Laura Delfini, Insegnante e studiosa del movimento e della danza nella visione labaniana, curatrice del progetto Archivi Viventi (Foto: Diana Bandini)

Archivi viventi, microstorie della danza di ricerca italiana. Intervista a Laura Delfini

Artisti della danza attivi durante gli anni Ottanta in Italia, durante delle performance narrative, propongono aneddoti, esperienze, eventi e pratiche artistiche di quel periodo. Un patrimonio da preservare e condividere

«Eravamo danzatori, coreografi, registi, musicisti, fotografi, poeti, architetti, doppiatori… In un locale in vicolo del Fico a Roma, questo variegato collettivo di nome Altro nel 1979 diede vita allo spettacolo intercodice “Abominable A”, andato in scena al palazzo delle Esposizioni. Sulla locandina i nostri nomi sparsi e senza ruoli definiti parlavano di co-creazione e assenza di gerarchie, anche questo era sperimentazione…»

All’ombra degli ulivi nel parco della scuola Principe di Piemonte di Roma, seduta a un tavolo pieno di locandine e grandi foto d’epoca, la danzatrice e coreografa Francesca Romana Sestili condivide memorie e immagini con un piccolo gruppo di pubblico. A un altro tavolo alle sue spalle, con altre foto e altri racconti, c’è la coreografa, regista e performer Giovanna Summo. Siamo alla Festa per la Cultura organizzata dall’Associazione Controchiave, e i dialoghi di queste artiste col pubblico compongono frammenti della danza di ricerca italiana. Una performance del progetto “Archivi Viventi”.

Archivi Viventi alla festa della Cultura a Garbatella

Attraverso le voci di autrici e autori della danza contemporanea degli anni Ottanta, Archivi Viventi intende salvare dall’oblio esperienze e percorsi che costituiscono un patrimonio ancora poco noto. E restituirli, anche a un pubblico ampio e non specialistico, attraverso un mosaico di storie che viaggiano su parole, improvvisazioni, immagini.

Archivi Viventi coinvolge artisti quali Alessandro Certini, Claudia Monti, Giovanna Summo, Ian Sutton, Teri Jeanette Weikel, che fanno parte del gruppo fondativo, e altri artisti come Sisina Augusta, Claudio Gasparotto, Francesca Romana Sestili. Abbiamo chiesto all’ideatrice e curatrice Laura Delfini, insegnante e studiosa del movimento e della danza, di raccontarci il progetto.

 

 

Laura Delfini, come è nato Archivi Viventi?
“Archivi Viventi” è un progetto nato per gioco su Facebook durante il primo lockdown. Alcuni artisti della danza hanno cominciato a postare delle fotografie di loro lavori realizzati durante gli anni Ottanta in Italia. Commentavamo tutti con stupore e curiosità, con una leggerezza di cui si sentiva il bisogno. Un giorno ho postato un link della New York Public Library con una breve intervista a una coreografa americana. Qualcuno ha commentato: «Anche noi!» e ancora: «Chi meglio di Laura Delfini?».

Sono stata nominata, durante il gioco su Facebook, per la mia conoscenza di molti artisti della danza attivi sin dagli anni Ottanta, nata in seno a un progetto realizzato durante i primi anni Novanta dal titolo “Danza d’autore” e per la cura di una successiva pubblicazione della raccolta di schede di spettacoli dal titolo “Coreografie Contemporanee”.

Mi sono attivata e, assieme a Claudia Monti, Giovanna Summo e Ian Sutton, abbiamo elaborato una prima presentazione, un numero zero di “Archivi Viventi” condiviso su Zoom il 19 dicembre 2020 con amici artisti, giornalisti e critici. La risposta è stata unanime e molto positiva, così abbiamo deciso di continuare.

 

Il danzatore e coreografo Alessandro Certini in una perfomance del progetto Archivi Viventi presso Ostudio, Roma, il 10 ottobre 2021 (Foto: Chiasma)

 

Perché la scelta è caduta sulla ricerca artistica degli anni Ottanta? Forse è stata una fase particolarmente interessante?
Gli anni Ottanta in Italia sono stati una stagione ricchissima di ricerca e di produzioni, di nascita di compagnie, di scambi fra artisti e di incontri con maestri provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti. Un periodo fertile. Un altro motivo è che chi oggi ha attorno ai sessant’anni comincia a sentire il desiderio di lasciare la propria testimonianza e la propria documentazione. In verità avremmo bisogno di una ‘casa’, virtuale e reale. Quella virtuale l’abbiamo trovata per la grande generosità di Silvana Barbarini, infatti siamo ospiti del suo sito Progetti per la Scena.

Avremmo anche bisogno di una casa concreta dove accogliere e conservare con cura i materiali di quegli artisti che volessero donare fotografie, oggetti scenici, videoriprese, locandine, programmi di sala, … Materiali preziosi per mantenere la memoria e offrire documentazione a chi desidera approfondire e studiare.

Cosa propongono gli artisti nel corso delle performance narrative/multimediali nell’ambito del progetto Archivi Viventi? 
“Archivi Viventi” ad oggi ha sviluppato diverse modalità di presentazione. Prima di tutto la presentazione dal vivo, con brevi narrazioni, una per artista, attorno a un tema quale: uno spettacolo, le prove, le scenografie, gli spazi teatrali, i maestri, le scelte musicali, gli incontri con altri artisti. Le narrazioni sono supportate da materiali come: fotografie, brani musicali, locandine, costumi di scena. Una variante prevede la stessa cosa nella prima parte e una seconda parte di improvvisazione danzata dagli artisti ensemble. Le presentazioni si possono fruire anche sul nostro sito, alcune in video, altre solamente in audio.

 

Ian Sutton, in una performance svoltasi a Tuscania, settembre 2021 (Foto: Valeria Tomasulo)

 

Un’altra tipologia è quella dell’artista seduto a un tavolo ricoperto di fotografie. Le persone del pubblico possono scegliere una foto e ascoltare un brevissimo ricordo-racconto collegato a quella immagine. C’è una grande cura nella scelta dei contenuti e delle parole perché la comunicazione sia chiara e ricevibile da tutti, indipendentemente dall’età e dal background delle persone presenti.

Che cosa possono dire/dare al pubblico di oggi quelle esperienze di ricerca e sperimentazione?
Dipende da chi è tra il pubblico. Sono venute a vederci e ascoltarci persone che hanno vissuto dall’interno quegli anni e quelle esperienze. In questo caso immagino che possa sollevare commozione, ma anche orgoglio e, nel suo complesso, un senso di rafforzamento identitario.

 

 

Oppure penso al pubblico dei giovani artisti. Sin dall’inizio ho pensato molto a loro, tanto che quando abbiamo avuto l’opportunità di incontrarci per una residenza a Tuscania (ospiti di Vera Stasi, nell’estate del 2021), ho fortemente voluto la presenza per l’intera durata di Maria Elena Curzi, una giovane danzatrice e studiosa di danza. La sua presenza è stata preziosissima anche per i feedback che ci rimandava. Alcuni artisti giovani ci hanno riferito di aver avuto modo di scoprire la provenienza dei loro maestri, ma anche di essersi sentiti incoraggiati a proseguire lungo il loro percorso di ricerca.

Un pubblico più ampio può ricevere altre cose ancora: da un primo contatto con una realtà che non si conosce, all’attivazione di connessioni con temi incontrati attraverso libri, film, mostre, concerti. Alla ri-emersione di umori collegati alle biografie personali e agli ambiti sociali, ai percorsi e alle lotte politiche e culturali.

 

La Teri Weikel in una performance di Archivi Viventi presso Ostudio, Roma, 12 settembre 2021 (Foto: Chiasma)

 

In un’intervista rilasciata a Paolo Ruffini hai detto: «La danza, come anche altre arti, contribuisce alla creazione di un patrimonio interiore che libera la persona da temi e pensieri ripetitivi e mortificanti: praticarla ci ricorda che le persone, i corpi e le menti hanno possibilità espressive, cognitive e comunicative estremamente più ricche di quello che può apparire». Possiamo concludere con un invito a conoscere e, se possibile, entrare in contatto con la danza contemporanea?
Consiglierei di entrare in contatto con la pratica dell’improvvisazione e con la danza creativa, ma anche con le pratiche somatiche. Il mondo della danza oggi è ricchissimo di offerte che guidano verso l’ascolto e la consapevolezza di sé e degli altri nello spazio collettivo, proponendo momenti di condivisione creativi e rigeneranti. Quindi, per concludere, sì, lo consiglio!

 

 

I prossimi appuntamenti con le performance narrative di Archivi Viventi saranno a Genova, venerdì 7 ottobre al Tiqu // Teatro Internazionale di Quartiere, nell’ ambito della Rassegna Resistere e creare, e a novembre a Roma, presso l’Associazione Controchiave.

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Francesca Santoro
Francesca Santoro
Laurea in comunicazione, specializzazione in marketing e comunicazione nel Non Profit. Per 15 anni mi sono occupata di comunicazione e formazione nell’ambito del consumo critico e del commercio equo, trattando temi quali l'impatto delle filiere a livello locale e globale su persone, risorse, territori, temi su cui ho anche progettato e condotto interventi nelle scuole. Dal 2016 creo contenuti online per progetti, associazioni, professionisti.

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