Animali in gabbia

Come animali in gabbia

Suini, bovini, ovini. E poi tantissimi animali da compagnia. Ogni anno ne vengono trasportati quasi due miliardi, vivi, in gabbie sporche e affollate. Una situazione atroce, che aumenta il rischio della diffusione di virus pericolosi. A che punto è l’Ue nella tutela nostra e degli animali?

Quasi due miliardi di animali ogni anno vengono trasportati vivi: circa 1,8 miliardi di polli e 75 milioni fra suini, bovini e ovini, secondo le stime della Fao nel 2017. Anche i paesi europei sono importanti esportatori e importatori, soprattutto Italia, Polonia, (per import) e Danimarca, Paesi Bassi, Spagna (leader nell’export). Viaggi infernali, dove gli animali sono costretti in gabbie, oppure stipati, spesso senza cibo né acqua per più di 8 ore. Viaggi che passano sotto silenzio fino a quando non capitano incidenti, e allora si scoperchia il “vaso di Pandora”, come quando il 24 novembre 2019, la nave porta-bestiame Queen Hind, battente bandiera di Palau, diretta verso l’Arabia Saudita si è capovolta con un carico di 14.600 pecore vive. L’equipaggio si salvò, ma le pecore perirono.

 

Guarda la nave porta-bestiame Queen Hind capovolta con un carico di pecore vive

 

 

 

La Commissione d’inchiesta

Il trasporto di animali vivi è inoltre un fattore aggravante alla circolazione di pericolosi virus. Si legge, infatti, nelle motivazioni della Commissione d’inchiesta del Parlamento Europeo sulla protezione degli animali durante il trasporto (Anit), insediata a settembre 2020:

«In vari Stati membri vi sono stati recentemente focolai di malattie animali infettive, quali la peste suina africana, l’influenza aviaria e le malattie dei piccoli ruminanti e dei bovini e il trasporto degli animali vivi può aumentare il rischio di trasmissione di tali malattie».

Violazioni continue

«Già nella passata legislatura – racconta Eleonora Evi, europarlamentare dei Verdi Europei  – abbiamo tentato di istituire una commissione d’inchiesta sul trasporto animali vivi, perché le violazioni del regolamento europeo 1/2005 sono all’ordine del giorno».

All’epoca, spiega Evi, incontrarono l’ostracismo dei presidenti dei gruppi politici che con una manovra di palazzo bloccarono la nascita della commissione d’inchiesta. «Quest’anno ci abbiamo riprovato e siamo riusciti ad ottenerla, con un voto a larga maggioranza del Parlamento europeo. Non solo le violazioni dell’attuale regolamento sono la norma, ma lo stesso regolamento è lacunoso».

 

evi europarlamentare verdi
Eleonora Evi, europarlamentare dei Verdi Europei

 

“Benessere animale in gabbia”. Un paradosso da estinguere

La parlamentare spiega che, con le audizioni, si arriverà ad un rapporto finale nel quale saranno messe nero su bianco le responsabilità di Commissione europea e Stati membri che hanno permesso che tali abusi avvenissero alla luce del sole, suggerendo anche di aprire procedure di infrazione verso chi non rispetta le regole. «Proporremo anche – continua Evi – di cambiare il regolamento: parlare di “benessere degli animali in gabbia” è un paradosso. Non esiste alcun benessere. Vogliamo ottenere l’abolizione del trasporto di animali vivi, a cominciare dai tragitti di lunga durata e dall’export extra-Ue. È una tortura che va fermata».

L’inferno in una gabbia

Secondo l’europarlamentare:

«Si trasportano spesso anche cuccioli appena nati, strappati dalle loro mamme, che non possono autoalimentarsi da soli. Le sofferenze di questi animali sono indicibili, sottoposti a freddo estremo o caldo asfissiante. Vacche, pecore e capre, maiali, polli, ma anche animali da compagnia (cuccioli di cani e gatti dall’Est Europa, un trend scoppiato con il commercio online), stipati su tir o dentro navi cargo».

 La brutalità, sottolinea Evi, si registra anche nelle operazioni di carico e scarico: «Da anni riceviamo queste denunce e vogliamo porre fine a questa vergogna».

L’iniziativa dei cittadini europei

Si tratta di un’azione che va di pari passo con un’altra importante iniziativa dei cittadini europei che chiede l’abolizione degli animali in gabbia, quindi sia durante il trasporto che negli allevamenti intensivi: con 1.397.113 di firme certificate, è stata superata la soglia del numero minimo di firme in 18 Stati membri dell’Ue, sui 7 richiesti.

Non solo etica. I rischi sulla nostra salute

«Abbiamo incontrato durante un’audizione pubblica in commissione Ambiente la Commissaria della salute europea Stella Kyriakides e ha mostrato sostegno all’iniziativa», continua Eleonora Evi, che sta seguendo tutto l’iter: «Mi sto battendo con altri colleghi deputati, sarà dura ma ci credo molto. La vita di questi animali in gabbia è angosciante e orribile, non si tratta solo dell’aspetto etico, ma anche di ambiente e salute: gli allevamenti intensivi inquinano e questi animali traumatizzati, feriti, immobilizzati sono molto deboli e possono diventare serbatoi di virus». Una condizione, come si sa, pericolosissima per tutti: «Vengono curati spesso con antibiotici (anche preventivi), che danno luogo al problema globale dell’antibiotico resistenza».

 

Gabbie, allevamenti intensivi, pandemie

Il divieto degli animali in gabbia, e quindi degli allevamenti intensivi, dovrebbe portare a diminuire la quantità di animali allevati, a tutto vantaggio della salute e dell’ambiente. Perfino l’Ipbes, il panel di scienziati Onu per la biodiversità, ha sottolineato che, se vogliamo evitare nuove devastanti pandemie, dobbiamo limitare gli allevamenti intensivi e tassare il consumo di carne. Prima ancora, nel 2019, l’Ipcc, con lo studio Il clima visto dal mio piatto, metteva in guardia sull’insostenibilità dell’attuale consumo di carne.

Strategia Farm to Fork: un primo passo

Cambiare abitudini può sembrare difficile, per questo i governi debbono adottare provvedimenti seri e urgenti. «La Commissione europea ha proposto a maggio 2020 la Strategia Farm to Fork che per la prima volta raccomanda di impegnarsi a cambiare le scelte alimentari per favorire le diete a base vegetale. È un ottimo primo passo, atteso da tempo», conclude Eleonora Evi.

Saperenetwork è...

Linda Maggiori
Linda Maggiori
Sono nata a Recanati nel 1981, vivo con mio marito e i nostri quattro bambini a Faenza (Ra), dove da alcuni anni sperimentiamo uno stile di vita sostenibile: senz’auto e a rifiuti (quasi) zero. Fin da bambina ho sempre amato scrivere, disegnare e difendere la natura. Lavoro come educatrice, sono laureata in Scienze dell’Educazione e Servizio sociale. Alla nascita del mio primo bimbo, con alcune amiche ho fondato un’associazione di aiuto sull’allattamento e sull’uso dei pannolini lavabili (Gaaf). Sono volontaria in varie associazioni contro gli inceneritori e per la mobilità sostenibile. Faccio progetti di educazione ambientale nelle scuole. Ho pubblicato vari libri: Anita e Nico di Tempo dal Delta del Po alle Foreste Casentinesi e Anita e Nico dalle Foreste Casentinesi alla Vena del Gesso, di Tempo al Libro Editore, Salviamo il Mare di Giaconi Editore, Impatto Zero, Vademecum per famiglie a rifiuti zero di Dissensi edizioni e Occidoria e i Territori Ribelli. Storia Fantasy sulle ingiustizie Nord Sud del mondo di Dissensi edizioni, e l’ultimo “Vivo senza Auto” di MacroEdizioni. Sono blogger di famiglie-rifiutizero e di famigliesenzauto e animo i rispettivi gruppi Facebook. Inoltre collaboro come giornalista con AAMTerranuova e con il mensile Fiab BC.

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