Un'immagine dal documentario Food For Profit (Foto: Food for profit)

Un'immagine dal documentario Food For Profit (Foto: Food for profit)

Food for Profit, a chi conviene l’inferno degli allevamenti intensivi?

Il documentario di Giulia Innocenzi e Pablo D’Ambrosi mostra il collegamento tra industria della carne, lobby e potere politico. A poche settimane dalle elezioni europee, un’inchiesta coraggiosa, che svela incrinature e debolezze del Green Deal

Una domanda si fa spazio tra gli spettatori: quanto questo documentario può favorire un cambiamento su larga scala verso scelte dietetiche rispettose dell’ambiente ed evitare che montagne di denaro pubblico finanzino pratiche insostenibili di produzione alimentare? Un’ampia fetta di chi ha visto o vedrà Food for profit è già iniziato alla dieta vegetale o riduzionista almeno dai tempi di Cowspiracy, un film il cui testimone è accolto dal lavoro della giornalista Giulia Innocenzi e del film-maker Pablo D’Ambrosi e che ha innescato un dibattito capace di elevare la scelta nutrizionale al rango di posizionamento politico tanto quanto può averlo fatto Dominion, un altro classico della denuncia ambientalista e animalista.

 

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Indagine nel cuore delle istituzioni europee

Pur riproponendo immagini di animali violentemente maltrattati alle quali una colonna sonora quasi da film horror non può aggiungere alcuna enfasi, il contributo più innovativo del docufilm attualmente nelle sale è l’attacco alle istituzioni europee, in cui connivenze e sovrapposizioni di interesse si instaurano tra lobby dell’agro-alimentare e politici. Due argomenti principali indagati dall’alto, con riprese che documentano la disposizione degli allevamenti organizzati per il massimo profitto e tra loro integrati (come nell’alluvionata Emilia Romagna, nell’inquinata regione spagnola della Murcia o negli irrespirabili distretti avicoli in Polonia) e dall’interno, con telecamere nascoste da infiltrati assunti negli allevamenti e da Lorenzo Mineo, finto lobbista a Bruxelles e promotore dell’editing genetico a favore della produttività.

Food for Profit, l’inchiesta

Cinque anni di riprese il cui risultato stimola e organizza il dissenso grazie a un coacerbo di informazioni per le quali una migliore comprensione è supportata da dinamismi grafici che accompagnano la narrazione mentre una certa autorevolezza è data da contributi di scrittori, filosofi ed esperti come Stefan Singer, Nina Holland, David Quammen e Jonathan Saffean Foer. Uno svolgersi avvincente, a tratti contraddistinto da ritmo veloce e buio che può far sentire il fascino dell’azione diretta agli spettatori più inquieti e risentiti. Un invito all’azione radicale rintracciabile nella sigla finale che sembra scaturire da un dialogo interiore degli autori, tra moderazione ed estremismo, alla ricerca dell’espressione più coerente di se stessi.

 

Guarda il trailer di Food For Profit

 

La legislazione Ue, tra minacce e irregolarità

Un’inchiesta che si mischia all’attivismo senza nascondersi, anzi completandosi con faccia a faccia con allevatori minacciosi e con interviste frontali a europarlamentari gentilmente disposti a rispondere, salvo poi annaspare davanti all’evidenza e dichiarare l’esatto contrario di quanto rilasciato in presenza di una microcamera nascosta. Legislatori accomunati dalla stessa medaglia a quegli allevatori che tirano avanti grazie ai finanziamenti della Pac (Politica agricola comune) e negano spudoratamente le irregolarità delle pratiche di produzione nei propri stabilimenti.

Benessere animale e sicurezza nell’era Von der Leyen

Il documentario è scandito in sovrimpressione dalle direttive Ue in materia di allevamento, benessere animale e sicurezza ambientale le quali provano a descrivere una prospettiva ottimistica in linea con il proclama di Von der Leyen all’epoca dell’approvazione nel 2019 del Green deal che però si infrange di fronte alla drammaticità delle immagini di animali agonizzanti, alle rivoltanti scene sulle condizioni igieniche degli allevamenti, al ricatto imposto a lavoratori alienati quasi sempre immigrati e sempre sfruttati e controllati con il ricatto e il raggiro. Il documentario è oggi tra i film più visti in Italia e può spostare preferenze a pochi mesi dalle elezioni europee di giugno.

 

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Per saperne di più e sostenere il film:

Food for profit

 

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Samuel Zennaro
Aspirante pubblicista, collabora con un giornale locale e ha finora pubblicato su testate on-line e sui social. Si interessa di cooperazione internazionale e si occupa di commercio locale ed estero.
Tratta principalmente di ambiente, diseguaglianze economiche e sociali, energia e infrastrutture. Sogna di combinare viaggio e reportage e ambisce a pubblicare un libro che getti luce su quanto l'impronta ecologica finale del consumatore sia legata all'inquinamento. Con focus sull'Indonesia intende rintracciare aspetti del colonialismo tradizionale ancora presenti nel commercio internazionale e dimostrarne le dinamiche di sperequazione della ricchezza.

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