Negli ultimi anni sono frequenti le visite, in molte città italiane, di cinghiali e altri animali selvatici

Negli ultimi anni sono frequenti le visite, in molte città italiane, di cinghiali e altri animali selvatici (Foto: PixHere)

L’era del cinghiale metropolitano, risorsa per gli ecosistemi

Arrivano sempre più spesso nelle nostre città e sono visti come pericolosi invasori e per questo abbattuti. Eppure i cinghiali sono veri e propri ingegneri ecosistemici. Il libro dell’etologo Francesco De Giorgio e della biologa Alessandra Alterisio cerca di far luce sulle potenzialità di questo importante animale

Il cinghiale bianco, reso celebre da Battiato, è un animale magico la cui venuta introduce a un’era di elevazione spirituale. Il suo omologo metropolitano è un’entità decisamente più concreta, il cui avvistamento ormai non è più così infrequente tra la fauna di molte città. Se il cinghiale bianco è stato preso in esame con tutto il dovuto riguardo da esoteristi e cantautori, quello metropolitano è salito agli onori della cronaca per effetto di una narrazione spesso isterica e dozzinale. Istituzioni, cittadini e animalisti assumono per lo più  posizioni che vanno dall’allarmismo per ciò che è percepito come una minaccia  nei confronti del decoro e della sicurezza urbana al pietismo indiscriminato verso una qualunque specie da tutelare. Sebbene in contrasto tra di loro, queste visioni hanno spesso in comune una scarsa – o nulla – cognizione scientifica.

 

 

L’era del cinghiale metropolitano (2024, pubblicazione indipendente), il libro dell’etologo Francesco De Giorgio, scritto a quattro mani con la collega biologa Alessandra Alterisio, vuole fare chiarezza sul tema, fornendo strumenti di analisi scientifica basati sull’osservazione diretta, anziché su una visione antropocentrica che riduce questi animali all’oggetto passivo di un dibattito. Dalle pagine di questo volume di stampo antispecista emergono i dettagli di una socialità straordinariamente complessa e di raffinati meccanismi di equilibrio demografico all’interno delle comunità di cinghiali.

Ingegneri ecosistemici

Proprio quest’ultima caratteristica mette a nudo l’inadeguatezza dell’approccio venatorio, spesso invocato a gran voce dai cittadini e sbandierato dalle istituzioni come unico strumento di contenimento, il cui impatto traumatico, invece, induce paradossalmente a una maggiore fertilità proprio per la conservazione della specie.

Emerge, poi, anche un ruolo inaspettatamente significativo dei cinghiali negli equilibri dell’ambiente in cui vivono che fa di loro dei veri e propri ingegneri ecosistemici.

Nuovo soggetto attivo, e non carne da ristorante

Investigando, quindi, la relazione tra cinghiali e biodiversità e ambiente metropolitano, la prospettiva offerta al lettore è quella dell’ungulato come nuovo soggetto attivo con cui condividere il contesto urbano, non soltanto un vettore di problematiche e patologie. Il libro avrà probabilmente difficoltà nel fare breccia nei confronti di chi si augura di vedere serviti al ristorante i cinghiali “in eccesso”. Al contrario, potrà dare maggiore concretezza e argomentazioni a chi vuole giustamente opporsi a soluzioni sbrigative e cruente, in attesa di una futura riprogettazione delle città, con sistemi urbani dove ci possa essere una reale coesistenza tra specie.

Guarda il video di “L’era del cinghiale metropolitano”

 

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Valentina D'Amora
Valentina D'Amora
Educatrice ambientale genovese, appassionata di storie che innescano cambiamenti. Realizza percorsi educativi sul territorio genovese e le piace mettere in pentola progetti sempre nuovi. Ama viaggiare verde e mangiare bene. Mamma di una bimba dal nome della Terra. Ha studiato comunicazione internazionale, frequentato un master di giornalismo ambientale e ha collaborato con diverse testate giornalistiche, cartacee e online. Ha pubblicato “Il ponte silenzioso” (KC Edizioni, 2019) e “GEco – Guida per una rivoluzione ecosostenibile” (Tulipani Edizioni, 2020).

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