Un orso polare cammina su una lastra di ghiaccio semi sciolta

La quantità di ghiaccio marino, a febbraio 2023, è scesa a 1,79 milioni di km², il minimo storico

Il livello di ghiaccio marino nell’Antartide ha toccato i livelli più bassi dal 1979, anno in cui sono iniziate le osservazioni satellitari. La quantità di ghiaccio marino, a febbraio 2023, è infatti scesa a 1,79 milioni di km², un minimo storico che conferma un’allarmante tendenza dettata dal cambiamento climatico. In appena un anno, con la fusione di ben 136.000 km², è stato battuto il precedente record minimo del 2022, quando la quantità di ghiaccio marino si attestava a 1,92 milioni di km². A renderlo noto, una ricerca pubblicata sulla rivista Ocean-Land-Atmosphere Research.
«Ciò che sta accadendo all’Antartide – ha spiegato il dottor Will Hobbs, esperto di ghiaccio marino antartico presso l’Università della Tasmania – è di particolare rilievo poiché il continente contiene una quantità di ghiaccio tale da innalzare il livello del mare di molti metri se dovesse continuare a sciogliersi a questi ritmi».

 

L'oceanografo australiano Will Hobbs
Will Hobbs, oceanografo e professore dell’Università della Tasmania (Foto: Aappartnership.org.au)

 

Ghiacci di terraferma e di mare

Questo è particolarmente vero nel caso del ghiaccio presente sulla terraferma, ma altrettanto preoccupante è lo scioglimento di quello marino. Sebbene lo scioglimento dei ghiacci marini non innalzi direttamente il livello dei mari, diversi scienziati concordano sul fatto che la loro fusione potrebbe innescare un meccanismo a catena destinato ad avere ripercussioni sull’intero Polo australe. Ad esempio, il ghiaccio marino aiuta a mitigare l’effetto delle tempeste sul ghiaccio continentale.

Se scomparisse del tutto, l’azione delle onde sulle piattaforme glaciali della terraferma aumenterebbe e, di conseguenza, queste si scioglierebbero ancor più in fretta.

Il ghiacciaio dell’Apocalisse

In questo senso, la regione che abbraccia i mari di Amundsen e Bellinghausen, a ovest del continente, è un osservato speciale. Il settore, che sta già sperimentando una significativa perdita di ghiaccio marino, ospita infatti il vulnerabile ghiacciaio Thwaites, noto come “ghiacciaio dell’apocalisse” in quanto contiene una quantità d’acqua tale da innalzare il livello globale del mare di mezzo metro. Al riguardo, lo scorso anno è stato pubblicato uno studio secondo cui, dal 1979, la regione del Mare di Amundsen è stata interessata da periodi sempre più lunghi di assenza di ghiaccio, con il risultato che una parte via via maggiore della sua costa è stata progressivamente più esposta alle condizioni erosive dell’oceano aperto.

Delle evidenze, ora in linea con i modelli climatici, che hanno spento sul nascere le poche speranze riposte nella resilienza dell’Antartide.

 Guarda il video di Abc News sullo scioglimento dei ghiacci marini

Il crollo del Polo Sud

Per molti anni, infatti, il Polo Sud aveva apparentemente confuso alcuni modelli, in quanto il suo ghiaccio marino tendeva ad aumentare. Poi, nel 2016, il crollo. Da allora, ogni anno che passa è sempre peggio. «L’Antartide può sembrare un luogo remoto – ha aggiunto Ariaan Purich, scienziato del clima dell’Università Monash – ma i cambiamenti che si verificano in questa zona possono influenzare il clima globale, lo scioglimento delle calotte glaciali si ripercuote sulle comunità costiere di tutto il mondo». Il livello del ghiaccio del Mar Antartico, ora il più basso degli ultimi 45 anni, dovrebbe preoccupare chiunque, hanno affermato diversi scienziati. Gli stessi che, comunque, si stanno ora interrogando sui dati raccolti: il nuovo minimo rappresenta un’anomalia occasionale o la spia di un declino irreversibile a lungo termine? Alla scienza servono conferme, ma qualunque sia la conclusione, agire contro la crisi climatica è un dovere cui dobbiamo necessariamente adempiere.

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Simone Valeri
Simone Valeri
Laureato presso l'Università degli studi di Roma "La Sapienza" in Scienze Ambientali prima, e in Ecobiologia poi. Attualmente frequenta, presso la medesima università, il corso di Dottorato in Scienze Ecologiche. Divulgare, informare e sensibilizzare per creare consapevolezza ecologica: fermamente convinto che sia il modo migliore per intraprendere la via della sostenibilità. Per questo, e soprattutto per passione, inizia a collaborare con diverse testate giornalistiche del settore, senza rinunciare mai ai viaggi con lo zaino in spalla e alle escursioni tra mare e montagna

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