The Animal Kingdom, quel misterioso legame che unisce i viventi

Paul Kircher in una scena del film "The Animal Kingdom"

Animale, vegetale o minerale? Si chiedeva nei giochi d’infanzia seguendo – inconsapevolmente – la tassonomia di Carlo Linneo che nel Settecento divideva gli esseri viventi in regno animale e regno vegetale. Già nella scelta del titolo, The Animal Kingdom (Le Reign Animal), Thomas Cailley ci ricorda che gli esseri umani, appartenenti all’homo sapiens, sono classificati dalla scienza naturale nel medesimo regno di lupi e orsi, camaleonti e aquile, trote e pitoni, cavallette e delfini. Non siamo così diversi, insomma; ma cosa accadrebbe se una nuova ondata pandemica, in un futuro prossimo, ci trasformasse in altre specie animali?

«Se non esiste un’alterità assoluta, la questione cruciale diventa quella dell’appartenenza: come coesistere, convivere, formare una società?», si domanda il regista.

 

Il regista Thomas Cailley
Il regista Thomas Cailley

 

Mutazioni

Il bel film francese, scritto da Cailley con Pauline Munier, immagina che le metamorfosi abbiano iniziato a colpire uomini e donne in maniera misteriosa, da due anni, mutando gli esseri umani in strani ibridi che la medicina tenta inutilmente di curare e la polizia di contenere in strutture di sicurezza. Intorno, la vita prosegue normalmente, tra strade paralizzate dal traffico, cibi spazzatura, adolescenti perennemente connessi. Émile (Paul Kircher), a 16 anni, vorrebbe continuare la sua esistenza di sempre, ma sua madre Lena si sta trasformando in un essere irriconoscibile e suo padre François (Romain Duris) tenta di imporgli la propria visione del mondo. Non racconteremo di più della trama, se non che il trasferimento delle “bestie” dalla città a una remota regione del sud francese darà il via a una serie di vicende che, in modi diversi, cambieranno tutti i protagonisti.

 

Romain Duris e Pail Kircher in una scena di the Animal Kingdom
Romain Duris e Pail Kircher in una scena del film

 

«Vista l’attuale emergenza ecologica, credo che sia fondamentale inventare nuove storie che esplorino le nostre interazioni con le altre creature viventi, non con l’espediente dell’inevitabile collasso o dell’ennesima storia post-apocalittica, ma mostrando un impulso vitale, violento e generativo. Una nuova frontiera. L’idea della mutazione uomo-animale ci permette di affrontare la tematica da un punto di vista fisico, concreto, attraverso i corpi dei personaggi», si legge nelle note di regia.

Protagonisti e premi

Non siamo di fronte a un fantasy tout court, una sorta di X-Men in salsa francese dove la caccia al diverso rappresenta il fulcro della narrazione, piuttosto a un film spettacolare, fatto di effetti speciali, fughe e inseguimenti, che riesce a mantenere il suo tono intimo, da pellicola di personaggi e sui personaggi. Merito certo del regista e dei suoi collaboratori, ampiamente premiati ai César (i cinque premi sono andati alla fotografia, al suono, alla colonna sonora originale, ai costumi e agli effetti speciali), ma anche e soprattutto ai suoi interpreti, guidati dalla coppia Duris-Kircher capace di dar vita a una relazione padre-figlio intensa e sempre credibile. Notevole anche il personaggio di Fix, l’uomo-uccello interpretato da Tom Mercier, costruito con trucco (protesi, pelle), animatronica, effetti scenici (rivestimenti, cavi), effetti digitali (3D). Infine, non si può non nominare Adèle Exarchopoulos a cui spetta il compito di rivestire il ruolo di Julia, la poliziotta un po’ goffa e un po’ ingenua che sa leggere meglio di altri la realtà che la circonda grazie a un approccio in fondo ironico e disincantato.

 

Romain Duris e Adèle Exarchopoulos ln The Animal Kingdom
Romain Duris e Adèle Exarchopoulos

 

La foresta vergine delle Landes de Gascogne

Altro protagonista indiscusso è il paesaggio, quelle Landes de Gascogne dove si svolge gran parte della storia. Una delle più grandi foreste dell’Europa occidentale piantate dall’uomo, uno sconfinato susseguirsi di pinete e campi di mais, in cui sopravvivono gli ultimi ettari di foresta vergine invasa dalle lagune. «Sono luoghi magici, rimasti immutati per centinaia o addirittura migliaia di anni, risalgono a molto prima dell’inserimento diffuso dei pini. Questi spazi sono scarsamente documentati e difficili da raggiungere, ma quando ci si arriva, è come fare un salto nel tempo. In poche centinaia di metri si passa da un campo di alberi allineati, una silenziosa foresta industriale, a spazi ricchi e disordinati dove brulicano fauna e flora. La foresta riprende vita davanti ai nostri occhi. Volevo dare il loro spazio a questi paesaggi, come un continuum narrativo, perché da soli quasi raccontano il viaggio dei personaggi», spiega Thomas Cailley. È sotto Napoleone III, nella seconda metà dell’Ottocento, che furono piantati i pini marittimi, così da fissare le dune mobili lungo la costa e migliorare i terreni paludosi.

Gli incendi

Per anni il bosco è stato utilizzato per la raccolta della resina e oggi l’industria del legname rappresenta una delle principali risorse economiche della regione. Ma le monoculture hanno contribuito con le scarse piogge e il riscaldamento globale, a far scoppiare gli incendi eccezionali che in pochi giorni, nell’estate del 2022, hanno distrutto più di 30mila ettari di foresta in Gironda (in particolare a La Teste de Buch, Landiras, Landiras St Magne, Saumos e Arès).

 

 

I paesaggi del sud-est sono stati devastati dal fuoco proprio durante le riprese del film, costringendo Cailley e la sua troupe a interrompere il film, per riprendere in autunno. Un’avventura nell’avventura, per una parabola antispecista e favola di formazione insieme:

The Animal Kingdom sottolinea una volta di più l’importanza di quel “legame misterioso e organico” che ci collega a tutte le creature viventi e lo fa costruendo un racconto che emoziona e commuove, senza abdicare a uno sguardo lucido sulla realtà.

Presentato in anteprima al Festival di Cannes 2023, nella sezione Un Certain Regard, The Animal Kingdom è in sala nei cinema italiani con I Wonder Pictures dal 13 giugno.

 

Guarda il trailer di The Animal Kingdom

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Francesca Romana Buffetti
Antropologa sedotta dal giornalismo, dirige dal 2015 la rivista “Scenografia&Costume”. Giornalista freelance, scrive di cinema, teatro, arte, moda, ambiente. Ha svolto lavoro redazionale in società di comunicazione per diversi anni, occupandosi soprattutto di spettacolo e cultura, dopo aver studiato a lungo, anche recandosi sui set, storia e tecniche del cinema.

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