Milan Kundera

Milan Kundera. Il grande autore ceco, naturalizzato francese, è morto a Parigi a 94 anni (Foto: Wikipedia)

«La stupidità della gente deriva dall’avere una risposta per tutto. La saggezza del romanzo deriva dall’avere una domanda per tutto». E infatti sul non avere risposte certe, immobili, univoche, ideologiche Milan Kundera, a cui è attribuita questa frase, ha fondato un’intera vita, di pari passo con le sue opere. Autore, non a caso, dell’Insostenibile leggerezza dell’essere (forse il suo romanzo più celebre, più gettonato, dal titolo più plastico, uscito nel 1984 e divenuto film diretto da Philip Kaufman, con Daniel Day-Lewis e Juliette Binoche), lo scrittore ceco è morto a 94 anni a Parigi, dove viveva dal 1975.

I primi testi e Stalin

Nato a Brno, attualmente Repubblica Ceca, il 1º aprile 1929, figlio di un noto pianista, direttore dell’Accademia Musicale locale, Kundera sin da piccolo studi musica, passione spesso presente nei suoi testi. La sua formazione artistica procede prima alla facoltà di letteratura e filosofia delll’Università di Praga, poi alla Facoltà di Cinematografia dell’Accademia delle arti drammatiche e musicali, dove si laurea nel 1958 divenendo in seguito docente di letterature comparate. Nel frattempo è iscritto al Partito comunista, fin da giovanissimo: nella prima gioventù ne è infatti un fervente sostenitore e nel 1953 dedica il primo libro, omaggio a Stalin, morto proprio quello’anno. Il libro, una raccolta di testi giovanili, si chiama Clovìk, zahrada širá, “Uomo vasto giardino”, e Kundera, come ammetterà molti anni dopo, in seguito farà di tutto per omettere questo periodo della sua attività letteraria.

La Primavera di Praga: cambia tutto

Sì, perché nel frattempo dal Partito Comunista viene espulso più di una volta, l’ultima nel 1970. Nel 1968 si era schierato con il movimento di riforma della Primavera di Praga: da allora non poté più pubblicare e nel 1970 perde il posto da docente. Nel 1975 si rifugia con la moglie Vera a Parigi e di lì a poco, nel 1979, dopo la pubblicazione de Il libro del riso e dell’oblio gli viene tolta la cittadinanza cecoslovacca. Nel 1981, grazie all’allora presidente François Mitterrand ottiene la cittadinanza francese. Comincerà a scrivere nella nuova lingua adottiva solo un decennio dopo. I racconti e i romanzi di Kundera hanno attraversato la storia del secolo breve, delle rivoluzioni e delle repressioni, delle idee nate con le migliori intenzioni e divenute gabbie mortali. Sin dal primo romanzo, Lo scherzo (1967), satira violenta della realtà cecoslovacca negli anni del culto della personalità, hanno raccontato al mondo storie “vere”,  in termini letterari, come quella del gruppo di artisti e intellettuali che, tra autobiografia, vicende storiche e sentimentali, si ritrovano nella morsa dell’invasione sovietica dopo la Primavera di Praga, che stravolge la loro libertà e le loro abitudini di vita libertine, come nel celebre L’insostenibile leggerezza dell’essere.

Una vita nella Storia

Una decina di romanzi in oltre quarant’anni di carriera tradotti in 44 lingue (ma non nella sua, se non in tempi recentissimi), in Italia pubblicati tutti da Adelphi (L’insostenibile leggerezza dell’essere ha circa 80 ristampe), a partire dagli anni 80, momento clou del suo successo, Kundera decide razionalmente di sparire nei suoi scritti. Nessun commento, nessuna intervista. Solo le sue opere, che continuano a vivere di vita propria. D’altronde, come disse in una delle ultime dichiarazioni: «Il romanziere demolisce la casa della sua vita per costruire, con le pietre, la casa del suo romanzo». Un’idea flaubertiana, la sua, dato che come diceva l’autore di Madame Bovary, compito di un vero scrittore era quello di “far credere ai poster di non aver vissuto”. Eppure di vita nelle sue opere (come in quelle di Flaubert), ne scorre a cascate. È la vita che si intreccia con la Storia, con l’attualità politico-sociale del suo paese e diventa condizione e proiezione dell’umanità contemporanea, come nella raccolta L’immortalità del 1990, e come già, d’altra parte, messo nero su bianco in quello che lo scrittore considerava il romanzo a lui più caro, Il valzer degli addii, pubblicato per la prima volta in Francia nel 1972, dove la Storia si intreccia con una storia piccola e molto umana, quella di una gravidanza provocata da una sola notte di passione, finendo per seguire, nella struttura teatrale le uniche leggi che alla fine vincono sempre, quelle del caso, che sovrastano fede e scienza.

Kundera e l’insostenibile verità della letteratura

In questo senso gli scritti di Kundera risultano sempre “veri” in quanto implacabili, legati alle trappole che le singole storie intrecciano con quelle della Storia, con i rimpianti, le scelte sbagliate, le meschinità, gli amori persi. Ecco perché da un certo punto in poi, lui che di vita, anche rocambolesca, anche vissuta rischiando e sbagliando in prima persona, ne aveva vissuta tanta, si inabissa nei suoi racconti sparendo dal mondo (apparentemente) non fittizio. D’altra parte, La vita è altrove, come rivela il titolo del romanzo del 1973. Lo scorso anno Kundera aveva donato tutti i suoi libri e l’intero archivio privato alla biblioteca della sua città natale, Brno. La sua vita è altrove, anche in quei libri.

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Valentina Gentile
Nata a Napoli, è cresciuta tra Campania, Sicilia e Roma, dove vive. Giornalista, si occupa di ambiente per La Stampa e di cinema e società per Libero Pensiero. Ha collaborato con Radio Popolare Roma, La Nuova Ecologia, Radio Vaticana, Al Jazeera English, Sentieri Selvaggi. Ha insegnato italiano agli stranieri, lingua, cultura e storia del cinema italiano alle università americane UIUC e HWS. È stata assistente di Storia del Cinema all’Università La Sapienza di Roma. Cinefila e cinofila, ama la musica rock, i suoi amici, le sfogliatelle e il caffè.

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