La Professoressa Susan Clayton, docnte di psicologia e studi ambientali al College di Wooster, Ohio. È esperta in Climate Change Anxiety

La Professoressa Susan Clayton, docente di psicologia e studi ambientali al College di Wooster, Ohio. È esperta in Climate Change Anxiety

Ecco come gli stravolgimenti climatici incidono sulla nostra salute mentale. Intervista a Susan Clayton

La docente di psicologia e studi ambientali ci aiuta a far luce sull’ansia da cambiamento climatico. Ancora non diagnosticato clinicamente, il disturbo si associa ad una serie di situazioni critiche come ansia e depressione

I problemi sociali odierni sono strettamente connessi con il cambiamento climatico, non solo in ambito naturalistico-ambientale, ma anche socio-psicologico. Quello che sta succedendo all’ambiente si configura oggi come un insieme di varietà di minacce comprese quelle legate alla salute mentale umana, con conseguenze che si esprimono attraverso risposte emotive come, ad esempio, l’aumento dell’ansia. Studiosi e ricercatori, attraverso un approccio transdisciplinare, cercano di  capire modo in cui le persone si identificano con l’ambiente naturale circostante, indagando il ruolo delle emozioni e delle esperienze individuali e come queste ultime interagiscano per definire l’interconnessione uomo-ambiente e i rapporti con le altre forme di vita. Ne abbiamo parlato con la Professoressa Susan Clayton, docente di psicologia e studi ambientali al  College of Wooster, Ohio, una delle massime esperte di  Climate Change Anxiety.

 

  Guarda il video con la dottoressa Susan Clayton 

 

Professoressa Clayton, cosa significa “ansia da cambiamento climatico”?
Si riferisce a una serie di emozioni negative associate alla consapevolezza che il cambiamento climatico è in atto, tra cui preoccupazione ma anche, potenzialmente, tristezza, frustrazione, rabbia e persino senso di colpa. Può comportare disturbi del pensiero o del comportamento, come difficoltà a concentrarsi, a dormire o a regolare le emozioni.

Non è una diagnosi clinica, ma l’ansia da clima è associata a misure cliniche di ansia e depressione.

I suoi studi sul cambiamento climatico hanno una componente socio-psicologica molto importante, quali sono gli obiettivi della sua ricerca? In che modo l’approccio transdisciplinare può aiutare la sua ricerca?
Il mio obiettivo principale è che le persone diventino consapevoli delle implicazioni negative del cambiamento climatico per la salute mentale, nella speranza che questo aumenti la preoccupazione per il cambiamento climatico e anche la volontà e la capacità di prepararsi a questi impatti. È necessario un approccio transdisciplinare, perché una prospettiva psicologica trarrà beneficio dalla conoscenza degli impatti e dei processi geofisici legati al cambiamento climatico, del contesto economico e politico all’interno del quale il cambiamento può avvenire, e così via.

 

 

Secondo le ricerche della professoressa Clayton, sono i giovani ad essere maggiormente colpiti dall’ansia climatica

 

Ma anche le prospettive economiche e politiche trarranno beneficio dalla comprensione delle risposte psicologiche.

Perché il cambiamento climatico e le conseguenze sulla salute mentale sono argomenti importanti per la ricerca futura?
Per le ragioni che ho esposto sopra. Inoltre, queste conseguenze sono destinate a crescere e non sono ancora ampiamente comprese. L’ansia da clima può colpire chiunque sia consapevole del problema, anche se non ne è stato direttamente colpito, e sembra aumentare in seguito a fenomeni meteorologici estremi, ed è probabile che, quindi, diventi sempre più comune.

Secondo la sua ricerca, ci sono differenze tra le diverse fasce d’età per quanto riguarda l’ansia da cambiamento climatico?
Sì. La ricerca è ancora in fase iniziale, ma l’evidenza suggerisce che gli adulti più giovani (e forse anche gli adolescenti più grandi) provano più ansia rispetto agli anziani. Sospetto che ci siano tre ragioni principali per questo, anche se non le ho testate. In primo luogo, la cosa più importante è che i giovani adulti dovranno affrontare gli effetti del cambiamento climatico in misura maggiore rispetto agli adulti più anziani. In secondo luogo, i giovani adulti sono cresciuti conoscendo i cambiamenti climatici, quindi per loro è più facile pensarci rispetto agli adulti più anziani, per i quali si tratta di un cambiamento nel modo di pensare il mondo per come lo conoscevano.

Inoltre, credo che i giovani adulti provino più risentimento e rabbia nei confronti delle generazioni più anziane per aver contribuito al problema e non aver fatto abbastanza per risolverlo, mentre le generazioni più anziane possono incolpare solo se stesse.

 

 

I suoi temi di ricerca sono sicuramente molto innovativi ed è difficile sentirne parlare in TV, sui giornali o sui social network. Dove e come possiamo trovare informazioni più dettagliate al riguardo?
Nel rapporto dell’Ipcc pubblicato nella primavera del 2022 (in particolare il capitolo 7 del gruppo di lavoro 2) si trovano ampie informazioni sugli impatti dei cambiamenti climatici sulla salute mentale. Ci sono poi dei documenti consultabili online, come il report Mental Health and Our Changing Climate, redatto, tra gli altri, anche dall’American Psychological Association. Inoltre, il mio sito potrebbe essere utile a tale proposito.

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Giacomo Rettori
Giacomo Rettori
Laureato in Scienze e Tecnologie Naturalistiche ed ambientali presso l’Università degli Studi di Perugia, attualmente svolge il Dottorato di Ricerca in Etica della Comunicazione, della Ricerca Scientifica e dell’Innovazione tecnologica. Il suo lavoro di ricerca riguarda tematiche legate al cambiamento climatico e le sue conseguenze su benessere, percezione e vissuto umano individui tra i 18 e 28 anni, con approccio transdisciplinare.
Ha svolto servizio come docente di scuola secondaria di secondo grado per la Classe A-50, Scienze naturali, chimiche e biologiche. È iscritto all’Albo degli Agrotecnici e Agrotecnici Laureati di Arezzo, Grosseto, Perugia, Siena e Terni ed è Membro del CIRIAF (Centro Interuniversitario di Ricerca sull'Inquinamento da Agenti Fisici). Ha ottenuto un master in “Didattica e competenze nelle discipline scientifiche “e ha svolto stage, tirocini e corsi di formazione anche presso Università estere come l’Università degli Studi di Ginevra (Svizzera) e l’Università di Tehran e Arianzamin Research Centre (Iran).

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