di Palazzo Muglioni a Sansepolcro, ex caserma dei carabinieri. Un edificio storico che era stato abbandonato e che, grazie alla visione di Ilaria Margutti e ai suoi studenti del liceo “Casa di Piero”, è tornato a vivere rigenerandosi nel nome della creatività e dell’arte. La mostra si è spostata in questo antico palazzo dopo una prima esposizione al Museo del Ricamo e del Tessile di Valtopina in provincia di Perugia. «Nello spostarsi alcuni artisti sono cambiati per ragioni logistiche, ma sostanzialmente non è cambiato l’equilibrio della mostra dove, su mia richiesta, si sono espressi solo artisti che hanno lavorato con il ricamo» ci ha raccontato la curatrice Pavan.

 

barbara pavan
La curatrice della mostra. Barbara Pavan

«La mostra è nata perché voglio dimostrare che il ricamo è a tutti gli effetti un linguaggio contemporaneo. E nel momento in cui si fa arte diventa un linguaggio dell’arte contemporanea.

Si tratta di un medium antico, ma anche estremamente attuale e per sottolinearne l’attualità ho chiesto agli artisti di affrontare solo temi che riguardassero il nostro tempo. In molti hanno risposto affrontando tematiche ambientali, o legate al recente periodo della pandemia, o alle guerre in corso…».

 

Dettaglio dell'opera di Francesca Rossello
Dettaglio dell’opera di Francesca Rossello

 

Embroidery art: un gesto femminista

Il ricamo è stato una delle forme espressive, forse l’unica in cui è così evidente, che ha attraversato generazioni di donne, anche in modo trasversale dal punto di vista del ceto sociale. Ricamava Maria Stuarda e ricamavano le più anonime contadine. Ricamavano, come gesto rivoluzionario, le madri di Plaza de Mayo, scrivendo con ago e filo su scialli il nome dei figli desaparecidos per riaffermarne l’identità. E’ stata sorretta dal ricamo anche la resistenza delle arpilleras cilene che attraverso la vendita segreta dei loro lavori di ricamo sono riuscite a mantenersi durante il regime di Pinochet. Un’arte strettamente legata a gesti di autodeterminazione che si è rivelata spesso un linguaggio efficace per comunicare in mancanza di altri mezzi, per passare informazioni oltre la censura, per dare voce a ciò che le circostanze non permettevano di esprimere altrimenti, come sottolinea Clare Hunter nel suo “I Fili della Vita”.

 

L'opera di Sonia Piscicelli
L’opera di Sonia Piscicelli

 

«L’arte del ricamo è da sempre un’arte associata al femminile e questo ne ha fatto un’arte minore. Introdurla e promuoverla nell’ambito dell’arte contemporanea là dove ci sono artisti che, uomini o donne, lo utilizzano, è un gesto femminista. E’ femminista perché promuove il ricamo a ciò che effettivamente è: un medium artistico, indipendentemente dal genere dell’artista. Per troppi anni, secoli, quest’arte è stata considerata minore solo perché femminile. Riscattare il ricamo diventa quindi un gesto di riscatto di genere in senso più ampio» ha sottolineato la Pavan.

Dal tragitto di una formica alle stelle

Nei ricami in mostra torna la natura, con la sua forza e la sua fragilità. La ricerca che muove molti artisti è legata all’urgenza di ricordare e ristabilire un equilibrio tra essere umano e ambiente, che si manifesta visivamente attraverso l’intreccio di fili, talvolta aggrovigliati, altre volte distesi a formare immagini riconoscibili o segni grafici alfanumerici.

 

Opera di Lucia Nanni
Opera di Lucia Nanni

 

Sono narrazioni che si muovono sul delicato confine tra esperienza sensibile e concetto, prendendo spesso la forma di veri e propri percorsi come ad esempio nelle tele di Francesca Rossello dove l’artista ha riprodotto con un delicato ricamo in nero il tragitto giornaliero di una formica, o nel grande lavoro di Lucia Nanni, dove il paesaggio e la presenza umana si vanno formando attraverso l’intreccio di percorsi di fili, sottolineando il senso del singolo punto nel contesto più ampio.

«Non si tratta quindi di proclami gridati o di rivendicazioni o denunce, ma di un invito a un’attenzione sottile, più silenziosa, una sottolineatura di ciò che rischiamo di perdere.»

Opera di Litli Ulfur
Opera di Litli Ulfur

 

Evidenzia Barbara Pavan, sottolineando anche il lavoro di Sonia Piscitelli dove è ricamato con un filo rosso il liquido amniotico che continente l’embrione di un elefante. «Quella della Piscitelli è una maternità che appare quasi congelata nell’istante in cui l’elefantino è pronto a nascere e lascia aperta la domanda: riusciremo a portare avanti il ciclo della vita? Oppure ci stiamo avvicinando a un’interruzione della meraviglia legata al nascere e rinascere?». L’invito a riconoscersi e sentirsi responsabilmente parte del Cosmo è corale e va dai cerchi nascosti all’interno del tronco di un albero riprodotti da Litli Ulfur, alle cefelidi della piccola nube di Magellano studiate dalla scienziata Henrietta Swan Leavitt e riprodotte nelle suggestive tele di Ilaria Margutti. Qui i percorsi si fanno stellari e la mappatura diventa celeste, coniugando mente logica e calcolo empirico ad astrazione, visione e viaggio mentale.

 

Opera di Ilaria Margutti
Opera di Ilaria Margutti

Saperenetwork è...

Dafne Crocella
Dafne Crocella
Dafne Crocella è antropologa e curatrice di mostre d’arte contemporanea. Dal 2010 è rappresentante italiana del Movimento Internazionale di Slow Art con cui ha guidato percorsi di mindfulness in musei e gallerie, carceri e scuole collaborando in diversi progetti. Insegnante di yoga kundalini ha incentrato il suo lavoro sulle relazioni tra creatività e fisicità, arte e yoga.
Da sempre attiva su tematiche ambientali e diritti umani, convinta che il rispetto del proprio essere e del Pianeta passi anche dalla conoscenza, ha sviluppato il progetto di Critica d’Arte Popolare, come stimolo e strumento per una riflessione attiva e consapevole tra essere umano, contemporaneità e territorio. È ideatrice e curatrice di ArtPlatform.it, piattaforma d’incontro tra creativi randagi.

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